Notizie mercati esteri

Giovedì 23 Dicembre 2021

Svizzera - Coronavirus: prolungamento dell’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus sino alla fine del 2022

Le basi giuridiche dell’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus, la cui scadenza era fissata al 31 dicembre 2021, rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2022. Il Consiglio federale ha deciso i relativi adeguamenti di ordinanza in occasione della sua seduta del 17 dicembre 2021, in seguito all’adozione da parte del Parlamento delle modifiche della legge COVID-19.

Il Consiglio federale ha prorogato la durata di validità delle disposizioni d’esecuzione sull’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022. Questa misura fa seguito al mantenimento e alla proroga della base legale sancita nella legge COVID-19, secondo la decisione del Parlamento. Le persone che subiscono una perdita di guadagno in seguito ai provvedimenti per combattere la pandemia potranno così continuare a ricevere aiuti finanziari nel 2022. Le condizioni per il diritto all’indennità restano invariate. Poiché determinate categorie di beneficiari possono esercitare un diritto all’indennità di perdita di guadagno per il coronavirus soltanto retroattivamente, il termine per inoltrare le richieste di prestazioni viene adeguato al 31 marzo 2023. I mezzi straordinari pari a 490 milioni di franchi, già previsti dal Consiglio federale, verranno aumentati a posteriori di 1,69 miliardi di franchi.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1476

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Giovedì 23 Dicembre 2021

Saipem si aggiudica un contratto offshore nel settore del gas per la gestione del giacimento di gas turco di Sakarya nel Mar Nero

Lo scorso 15 novembre l’italiana Saipem, leader nelle attività di ingegneria applicata alle installazioni sottomarine, si è aggiudicata un contratto del valore di circa 600 milioni di USD, che la vedrà impegnata in Turchia per la gestione delle operazioni di offshore nel giacimento di gas naturale di Sakarya nel Mar Nero.

La Turchia importa tutto il proprio fabbisogno di gas annuo - pari a circa 50 miliardi di metri cubi nel 2020 con un aumento del 6% rispetto al 2019 - principalmente dalla Russia (gasdotti Blu Stream e Turkish Stream), dall’Azerbaijan (gasdotto TANAP) e dall’Iran, anche se recentemente il Paese sta cercando di riequilibrare il suo fabbisogno a favore del GNL proveniente in primis dal Qatar e a seguire dall’Algeria e dalla Nigeria. Prossimamente la Turchia, attraverso la società azera Socar, sarà chiamata a rinnovare due importanti contratti di importazione in scadenza nel 2021 con la russa Gazprom (pipe gas), il cui contratto era stato firmato nel 1998, e con la Nigeria (LNG).
Ad opera compiuta, si stima nel 2023, lo sfruttamento del nuovo giacimento di Sakarya aiuterà il Paese a ridurre i suoi costi energetici almeno per i prossimi 7-8 anni.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

 

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Giovedì 23 Dicembre 2021

La fatturazione elettronica in Francia

Con la legge finanziaria per il 2021 (Legge n° 2020-1721 del 29 dicembre 2020, art. 195) il governo francese è stato autorizzato ad adottare per via d’Ordonnance, entro 9 mesi (al più tardi entro il mese di settembre 2021), ogni provvedimento atto a rendere obbligatori il ricorso alla fatturazione elettronica.

Stiamo parlando della cosiddetta e-invoicing, nonché l’invio telematico all’amministrazione fiscale di una serie di informazioni non ricavabili direttamente dalle fatture elettroniche stesse (e-reporting).

Già la legge finanziaria per il 2020 (Legge n° 2019-1479 del 28 dicembre 2019, art. 153) aveva tracciato la traiettoria per addivenire ad una generalizzazione della fattura elettronica, obbligatoria. In quella sede si è precisato che l’introduzione della fattura elettronica tra soggetti passivi dovrà avvenire tra il 2023 ed il 2025, sulla base delle indicazioni contenute in un rapporto che il Governo francese avrebbe dovuto rimettere al Parlamento entro il 1 settembre 2020. Ed in effetti la Direction Générale des Finances Publiques (DGFiP – Ministero dell’Economia), nel mese di ottobre 2020, ha pubblicato il proprio rapporto dal titolo La TVA à l’ère du digital en France.

