Giovedì 4 Dicembre 2025
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Il tasso d’incremento dei prezzi alimentari è diminuito per il secondo mese consecutivo – come affermato dalla società di ricerca Kantar. I prezzi sono aumentati del 17,2% rispetto a un anno fa nelle quattro settimane fino a metà maggio, in calo rispetto al 17,3% del mese scorso. Questo è il terzo tasso più veloce registrato da Kantar dal 2008, anche se gli esperti prevedono che gli aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari diminuiranno ulteriormente entro la fine dell'anno.
A fine mese il cancelliere Jeremy Hunt incontrerà numerosi produttori britannici per discutere del costo del cibo e cercare alternative per alleviare la pressione sui consumatori. Secondo Fraser McKevitt, responsabile della vendita al dettaglio e dei consumatori di Kantar, il leggero calo di maggio dell'inflazione dei prezzi dei generi alimentari è stata "senza dubbio una buona notizia per gli acquirenti". Tuttavia, un calo dell'inflazione non significa che i prezzi stanno diminuendo, ma solo che il tasso di aumento sta rallentando. I cittadini stanno cercando di risparmiare denaro, anche optando per prodotti equivalenti a marchio “proprio” dei supermercati - ha affermato McKevitt.
Nonostante le pressioni sui prezzi, i cittadini britannici hanno speso 218 milioni di sterline durante la settimana dell'incoronazione - come suggerisce la ricerca di Kantar. Lo spumante e il vino fermo hanno riscosso grande successo, con vendite in aumento rispettivamente del 129% e del 33%. L'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sta contribuendo ad alimentare l'inflazione, che ha toccato il 10,1% nell'anno fino a marzo. I prezzi del cibo sono aumentati nell'ultimo anno dopo che l'impennata delle tariffe dell'energia ha fatto salire i costi di produzione - i prezzi all'ingrosso sono tuttavia in calo.
La scorsa settimana, il primo ministro Sunak ha tenuto un vertice a Downing Street, e martedì il cancelliere incontrerà i produttori alimentari per discutere dei prezzi elevati. Jeremy Hunt avrà una riunione anche con l'Autorità per la Concorrenza e i Mercati, circa le indagini sui mercati dei carburanti e dei generi alimentari.
"I prezzi sono ancora molto più alti rispetto a 12 mesi fa, attualmente a 1,60 sterline contro 1,30 sterline dell'anno scorso, ma i rivenditori sanno quanto sia importante offrire anche piccoli risparmi su prodotti di base come per esempio il latte". Ad aprile, Aldi, Lidl e Asda si sono uniti ad altri supermercati come Sainsbury's e Tesco per tagliare il prezzo del latte.
Fonte: https://tinyurl.com/2nxyww9m
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Perché un’economia circolare?
L’importanza del passaggio verso forme di consumo più sostenibili per la Danimarca è dato dai dati stessi riguardanti gli alti livelli di consumo nel paese. Secondo il Global Footprint Network, il sovra-consumo danese rappresenta, infatti, il doppio della media mondiale. Allo stesso modo, secondo Statistics Denmark, nel 2018 la Danimarca ha avuto un consumo di risorse naturali di circa 23 tonnellate pro capite all'anno, tenendo conto anche delle importazioni e delle esportazioni. Il consumo danese è, quindi, significativamente superiore alla media UE di circa 15 tonnellate pro capite.
Il piano di azione per l’economia circolare
“The Danish Government's Action Plan for Circular Economy” rappresenta il piano nazionale volto alla prevenzione ed alla gestione dei rifiuti nell’arco temporale che va dal 2020-2032 varato dal Governo danese.
Tale piano descrive gli obiettivi, gli indicatori, le politiche e le iniziative previste dalla Danimarca verso l’intera catena del valore circolare, catena questa, che va dalla progettazione, al consumo, sino alla gestione dei rifiuti. Oltre a diverse iniziative lungo tutta la catena del valore in generale, il piano di azione per l’economia circolare, si concentra su tre aree aventi un impatto ambientale e climatico significativo quali: biomasse, edilizia e plastica. Il piano d’azione per l’economia circolare contiene un totale di centoventinove iniziative, molte delle quali sono incluse anche nel piano per il clima delle nazioni unite.
