Martedì 28 Ottobre 2025
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Il Ministero dell'Agricoltura ha pubblicato una lista di prodotti di base di cui vuole controllare le esportazioni. Il Parlamento ha conferito al Ministero questo potere in seguito all'invasione russa e la conseguente emergenza. L'elenco comprende 15 prodotti, principalmente vari tipi di semi oleosi e cereali, ma anche il lievito per la panificazione.
Il Ministero ha anche stabilito delle riserve minime nazionali per ogni prodotto, ad esempio 411.000 tonnellate per il grano.
Le aziende dovranno comunicare allo Stato qualsiasi progetto di esportazione dei prodotti regolamentati e il Ministero avrà un potere di veto sulle esportazioni.
Fonte: https://camitnews.it/
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Slovacca)
Il mercato degli strumenti musicali annovera al suo interno strumenti acustici, elettrici ed elettromeccanici, comprese le loro componenti e gli accessori.
Il Canada è il secondo paese al mondo per il valore delle vendite di prodotti musicali pro capite, e il settimo paese al mondo per valore di strumenti musicali importati. L'analisi qui riportata guarda ad un andamento del settore e ad una previsione per il 2022.
L'analisi inoltre analizza una nuova categoria di strumenti quali i SMI (Smart Musical Instruments) ovvero sensori, azionatori, intelligenza integrata e connettività wireless a network locali e Internet. La tendenza verso questi strumenti sembra avere una grande popolarità dovuta alla parte dei sensori di movimento applicati agli strumenti musicali. Essi sono degli SMI indossabili, i quali possono produrre musica con determinati movimenti fisici o gesti.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
La Danimarca è stata classificata dalla Business School IMD in Svizzera come la più competitiva tra 63 economie mondiali. Rispetto all'anno scorso, l'economia danese ha superato la Svizzera e Singapore, quest'anno in seconda e terza posizione. La classifica comprende anche altre potenze economiche mondiali: gli Stati Uniti (10°), la Cina (17°) e la Germania (15°); nelle ultime posizioni si trovano Venezuela, Mongolia e Argentina. Anche l'Italia è stata inclusa, occupando il 41° posto.
World Competitiveness Yearbook (WCY)
L'IMD World Competitiveness Yearbook (WCY), pubblicato per la prima volta nel 1989, è un riferimento mondiale sulla competitività dei Paesi. Analizza e classifica i Paesi in base al modo in cui gestiscono le loro economie per ottenere valore e vantaggio competitivo.
Secondo il punto di vista dell'IMD WCY, l'economia di un Paese non può essere ridotta solo al PIL e ad altri indicatori macroeconomici classici di produttività, perché le aziende devono tenere conto di varie caratteristiche politiche, sociali e culturali dei Paesi in cui operano. I governi dovrebbero quindi fornire un'analisi più approfondita caratterizzata da istituzioni, infrastrutture e politiche efficienti che incoraggino la creazione di valore sostenibile da parte delle aziende.
2021
Il WCY 2021 analizza 63 economie, scelte in base alla disponibilità di statistiche internazionali comparabili e alla collaborazione con istituti partner locali, che contribuiscono alla raccolta dei dati e garantiscono che tutti siano affidabili, accurati e il più possibile aggiornati.
Il WCY si basa su 333 criteri di competitività selezionati come risultato di una ricerca completa che utilizza la letteratura economica, le fonti internazionali, nazionali e regionali e il feedback della comunità imprenditoriale, delle agenzie governative e del mondo accademico. I criteri vengono rivisti e aggiornati regolarmente in base alla disponibilità di nuove teorie, ricerche e dati e all'evoluzione dell'economia globale.
Risultati
Secondo il WCY, il risultato della Danimarca è stato determinato da un forte aumento delle prestazioni economiche durante la pandemia:
“Ciò è dovuto all'aumento dei flussi di investimento nel Paese, a un aumento contenuto dei prezzi rispetto ad altre economie sviluppate e al rafforzamento delle finanze pubbliche con una riduzione del debito pubblico e del deficit pubblico” (Marco Pistis, WCC).
Tra i migliori risultati in termini di efficienza del governo ritroviamo il quadro istituzionale (2 posto), la legislazione (3 posto) e il quadro sociale (2 poto), inoltre ha ottenuto risultati eccellenti nell'efficienza delle imprese (1°), nella produttività (1°) e nelle pratiche di gestione (1°).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Per sistemi di raffreddamento industriali ci riferiamo a prodotti o apparecchiature installati nell’ambiente lavorativo ai fini di ridurre la temperatura dell’aria, mantenere tale temperatura ideale per le diverse componenti (processi produttivi e macchinari), aumentare la produttività e diminuire i costi di manutenzione. Applicabili ad una varietà di settori, i sistemi di raffreddamento industriale sul territorio canadese guardano in particolare al settore automobilistico, energetico, manifatturiero farmaceutico e medicale.