A dire il vero, tanto per completare queste note introduttive, la fatturazione elettronica esiste già da qualche anno in Francia. Da un lato l’art. 289, VI del Code Général des Impôts (CGI) riconosce la possibilità di emettere e ricevere le fatture in formato elettronico, a condizione che il destinatario lo accetti, ma lasciando libertà di scelta del formato da adottare; dall’altro il Code de la commande publique (art. L 3133-1 e seguenti) prevede un vero e proprio obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti tra lo Stato, gli Enti locali ed altri Enti pubblici con i propri fornitori (via portale Chorus Pro).

Vediamo ora, per sommi capi, i punti chiave di questa ampia ed ambiziosa riforma.

Il legislatore si è prefissato di raggiungere i seguenti obiettivi:

  • Aumentare la competitività delle imprese, mediante riduzione dei costi di gestione del processo di fatturazione cartacea
  • Lottare contro la frode in materia di TVA grazie anche a controlli automatizzati (lotta al VAT gap)
  • Conoscere in tempo reale l’attività delle imprese in un’ottica di ottimizzazione delle politiche economiche
  • Addivenire, in prospettiva, ad una dichiarazione periodica della TVA pre-compilata

Al fine di poter recepire tutte le modifiche giuridiche ed operative necessarie, la fatturazione elettronica sarà introdotta progressivamente secondo il seguente calendario:

  • Dal 2023 introduzione dell’obbligo, per l’insieme delle imprese, di accettare la fattura elettronica
  • Tra il 2023 ed il 2025, introduzione dell’obbligo di emissione della fattura elettronica (e-invoicing) e dell’invio dei dati all’amministrazione fiscale (e-reporting): dapprima le grandi imprese (2023), poi le imprese di taglia intermedia (2024) ed infine le piccole-medie e piccolissime imprese (2025)

Come, in concreto, sarà attuato l’obbligo di ricorso alla fatturazione elettronica, ad oggi non è dato saperlo con certezza. L’amministrazione fiscale, nel succitato rapporto, focalizza l’attenzione su due differenti modelli:

  • Un primo modello detto a “V” (modello italiano). Le fatture transitano obbligatoriamente per un portale pubblico che ne assicura in seguito l’invio al cliente. Il portale si preoccupa altresì di estrarre dalle fatture in transito i dati utili per una successiva elaborazione, nonché di offrire direttamente alle imprese dei servizi di invio/ricezione delle fatture medesime
  • Un secondo modello detto a “Y” (modello messicano). Le fatture possono transitare direttamente attraverso piattaforme private certificate, senza dover passare dalla piattaforma pubblica. Le piattaforme private si incaricheranno di estrarre i dati da inviare all’amministrazione fiscale, mentre la piattaforma pubblica potrà offrire direttamente alle imprese dei servizi di invio/ricezione delle fatture medesime

Il perseguimento degli scopi annunciati dall’amministrazione potrà essere realizzato solo grazie ad un’applicazione più ampia possibile della fatturazione elettronica. Ed in effetti tutte le imprese, in linea di principio, saranno interessate dalla riforma, indipendentemente dal settore e dalla dimensione. Tuttavia, solo le operazioni di tipo B2B realizzate tra operatori insediati in Francia saranno oggetto di fatturazione elettronica. Non anche, pertanto: le operazioni B2B che coinvolgeranno un operatore UE o extra UE; le operazioni B2C; le operazioni B2B che coinvolgeranno un operatore UE identificato alla TVA in Francia (almeno in un primo tempo). Resteranno probabilmente esclusi anche quei settori che beneficiano di una dispensa dall’obbligo di fatturazione, come è il caso del settore bancario e assicurativo ove vengono realizzate operazioni esenti da TVA.

Poiché, come è evidente, il fatto che molte aree resteranno estranee all’introduzione della fatturazione elettronica potrebbe vanificare, o quantomeno indebolire, la realizzazione degli obiettivi annunciati, il dispositivo di e-invoicing sarà completato da un obbligo di e-reporting alimentato da una serie di informazioni complementari non ricavabili immediatamente dalle fatture. Parliamo per esempio dei dati relativi: al pagamento delle fatture (al fine di controllare la corretta detraibilità della TVA laddove ancorata al principio di cassa); agli scambi B2C, in particolare nel contesto dell’E-commerce; agli scambi B2B con operatori UE o extra UE (cessioni intracomunitarie, esportazioni).