Gli effetti della strategia danese
Entrando più nello specifico e comparando le attività del governo danese con i parametri prefissati dalla UE, nel 2019 è stato riciclato circa il 44% dei rifiuti urbani; gli obiettivi dell'UE sono stati fissati per aumentare questo tasso ad almeno il 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035 in tutti gli Stati membri.
Oggi gli impianti di incenerimento danesi presentano una sovra capacità di circa 700.000 tonnellate rispetto alla quantità di rifiuti idonei all'incenerimento prodotti in Danimarca.
Il Riciclo quale Forma di Sostengo Sociale
Un altro effetto da non sottostimare quando si parla di economia circolare e di sostenibilità, sono gli effetti diretti sulla sfera sociale della popolazione. Su tale corrente, se avrete svolto un viaggio in Danimarca, vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in individui che girano per la città raccogliendo le vostre e le altre lattine abbandonate, che siano di una bibita gassata o di una birra appena consumata.
Questo fenomeno è dovuto proprio alla strategia circolare presente sul territorio danese che conferisce ai cittadini stessi la possibilità/responsabilità di partecipare attivamente alla catena di riciclaggio circolare, il tutto, incentivato da un ritorno economico per ogni lattina, bottiglia riciclata.
È chiaro, dunque, come questo forma di compenso monetario possa assumere le forme di un incentivo per la popolazione danese a fare ognuno la sua parte e, al tempo stesso, possa arrivare ad assumere le forme di un sostegno sociale per persone che si trovano a vivere condizioni economiche meno agiate.
Conclusioni
Che il cambiamento climatico stia assumendo sempre più le forme di un’emergenza mondiale è un dato ormai consolidato; questa consapevolezza pone, quindi, tutti i paesi verso nuove sfide e la Danimarca, come stiamo vedendo, è fortemente decisa a cavalcare quest’onda di cambiamento.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Quadro generale
Stando ai dati raccolti dalla Camera di Commercio Danese, per il popolo danese la categoria più rilevante in termini di quota di transizioni e di consumi è quella relativa all’abbigliamento, scarpe e accessori; categoria questa che rappresenta circa un sesto delle transazioni e più di un quinto dei consumi. Allo stesso tempo, anche le spese di viaggio risultano tra quelle predilette dai danesi, le quali rappresentano il 17% dei consumi, mentre i generi alimentari mantengono i loro livelli constanti se comparati con i livelli precrisi energetica.
Proprio riguardo all’attuale crisi energetica (scaturente dal conflitto in Ucraina), se si tiene conto del contesto economico attuale, caratterizzato da un aumento costante dell’inflazione e da un conseguente aumento dei tassi di interesse, possiamo affermare che le abitudini di spesa dei consumatori danesi sono certamente cambiate, ed oggi, la parola d’ordine pare essere il “risparmio”.
I consumi danesi in numeri
Sulla base dei dati raccolti dal Boston Consulting Group (BCG), la fiducia dei consumatori danesi è diminuita nell’ultimo anno e mezzo e il 70% di loro prevede un peggioramento della situazione a causa di ulteriori aumenti dei prezzi. Di conseguenza, il 68% dei consumatori prevede di ridurre le spese e solo 1 su 10 di poter aumentare i risparmi. Allo stesso tempo, le donne riferiscono maggiori preoccupazioni finanziarie rispetto agli uomini e sono più preoccupate di dover attingere ai propri risparmi. Quanto alle generazioni più giovani e a quelle più anziane, esse risultano essere ugualmente preoccupate per il futuro, con la Gen Z e i Millennials che prevedono di aumentare i propri risparmi più della Gen X e dei Boomer.
Quanto all’inflazione, essa rimane elevata e l’aumento dei tassi d’interesse, connessi all’incertezza sul futuro, hanno portato a una diminuzione della fiducia dei consumatori in Danimarca. L’ultima indagine della BCG, ha rilevato che il 68% dei danesi prevede di spendere meno, il 70% prevede un aumento dei prezzi e solo il 12% prevede di poter aumentare i risparmi nei prossimi sei mesi. Previsioni queste che preoccupano l’economia danese e l’intero settore del commercio al dettaglio.