Nonostante il settore sia stato molto colpito dalla pandemia da Covid-19 a causa del prolungato periodo di chiusura di molti stabilimenti industriali, si prevede un aumento della domanda data la sempre più attenzione legislativa nei confronti delle emissioni dei gas serra e qualità dell’aria, nonché della ricerca di sistemi efficienti.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana dell'Ontario Canada (ICCO Canada))
Il Governo di Ankara sta lavorando ad una strategia a lungo termine sul cambiamento climatico ed ha annunciato un piano d'azione che porterà la Turchia a centrare gli obiettivi in linea con l'Accordo di Parigi. Con la ratifica dell'accordo, avvenuta lo scorso novembre, gli sforzi della Turchia per combattere il cambiamento climatico hanno guadagnato ulteriore slancio. Ankara lavora infatti per definire, entro il 2022, una dichiarazione nazionale per illustrare gli obiettivi ed i nuovi impegni alla luce della partecipazione della Turchia alla 26ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, in Scozia, in qualità di Paese ora aderente del Patto.
La Turchia sta cercando quindi di tracciare una nuova tabella di marcia sulla riduzione delle emissioni e ha avviato un processo di pianificazione strategica per sostenere lo sviluppo sostenibile, un'economia verde con un più massiccio dell’uso delle tecnologie verdi per la mobilità.
A tale fine ha recentemente rinominato il Dicastero dell’Ambiente, ora Ministero dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e del Clima (ottobre 2021) e successivamente ha istituito il Dipartimento del cambiamento climatico per volontà del Ministro Murat Kurum che ha peraltro spinto per siglare un MoU che coinvolge la Banca Mondiale, Francia e Germania su una nuova strategia di sviluppo a basso contenuto di carbonio in alcune aree prioritarie, elencate nel memorandum d'intesa, con lo scopo di sostenere gli investimenti rispettosi del clima in vari settori come l'industria, l'agricoltura, i trasporti, l'energia, i rifiuti, l'edilizia, l'energia pulita e la mobilità elettrica attraverso fondi superiori ai 3 miliardi di dollari.
La Banca Mondiale aveva già approvato lo scorso aprile un prestito di 341 milioni di dollari nell'ambito di un progetto per sostenere il settore agricolo turco (settore che rappresenta oltre il 13% delle emissioni di gas serra della Turchia), e incoraggiare l'uso di "tecnologie intelligenti per il clima". Il progetto mira a migliorare la raccolta e l'uso delle informazioni su 14 milioni di ettari di suolo e terra, migliorare la sorveglianza delle malattie negli animali e aiutare a ridurre le emissioni di carbonio.
Auguste Kouame, DG della Banca Mondiale per la Turchia, è fiducioso per il futuro della Turchia nel settore ambientale, un Paese, tra quelli OCSE, in rapida crescita per quanto attiene alle emissioni di gas serra ed è ottimista sulla riduzione di emissioni annunciata da Ankara (-21% entro il 2030): “siamo solo all’inizio in Turchia nella lotta al riscaldamento globale, ne sono un triste esempio i numerosi e tragici incendi che hanno colpito la Turchia la scorsa estate, ma i recenti impegni del Governo, ratifica a parte, nelle parole degli addetti ai lavori, procedono nella direzione giusta: le priorità del Paese restano gli incentivi agli investimenti nelle rinnovabili dove il Paese occupa una posizione di assoluto primario in Europa nell’eolico e solare”.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Le esportazioni turche sono aumentate del 24,6% su base annuale lo scorso mese di aprile facendo registrare vendite pari a 23,4 miliardi di dollari secondo i dati diffusi dalla Turkish Exporters Assembly (TIM).
Tuttavia, non si è arrestata in questo primo trimestre dell’anno la crescita anche delle importazioni turche (+40,2% rispetto al primo trimestre 2021) che portano ad un ampliamento del deficit della bilancia commerciale della Turchia alimentato dall'aumento dei costi energetici.
L’invasione dell’Ucraina ha infatti fatto aumentare i prezzi delle materie prime, con effetti negativi sul programma economico della Turchia che mira a registrare un surplus delle partite correnti a fine 2023. Il disavanzo commerciale nel solo mese di aprile è stato 6,1 miliardi di dollari mentre i primi quattro mesi del 2022 hanno fatto segnare un totale di 32,5 miliardi di dollari di deficit commerciale (nello stesso periodo del 2021 si era attestato a poco meno di 15 miliardi di dollari).