Il cantiere è da tempo lanciato e ora come ora potrà difficilmente trovare ostacoli sul proprio cammino. Vero è, tuttavia, che la Francia dovrà preliminarmente agire presso la Commissione Europea al fine di ottenere una serie di deroghe alla Direttiva TVA.

Ritorneremo ulteriormente su questi temi, cercando di meglio dettagliare ed approfondire gli aspetti più significativi di questa profonda riforma e, nei limiti del possibile, di valutarne la portata alla luce delle esperienze che in giro per il mondo sono già state attuate, prima fra tutte quella italiana.

 

Fonte: https://ccinice.org/la-fatturazione-elettronica-in-francia/?lang=it

 

(Contenuto editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)

Ultima modifica: Giovedì 23 Dicembre 2021
Giovedì 23 Dicembre 2021

La figura dell'agente commerciale in Francia

Questa figura professionale rimane oggi al centro delle strategie di sviluppo commerciale e di export in Francia per molte imprese italiane. Ma l’agente indipendente e pluri-mandatario è davvero sinonimo di successo ed affidabilità? Scopriamo quali sono le sue tutele giuridiche e i contorni normativi di questa professione in Francia.

In Francia gli agenti di commercio beneficiano di una protezione particolare rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea, soprattutto in punto “terminazione del rapporto”.

Il sistema francese (recepito dalla Direttiva CEE n. 86/653 del 18.12.1986) consente infatti all’agente di commercio di ottenere una riparazione del pregiudizio per il sol fatto di aver perso il guadagno che avrebbe potuto realizzare in caso di prosecuzione del rapporto.

Tale danno non ha un limite massimo, ancorchè la giurisprudenza normalmente stabilisca il quantum in due anni di provvigione lorda.

Nell’ambito europeo, generalmente, al termine del rapporto di agenzia viene riconosciuta un’indennità limitata ad un massimo di un anno di provvigioni, e, comunque, dovuta solo nel caso in cui l’agente abbia sviluppato una clientela tale da creare un vantaggio al preponente.

In considerazione di tale privilegio è evidente l’interesse anche degli intermediari francesi a rivendicare lo status di agente commerciale.

Tale tendenza ha trovato certamente un terreno fertile nella circostanza per la quale i criteri necessari a identificare esattamente lo status di agente commerciale non sono chiaramente stabiliti all’interno dell’ordinamento francese.

L’articolo L134-1 del Codice di Commercio, infatti, prevede che sia definito agente la persona fisica o giuridica che, liberamente, senza essere vincolato da un contratto di prestazione di servizi, è incaricato, in via permanente, di negoziare e, eventualmente, di concludere contratti di compravendita, acquisto, noleggio o prestazione di servizi, in nome e per conto di produttori, fabbricanti, commercianti o altri agenti di commercio.

Anche se la definizione è apparentemente inequivocabile, negli anni si è sviluppato un importante dibattito giurisprudenziale in relazione al termine “negoziare”.

Sin dal 2008 la Camera Commerciale della Corte di Cassazione ha infatti adottato una concezione restrittiva del termine ritenendo che, per accedere allo status di agente commerciale, l’intermediario deve avere il potere di modificare le condizioni del contratto e, in particolare, di poter modificare i prezzi del prodotto commercializzato.

Tale orientamento giurisprudenziale ha necessariamente sollevato molteplici critiche dalla dottrina poiché, in punto riparazione del pregiudizio, penalizzava fortemente gli intermediari.

Per tale ragione alcuni Tribunali hanno adottato una concezione più flessibile secondo la quale il concetto di negoziazione non indica la possibilità di determinare autonomamente il prezzo, ma semplicemente la possibilità di presentare i prodotti del mandante raccogliendo gli ordini anche in conformità alle istruzioni da questo impartite.