Infine, particolarmente interessante, è la controtendenza del Paese nei confronti delle nuove forme di acquisto online. Il popolo danese, infatti, continua a prediligere una forma di acquisto prevalentemente dal vivo. Qui, a causa (o grazie) alle leggi sul lavoro danesi si assiste ad una inusuale assenza di colossi dell’e-commerce, uno fra tutti, Amazon – nel paese diritto del lavoro e trasparenza finanziaria, risultano essere dei capisaldi della politica monetaria danese – capostipite delle società tecnologiche antisindacali che richiedono una forza lavoro numerosa ma a basso costo, per consentirle di rimanere competitive e redditizie al tempo stesso e, alle cui condizioni, la forza lavoro danese non è intenta a sottostare.
I Metodi di Pagamento
Quanto alle forme di pagamento predilette dal popolo danese, vediamo come la trasformazione digitale stia progredendo rapidamente in questi anni e, proprio la Danimarca e gli altri Paesi nordici sono attualmente tra i Paesi più digitalizzati al mondo. La digitalizzazione porta con sé dei cambiamenti e quelli più evidenti riguardano il modo in cui acquistiamo e paghiamo i beni e il modo in cui trasferiamo liquidità tra di noi. Ma l'aumento della digitalizzazione e le nuove tecnologie digitali possono anche influire sul potenziale di crescita dell'economia e sugli sviluppi del mercato del lavoro. Anche i prezzi dei beni, il commercio, la stabilità del settore finanziario e il modo in cui calcoliamo l'economia digitale sono influenzati dalla digitalizzazione.
Quanto al contante, questo viene utilizzato sempre meno negli scambi fisici in Danimarca, ma è ancora impiegato come riserva di valore per i pagamenti da persona a persona. Per dare una più concreta visione d’insieme, sappiamo che il 12% dei pagamenti nel commercio fisico sono effettuati in contanti; il 3% del PIL Danese è rappresentato dal contante in circolazione, con un aumento del valore di quest’ultimo di circa sette miliardi di corone negli ultimi due anni.
Quanto ai pagamenti elettronici, ogni giorno vengono mosse 24.000 miliardi di corone danesi. La Danimarca si colloca al primo posto in Europa per utilizzo dei pagamenti elettronici e i danesi, infatti, usano le loro carte il pagamento 300 volte all’anno. In un anno, più di 8.700 miliardi di corone passano attraverso i sistemi, un valore, questo, pari a più di quattro volte il prodotto interno lordo (PIL) danese.
Conclusioni
La Danimarca continua quindi a mostrarsi come un paese solido nonostante le sfide del momento, con un’ottica fortemente proiettata nel futuro ma attenta alla salvaguardia dell’economia e dell’imprenditorialità interna che combina l’impiego del digitale per le loro transazioni ad una non rinuncia per gli acquisti direttamente nei punti vendita fisici.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
L'Autorità fiscale federale (FTA) lancerà quattro progetti di trasformazione volti a migliorare la competitività degli Emirati Arabi Uniti e a realizzare la loro visione del futuro.
Un pacchetto Muwafaq è stato progettato per migliorare la facilità di fare affari e la conformità fiscale delle piccole e medie imprese (PMI).
Altri progetti includono il sistema di fatturazione elettronica e il sistema di tassazione delle imprese.
Questo è avvenuto mentre lo Sceicco Maktoum bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Primo Vice-Ruler di Dubai, Vice-Primo Ministro e Ministro delle Finanze degli EAU, ha presieduto la seconda riunione del Consiglio di Amministrazione della FTA per il 2023.
Fonte: https://bit.ly/432yztJ
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)
Il successo di Abu Dhabi Global Market (ADGM), secondo l'amministratore delegato Dhaher Al Mheiri, si riflette nell'aumento della domanda dei suoi servizi e delle aziende che hanno sede nella capitale degli EAU.
L'ADGM continua a rafforzare la sua posizione di hub globale per le aziende che desiderano espandere le proprie attività nella regione. I rapidi progressi e i risultati ottenuti da ADGM in soli 8 anni di attività ne hanno fatto il centro finanziario internazionale (IFC) a più rapida crescita nella regione MENA, sia in termini di numeri che di copertura geografica.
Fonte: https://bit.ly/3OBwyk1
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)
L'Università di Khalifa è in testa alla classifica del paese davanti all'Università degli Emirati Arabi Uniti, mentre l'Università di Sharjah ha conquistato il suo posto.