Le importazioni di energia sono infatti aumentate nel periodo in considerazione del 134,1% su base annua con un costo di ben 7,7 miliardi di dollari, anche se in leggero calo rispetto al mese di marzo 2022 (8,4 miliardi di dollari).
Tuttavia, il Ministro del Commercio Mehmet Muş, commentando i dati preliminari del commercio di aprile, ha sottolineato l’importante crescita anche dell’export turco che a maggio dovrebbe far registrare il livello più altro dell’ultimo semestre.
Secondo i dati appena diffusi dalla TIM, le esportazioni di gennaio-maggio 2022 sono aumentate del 20,4% su base annua toccando i 102,5 miliardi di dollari, mentre le importazioni nello stesso periodo sono aumentate di quasi il 41% portando a 145,74 miliardi di dollari gli acquisti turchi. Il volume del commercio estero è aumentato di oltre un terzo rispetto al 2021 e si è portato 248,24 miliardi di dollari di merci scambiate.
Il Presidente dell'Assemblea degli esportatori turchi (TİM) İsmail Gülle, ha osservato la buona performance dell'industria chimica che ha superato il settore automobilistico, raggiungendo i 2,8 miliardi di dollari di esportazioni, classificandosi al primo posto a maggio 2022 tra i principali prodotti esportati dalla Turchia, con un aumento di 30,7% su base annua, seguita dall’automotive con 2,3 miliardi di dollari (+22,4%) e il siderurgico (1,9 miliardi). Nel periodo in considerazione, sul lato import si registra l’aumento di plastica, ferro-acciaio, alluminio, filati di cotone e carta mentre sono risultati stabili gli acquisti di veicoli, macchinari elettrici, macchinari non elettrici, rame, prodotti farmaceutici e cereali.
Passando ai principali partner commerciali della Turchia, la Germania resta il mercato più importante per lo sbocco delle merci turche con quasi 1,5 miliardi di dollari nel solo mese di maggio scorso (+6% rispetto a un anno), seguita dagli Stati Uniti (1,27 miliardi di dollari facendo segnare un +10,4% rispetto al mese di maggio 2021) e l'Iraq (con 978 milioni con un aumento del 44,1% rispetto a un anno fa).
Da evidenziare l’aumento dell’export turco verso l’Italia, che si piazza quarta nel mese in esame a ridosso della Gran Bretagna, con una crescita più che doppia rispetto all’export italiano in Turchia (26% vs. 10%) con un saldo a favore della Turchia, nei primi 4 mesi del 2022, di oltre 400 mln di dollari.
In generale la Turchia continua ad avere una bilancia commerciale in passivo, come confermato anche nei primi 4 mesi del 2022 dalla Turkish Exporters Assembly (TIM), frutto però principalmente degli squilibri della bilancia commerciale verso 2 Paesi in particolare: la Russia (-11 miliardi), dovuto come noto in larga parte agli approvvigionamenti energetici e la Cina (-9 miliardi).
Se un fattore determinante negli attuali squilibri passivi della bilancia dei pagamenti turca può certamente essere individuato nel forte saldo negativo con la Federazione Russa che è chiaramente causato dalle importazioni energetiche (gas e petrolio), risulta certamente più difficile andare a “scomporre” il saldo negativo con la Cina.
Questa situazione di forte squilibrio nei confronti della Cina è comunque un fattore sostanzialmente “strutturale” della bilancia commerciale turca negli ultimi anni (non a caso uno degli obiettivi di politica commerciale ribaditi con maggior forza a tutti i livelli da parte di queste Autorità negli ultimi anni, è proprio quello di raggiungere nel medio termine una riduzione del disavanzo commerciale con la Cina).
Approfondimento dell’interscambio Italia-Turchia
Nel 2021 l’Italia si è posizionata al 5° posto quale partner commerciale della Turchia con 23 miliardi di dollari di merci e servizi scambiati facendo registrare una crescita del 33% rispetto al 2020. Le importazioni sono ammontate a 11,6 miliardi contro un export pari a 11,5 miliardi di dollari e pertanto con un saldo costante ed equilibrato.
Nel 2021 l’Italia ha quindi confermato la propria posizione tra i principali fornitori della Turchia dopo Cina, Russia, Germania e Stati Uniti e quella di quarto cliente dopo Germania, Stati Unito e Regno Unito.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il settore del turismo in Turchia non si arresta davanti al repentino peggioramento del quadro economico globale e al brusco aumento dell’inflazione e si stima che crescerà del doppio rispetto all'economia nazionale: secondo l'ultimo rapporto economico del World Travel & Tourism Council (WTTC), si prevede che il PIL della Turchia per viaggi e il turismo crescerà a un tasso medio del 5,5% annuo nel prossimo decennio, più del doppio del tasso di crescita del 2,5% dell'economia complessiva del Paese. Le previsioni del WTTC, infatti, stimano che entro il 2032 il contributo del settore al PIL turco potrebbe raggiungere i 117 miliardi di dollari, che rappresenterebbero l'11% del PIL.