In tale contesto si colloca la storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 giugno 2020 che, ponendo fine al predetto contrasto giurisprudenziale, frena l’orientamento restrittivo che, di fatto, ha privato alcuni agenti di commercio del risarcimento portato dalla cessazione del rapporto.

Il Tribunale di Commercio di Parigi, infatti, con sentenza del 19 dicembre 2018, ha sollevato la questione per la quale ci si chiedeva se il diritto dell’Unione Europea consentisse ad un agente di commercio il potere di modificare i prezzi e le condizioni dei contratti di vendita del suo principale.

Il 4 giugno 2020, la Corte di Giustizia ha risposto con fermezza che l’articolo 1, paragrafo 2, della Direttiva 86/653 deve interpretarsi nel senso che una persona non deve necessariamente disporre del potere di modificare i prezzi delle merci che vende per conto del preponente per potersi qualificare come agente commerciale.

Contrariamente alla Corte di Cassazione francese, quindi, la Corte europea ha avuto un approccio molto più ampio al concetto di negoziazione.

Questa decisione consente agli agenti di non poter più essere privati della qualifica di agente commerciale per il solo motivo che non avrebbero il potere di modificare i prezzi del loro principale andando dunque a beneficiare più facilmente del loro diritto all’indennità compensativa.

Questo cambiamento di metodo relativo al processo di qualificazione sposta le linee dei vari contratti di intermediazione che, nel tempo, potranno essere oggetto di riqualificazione soprattutto considerando che nell’ordinamento francese il giudice non è vincolato dalla qualifica indicata dalle parti.

Fonte: https://bit.ly/3sBNAn9

 

(Contenuto editoriale a cura della Chambre de Commerce Italienne Nice, Sophia-Antipolis, Cote d'Azur)

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

Studio della camera di commercio lussemburghese: in 10 anni si registra un calo spesa R&S rispetto al PIL

Il rafforzamento dell'innovazione, in particolare attraverso le attività di ricerca e sviluppo (R&S), è un asse forte per il Lussemburgo e si inserisce in un contesto più ampio di diversificazione economica. Anche se l'ecosistema R&S ha beneficiato della sua grande apertura al mercato internazionale e di un aumento della spesa pubblica nell'ultimo decennio, gli indicatori delle classifiche di competitività internazionale mostrano una certa stagnazione nelle sue prestazioni, o addirittura un declino. A parte gli indicatori legati alle piccole dimensioni del paese e alla giovinezza del suo sistema di ricerca, si registrano alcune tendenze, in particolare il calo della spesa totale in R&S (in proporzione al PIL). Facendo seguito a una precedente pubblicazione sulle principali tendenze della competitività lussemburghese, il rapporto della Camera di commercio Lussemburghese invita le parti interessate del Lussemburgo a considerare i modi per consolidare un ecosistema innovativo le cui basi sono ancora aperte al miglioramento.

Si tratta di un documento preliminare al Workshop sulla competitività del Lussemburgo organizzato dalla Camera di Commercio, che si terrà alla fine di gennaio 2022 e sarà incentrato sull'eco-innovazione (o innovazione legata all'ambiente).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

Visita storica in Turchia del Principe Ereditario di Abu Dhabi

Visita ufficiale ad Ankara lo scorso 24 novembre del Principe Ereditario degli EAU per cementare le relazioni bilaterali tra i due Paesi con un importante slancio alla cooperazione economica e commerciale, dopo una riconciliazione che si era concretizzata lo scorso 30 agosto con una telefonata tra i due leader.

In un nuovo quadro di normalizzazione tra i due Paesi, la visita rappresenta un successo a livello economico: firmati nove MoU per una maggiore intensificazione nei settori delle infrastrutture, dell’energia, della difesa, trasporti, sanità e petrochimico, con uno stanziamento da parte dell’Emirato di oltre 10 miliardi di dollari grazie al Fondo per lo sviluppo di Abu Dhabi (presente il suo Presidente Hasan Al Suwaidi). Un investimento che supera il valore dell’interscambio commerciale tra Turchia e EAU (circa 9 miliardi dollari).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

Il Vietnam in ascesa come hotspot industriale regionale

È ormai chiaro che il Vietnam sta diventando un importante punto di riferimento industriale nella regione e, in una certa misura, anche nelle catene di approvvigionamento globali. Peter De Boeck, partner della sede vietnamita di McKinsey & Company, ha condiviso con Mai Dang come il Vietnam abbia attirato i riflettori nel commercio e negli investimenti globali.