Nel complesso, gli Emirati Arabi Uniti stanno migliorando rispetto ai rivali a livello mondiale, con le tre università più importanti che sono salite in classifica grazie ai risultati migliori nella ricerca.
Le università sono state classificate in base a diversi parametri, quali la qualità dell'istruzione, l'occupabilità, la qualità dei docenti e i risultati della ricerca.
Il 25% è attribuito alla qualità dell'istruzione; un altro 25% è stato attribuito all'occupabilità, mentre il 10% e il 40% sono stati attribuiti rispettivamente alla qualità delle facoltà e ai risultati della ricerca.
Quest'anno sono state classificate 20.531 università e quelle che si sono posizionate ai primi posti sono entrate a far parte della lista Global 2000, che comprende istituzioni di 95 Paesi.
Fonte: https://bit.ly/3WxgmlB
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)
Dagli sky pod alle auto senza conducente, dalla ferrovia che collegherà tutti e sette gli emirati a molto altro ancora...
Negli Emirati Arabi Uniti ci attendono numerosi megaprogetti, dalle nuove aperture di brillanti hotel ai musei storici, agli sviluppi di isole artificiali, ai centri commerciali e molto altro ancora.
Ma ci sono anche molti nuovi sistemi di trasporto in arrivo negli Emirati Arabi Uniti.
Come già sappiamo, gli Emirati Arabi Uniti ospitano numerosi sistemi di trasporto pubblico, tra cui taxi d'acqua, la metropolitana di Dubai, un sistema di tram e una monorotaia, ma presto ne arriveranno molti altri.
Fonte: https://bit.ly/3BPGpel
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)
Il governo britannico ha venduto 1,26 miliardi di sterline di azioni della banca NatWest, che aveva acquistato a seguito di un accordo di quasi 46 miliardi di sterline nel 2008 con lo scopo di salvare la banca. Questa vendita ridurrà la partecipazione della Royal Bank of Scotland Group dal 41,4% al 38,6%.
Negli ultimi dieci anni le azioni di NatWest Group, che ha un valore di mercato di circa 25 miliardi di sterline, hanno avuto un prezzo medio di circa la metà rispetto alla tariffa stanziata nel piano di salvataggio del 2008. NatWest ha accettato di acquistare 469 milioni di azioni da HM Treasury al prezzo di 268,4 p. per azione, come deciso nell’accordo siglato il 19 maggio.
"Questa transazione ridurrà l’influenza del governo – portando le azioni controllate dagli organi centrali al di sotto del 40% – e dimostra i progressi della banca verso la privatizzazione", ha affermato l'amministratore delegato del gruppo NatWest, Alison Rose.
Il mese scorso, il governo ha esteso di altri due anni il suo piano di svendita delle proprie partecipazioni in NatWest, dopo settimane di turbolenze bancarie che hanno colpito le azioni del prestatore e alimentato temporaneamente i timori per una nuova crisi finanziaria.
UK Government Investments (UKGI), che gestisce le azioni per conto del Tesoro, ha affermato che lo schema per vendere strategicamente parti della partecipazione azionaria durerà fino all'agosto 2025. Il piano di trading originale, lanciato a metà del 2021, aveva lo scopo di liberare fino al 15% delle azioni controllate reimmettendole nel mercato privato.
"UKGI e HM Treasury terranno in considerazione altre opzioni di cessione azionaria, anche tramite “accelerated bookbuild”, quando le condizioni di mercato lo consentiranno", ha affermato il governo. Il lasso di tempo è il doppio di quello impiegato dal governo per liberarsi dalla sua partecipazione nel Lloyds Banking Group, che ha acquistato HBOS in un piano orchestrato dal governo UK al culmine della crisi finanziaria, ricevendo un pacchetto di salvataggio di 20,3 miliardi di sterline. Il gruppo Lloyds ha riacquistato l'ultima delle sue azioni dal governo UK nel 2017.
Fonte: https://bit.ly/45h1wUt
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Secondo quanto riportato dal Segretario per l’Ambiente britannico, l’abolizione delle norme UE potrebbe dare una nuova spinta all'industria vinicola nazionale, facendo aumentare potenzialmente le rendite fino a 180 milioni di sterline. Alcuni regolamenti di Bruxelles che sono stati mantenuti dopo la Brexit saranno archiviati come parte del progetto legge sull'UE (revoca e riforma), compresi alcuni sul settore vinicolo.