Come valuteresti il ​​processo di industrializzazione e modernizzazione dell’ultimo periodo in Vietnam?

È chiaro che il Vietnam stia diventando un hotspot industriale nella regione e, in una certa misura, anche in una serie di catene di approvvigionamento globali. Nel lavoro che svolgiamo a livello regionale e globale, abbiamo visto il Vietnam salire sistematicamente nelle classifiche in diversi parametri rispetto ad altri paesi. Tra i vari fattori spiccano i forti investimenti nell'istruzione, piani di investimento tangibili da parte delle province e dello stato per rendere il paese più attrattivo in termini di infrastrutture, nonché sforzi più orchestrati nello sviluppo industriale.

Lo si può vedere anche nei dati. Il PIL è aumentato a un tasso annuo composto di circa il 5% in termini reali negli ultimi 20 anni, che è stato 1,7 volte più veloce della media globale. Anche nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 stava causando profonde perturbazioni nell'economia globale, il Vietnam ha registrato una crescita del PIL di circa il 2,9%.

La forza lavoro vietnamita che ha ricevuto un'istruzione avanzata o intermedia è aumentata dal 28% nel 2011 al 41% nel 2020. Le aziende locali stanno aumentando le loro capacità e, di conseguenza, la concorrenza locale si sta rafforzando, con una concorrenza locale che rappresenta il 70% delle vendite del Vietnam nel settore dei beni di consumo confezionati. Il Vietnam sta anche investendo per facilitare la possibilità di fare affari nel paese, arrivando al 70° posto su 190 economie nel report della Banca Mondiale del 2020.

Quali sono le opportunità affinché l’industrializzazione e la modernizzazione del Vietnam continuino a crescere?

Se il paese riuscirà a superare alcuni ostacoli e agirà in modo consono e intelligente, l’opportunità sarà triplice.

C'è un forte aumento degli investimenti esteri in filiali e sedi regionali in Vietnam. Il talento, la classe media in crescita e altri fattori vanno a vantaggio del paese. La barriera linguistica e l'onere amministrativo percepito sono tra gli elementi da superare.

Un secondo asse di sviluppo è far crescere i leader locali in veri attori internazionali o regionali. Il Vietnam ha un impressionante elenco di aziende locali con un forte track record locale di crescita e opportunità. La domanda principale è come rendere queste aziende campioni regionali o addirittura campioni globali in alcuni settori?

Infine, il PIL mostra ancora una dipendenza troppo forte da alcuni settori. La domanda è come creare capacità locali nei settori in cui il Vietnam dovrebbe essere maggiormente attivo.

In Vietnam esiste una produzione su larga scala di molti prodotti industriali di esportazione, ma il ritmo dell'industrializzazione e della modernizzazione rimane lento. Perché pensi che sia così?

Questa è un'ottima domanda ed è essenziale comprenderne appieno la risposta. Questo perché non affrontare il problema potrebbe addirittura minare lo sviluppo del Paese. La ricerca mostra che i fattori che aiutano a far crescere il reddito pro capite a $ 3.000 sono diversi dai fattori che aumentano il reddito pro capite da $ 3.000 a $ 10.000 e oltre.

Nella prima fase di crescita sono sufficienti bassi costi dei fattori (ad esempio bassi costi del lavoro o regimi fiscali favorevoli) per alimentare la crescita. Tuttavia, la seconda fase di crescita richiede costi maggiori. Il business deve guidare veramente il valore aggiunto e non essere puramente un business "in conversione".

Lo vediamo anche nella nostra analisi. Il Vietnam ha registrato una crescita del PIL grazie alla crescita dell'offerta di lavoro. Tuttavia, nonostante un significativo aumento della produzione e delle esportazioni dal 1997 al 2019, il Vietnam non ha visto un corrispondente aumento del valore aggiunto. È qui che entra in gioco la crescita guidata dalla produttività. L'analisi del “McKinsey Global Institute” mostra che il Vietnam ha bisogno di raddoppiare la produttività nel prossimo decennio per raggiungere cifre di crescita economica mirate.