Therese Coffey, Segretario di stato per l’Ambiente, ha affermato che i cambiamenti che verranno introdotti attraverso la nuova legislazione britannica, daranno ai vigneti la "libertà di cui hanno bisogno per prosperare". Il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali (Defra) ha sottolineato che l'abbandono dei regolamenti UE darà alle aziende britanniche la libertà di scegliere tra una gamma più ampia di vitigni, comprese varietà d’uva più resistenti a diverse malattie.
Verranno eliminate anche le restrizioni che attualmente impediscono all'industria vinicola di produrre nuovi blend, mentre alcuni imbottigliatori potranno trasformare il vino importato in vino frizzante. I requisiti di imballaggio - come la clausola secondo cui alcuni vini frizzanti dovevano avere tappi di alluminio o tappi a fungo - saranno revocati una volta approvata la legislatura.
Therese Coffey, ha dichiarato: “Il Regno Unito ha oltre 800 fiorenti vigneti in territorio nazionale e centinaia di milioni di sterline di commercio vinicolo che ogni anno passa attraverso i porti del paese. Per troppo tempo i nostri produttori sono stati frenati dai regolamenti UE: daremo loro la libertà di cui hanno bisogno. Queste riforme daranno un impulso alle attività dei nostri produttori, facendo crescere l'economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare".
Miles Beale, amministratore delegato della Wine and Spirit Trade Association, ha affermato: “Accogliamo con favore la nuova gamma di misure, molte delle quali le abbiamo proposte pubblicamente. Introducendo una maggiore flessibilità, ai produttori e gli importatori di vino non faranno nulla di diverso dal solito ma con maggiori margini di innovazione”.
L'industria del vino nel Regno Unito è in piena espansione negli ultimi anni. L'enologo della compagnia Chapel Down, un'azienda con sede nel Kent, ha riferito che a marzo le vendite sono aumentate di oltre il 50% rispetto al 2022, vendendo 790.000 bottiglie da un raccolto "eccezionale" che ha permesso di produrre più di due milioni di bottiglie di vino.
Fonte: https://bit.ly/41YemDZ
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il Regno Unito assegna 20 nuove licenze per lo stoccaggio di carbonio offshore
Dodici società si sono aggiudicate nuove licenze per lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) offshore, come dichiarato dalla North Sea Transition Authority (NSTA). Il governo UK si è posto l’obiettivo di utilizzare la tecnologia di stoccaggio del carbonio (CCS) - che prevede il filtraggio e la cattura del carbonio emesso dalle ciminiere industriali prima che raggiunga l'atmosfera - per contenere da 20 a 30 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.
L’utilizzo dei primi siti di stoccaggio, costituiti da un mix di giacimenti di petrolio, gas esauriti, e formazioni rocciose porose, potrebbe iniziare entro sei anni – ha affermato l'NSTA – ma gli operatori selezionati dovrebbero ottenere presto i contratti di locazione e la successiva approvazione. Le nuove licenze integreranno così diversi progetti per lo sviluppo di tecnologie CCS, tutti parte di uno specifico programma governativo.
La tecnologia CCS ha lottato per anni per raggiungere la propria commercializzazione. Il recente Inflation Reduction Act statunitense ha aumentato le pressioni sui governi europei circa lo sviluppo di nuove tecnologie per la transizione energetica.
I nomi degli altri aggiudicatari delle licenze non sono ancora stati resi pubblici - come aggiunto da un portavoce dell'NSTA. Le multinazionali Eni ed Equinor hanno dichiarato di aver presentato domanda, ma non hanno rilasciato dichiarazioni; Shell ha deciso di non commentare.
Sebbene la tecnologia CCS possa essere d’aiuto per ridurre le emissioni di carbonio, per essere realmente efficace, questa dovrà essere implementata su larga scala in qualsiasi parte del mondo. Per quanto riguarda il Regno Unito, le emissioni di gas serra si sono attestate a circa 417 milioni di tonnellate di CO2 nel 2022.
Fonte: https://reut.rs/3MNbYM0
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)