Questo è anche esattamente il motivo per cui il tema dell'industrializzazione e della modernizzazione del Vietnam - sollevato in molti casi e discusso durante il “Vietnam Industry 4.0 Summit 2021” - è così importante. Senza industrializzazione si rischia di perseguire una crescita insostenibile. La digitalizzazione dell'industria – come discusso durante la conferenza – ne è un buon esempio. Le aziende in Vietnam hanno l'opportunità di far proprie queste tecnologie e quindi di saltare da Industry 2.0 a Industry 4.0 e velocizzarsi anche rispetto alle aziende straniere.

L'analisi mostra che ci sono opportunità per il Vietnam di svilupparsi ulteriormente nella crescita dei suoi ecosistemi digitali (con il potenziale per far crescere il valore aggregato di questi sistemi da $ 50 miliardi nel 2020 fino a $ 100 miliardi entro il 2025), di lavorare per ridurre la frammentazione nel mercato fintech e supportare l'ascesa di agenti di mercato competenti e accelerare l'utilizzo del digitale da parte di clienti, aziende e settori.

Quali piattaforme ha il Vietnam per stare al passo con gli altri paesi della regione e cosa manca al Vietnam?

Anche se entrare in tutti i dettagli probabilmente andrebbe oltre lo scopo di questo articolo, permettetemi di citare alcuni esempi chiave che giocano a vantaggio del Vietnam.

Prima di tutto, i livelli di istruzione e la voglia di imparare sono alti. Gli investimenti fatti nell'istruzione stanno dando i loro frutti, come si evince dall'istruzione della forza lavoro del Vietnam e dai valori della facilità di fare affari. Ulteriori investimenti in settori fondamentali per aumentare la produttività della forza lavoro contribuirebbero notevolmente al miglioramento della competitività del Vietnam. Questi includono l'andare oltre l'eccellenza del Vietnam nell’educazione primaria e spingere verso la coltivazione di abilità cognitive, comportamentali e pratiche più forti tra i professionisti che lavorano e la riqualificazione della forza lavoro per essere pronti per l'Industria 4.0.

In secondo luogo, il Vietnam rappresenta anche una grande quota della produzione per le aziende del sud-est asiatico, con infrastrutture in fase di sviluppo per supportare la produzione nelle zone economiche e in tutto il paese. I dati del 2021 del Ministero Vietnamita della Pianificazione e degli Investimenti, indicano che 300 multinazionali stanno pianificando di investire in Vietnam e oltre 60 stanno già espandendo gli investimenti all’interno del paese.

Un ostacolo che deve essere superato per portare il Vietnam al livello successivo è il miglioramento della velocità e del ritmo di stringere affari. La nostra ricerca mostra che la velocità del processo decisionale sta aumentando a livello globale e, contrariamente a quanto si sarebbe potuto prevedere, è persino aumentata durante la pandemia di COVID-19. Ciò significa che per non rallentare le cose, dovranno seguire dei processi di supporto.

Eppure, tutto sommato, il Vietnam ha un vantaggio e un potenziale su molti fronti, come menzionato prima. I prossimi 5-10 anni sono ora incentrati sulla loro realizzazione.

 

Fonte: https://bit.ly/3eet970

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Vietnam (ICHAM))

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

Focus: Il nuovo indice di digitalizzazione mostra la situazione dell'economia tedesca

Sono stati presentati dal Ministero Federale dell'Economia e dell'Energia (BMWi) i risultati di uno studio sugli effetti della trasformazione digitale.

Thomas Jarzombek, commissario del BMWi per l'economia digitale e le start-up: "Con l'indice di digitalizzazione, abbiamo ora un quadro aggiornato e differenziato della situazione relativa alla digitalizzazione delle aziende ogni anno e possiamo monitorare gli sviluppi. Nel primo anno in corso, i posti di partenza sono praticamente determinati. Possiamo vedere che ci sono enormi differenze nel grado di digitalizzazione tra le industrie. Anche le piccole e medie imprese non stanno ancora sfruttando appieno il loro potenziale di digitalizzazione. È proprio qui che entrano in gioco i programmi BMWi come "Digital Jetzt" e i centri di competenza PMI 4.0 in tutto il paese".

I settori più avanzati in termini di digitalizzazione sono l'industria dell'informazione e delle comunicazioni (ICT), la costruzione di veicoli e i settori dell'ingegneria elettrica e meccanica. Le grandi aziende (oltre 249 dipendenti) mostrano un grado di digitalizzazione significativamente più elevato rispetto alle medie imprese (50-249 dipendenti). Le piccole imprese (1-49 dipendenti) hanno ancora il maggiore potenziale di digitalizzazione.

La Germania meridionale è in testa per quanto riguarda il grado di digitalizzazione. Anche aree metropolitane come Berlino, Dresda, Hannover, Amburgo, Monaco e Colonia raggiungono valori molto elevati.

Fonte: https://bit.ly/3FmZdl8

  

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

L'economia venezuelana crescerà del 6,2% entro la fine del 2021

La società inglese di intelligence finanziaria Grupo EMFI questa settimana prevede una crescita del 6,2% nell'economia venezuelana dopo otto anni di calo del PIL.

"La nostra ampia analisi dei dati economici disponibili ci porta a rivedere la nostra previsione di crescita del PIL per il 2021 al 6,2%, dal 2,0% in precedenza. La crescita nel 2021 non dovrebbe essere una sorpresa, visto l'effetto di base. relativo al Covid-19, forte internazionale venti in coda, e la continua dollarizzazione e liberalizzazione informale dell'economia", afferma il rapporto.

L'EMFI con sede a Londra ha stimato che il valore delle esportazioni di petrolio potrebbe chiudere l'anno con un aumento del 57,7%, dopo un aumento del 55,2% nei primi nove mesi del 2021.

Fonte: https://bit.ly/32cJdnJ

 

(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Venezolano-Italiana)

 

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Giovedì 23 Dicembre 2021

Governo del Lussemburgo stanzia nuovi aiuti pubblici per la transizione all’elettrico delle aziende

Per supportare la transizione delle aziende verso l’elettricità, i ministri dell'Economia e dell'Energia, Franz Fayot (LSAP) e Claude Turmes (déi Gréng), hanno presentato giovedì 18 novembre un nuovo regime di aiuti alle imprese che investono in infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici. Una sovvenzione del 50% dei costi delle stazioni di ricarica e del 60% della connessione elettrica per le PMI, e un altro del 50% degli investimenti legati alla diffusione delle stazioni di ricarica per rispondere ai futuri bandi di gara.

Il primo è riservato alle piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti e un fatturato non superiore a 50 milioni di euro. Possono beneficiare di una sovvenzione fino al 50% del costo delle stazioni di ricarica e del 60% del costo di connessione alla rete elettrica, su semplice richiesta. L'aiuto è limitato a 60.000 euro per la connessione e 40.000 euro per l’impiego. Nel caso di aziende che utilizzano soluzioni di leasing, la società di leasing beneficerà dell'aiuto, che si tradurrà in uno sconto sul contratto per l'azienda cliente, secondo il Ministero dell'Economia.

Il secondo può essere assegnato a società di qualsiasi dimensione in seguito a bandi di gara per progetti di infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico o private con una capacità di almeno 175 kilowatt.  Si potrebbe trattare di una richiesta di progetti per aumentare il numero di stazioni di ricarica nel nord. Un'azienda potrebbe quindi rispondere o un supermercato che desidera utilizzare il suo parcheggio. I progetti selezionati beneficeranno di una sovvenzione fino al 50% degli investimenti legati alla diffusione delle stazioni di ricarica.

Prima che le imprese possano beneficiarne, devono aspettare che il disegno di legge sul regime di aiuti, già approvato dal consiglio di governo il 12 novembre, sia presentato alla Camera dei Deputati nei prossimi giorni. Il testo prevede anche un adattamento dell'organizzazione della rete "Chargy" e "SuperChargy" secondo il nuovo quadro legislativo europeo. I nuovi regimi di aiuto entreranno quindi in vigore "al completamento delle procedure legislative e regolamentari" e saranno disponibili sulla piattaforma MyGuichet. I nuovi regimi di aiuto non sono retroattivi.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Lussemburghese)

 

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