Si prevede inoltre che il settore creerà più di 716.000 nuovi posti di lavoro nel prossimo decennio, mentre l'occupazione settoriale è destinata a crescere del 4% per raggiungere oltre il 2,5 milioni di posti di lavoro. Gli ultimi dati sulle prenotazioni dei voli mostrano inoltre che durante l’imminente periodo estivo, la Turchia è destinata a diventare la quarta destinazione in Europa grazie ai pacchetti già acquistati dai viaggiatori esteri verso destinazioni quali Istanbul, Antalya, Bodrum e Dalaman. I dati mostrano che le prenotazioni dei voli stanno già superando i livelli pre-pandemia con in testa quelle provenienti dal Regno Unito, in aumento del 101%, secondo il rapporto del WTCC; presenze in aumento previste anche dai viaggiatori di Stati Uniti, Canada e Irlanda in aumento rispettivamente del 57%, 28% e 18%.
Julia Simpson, Presidente e CEO del WTTC ha affermato che “il contributo al settore, che era sceso all'11% (78,2 miliardi di dollari) nel 2019, e del 5% nel 2020 (contenendo le perdite al 52,8%), è in ripresa dal 2021 come dimostrato dagli oltre 300 mila posti di lavoro in più creati”.
In linea con il rapporto della WTCC anche il pre¬si¬dente della Turkish Travel Agencies Association (TÜRSAB), Firuz Bağlıkaya, che prevede questa estate più di 5 milioni di viaggiatori dalla Ger¬ma¬nia, in larga misura rappresentati da pensionati che dispongono di una buona propensione al consumo e che in Turchia vengono ospitati nel corso di tutto l’anno in particolar modo ad Anta¬lya nelle aree cir¬co¬stanti. Del resto la Germania oggi rappresenta il secondo mercato più grande per il turismo in Turchia, piazzandosi subito dopo la Federazione Russa: sono stati oltre 3 milioni i turisti tedeschi arrivati in Turchia nel 2021, con un aumento del 175,7% su base annua (erano stati poco più che un milione nel 2020).
I dati ufficiali di aprile parlano di un numero di visitatori stranieri in arrivo in aumento del 225,6% per oltre 2 milioni e mezzo di presenze (dati diffusi il mese scorso dal Ministero della Cultura e del Turismo) rispetto alle 800 mila presenze dell'aprile 2021.
I dati di aprile 2022
In Turchia le principali destinazioni sono risultate Istanbul, la città più grande della Turchia che ha accolto ad aprile il 40% di tutti i visitatori stranieri (quasi 1 milione), seguita da dalla località turistica mediterranea di Antalya con 661.609 turisti stranieri e da Edirne nella Turchia nordoccidentale, al confine son la Bulgaria e la Grecia, con 359.303 visitatori stranieri. La Germania è in cima alla lista, con il 15,4%, ovvero quasi 400.000 visitatori, seguita dalla Bulgaria (10,5% e 271.000 presenze) e dal Regno Unito (8,8% con 225.000 visitatori). In aumento i turisti iraniani.
Gli arrivi da gennaio ad aprile 2022 sono invece aumentati del 172,5% su base annua (7,47 milioni) rispetto ai 2,74 milioni dell’analogo periodo del 2021.
Tornando al mese di aprile scorso, le presenze di cittadini russi sono invece scese a 130.150 rispetto ai 156.133 di un anno fa (ma in generale restano comunque piuttosto stabili se si considera la crisi in corso) mentre se consideriamo il primo quadrimestre del 2022, la diminuzione è più marcata (si è scesi sotto le 400 mila presenze rispetto agli oltre 600 mila russi arrivati nel primo quadrimestre del 2021). Russi e ucraini sono stati rispettivamente la prima e la terza più grande fonte di visitatori del paese nel 2021 ma il protrarsi della guerra potrebbe attenuarne la presenza: i russi rappresentavano il 19% dei visitatori stranieri, con 4,7 milioni di presenze, mentre l'Ucraina ne rappresentava l'8,3% con 2,1 milioni di turisti.
Sarà difficile replicare il successo del 2019 quando la Turchia ha accolto quasi 60 milioni di visitatori, inclusi circa 7 milioni di russi e 1,6 milioni di ucraini, generando entrate superiori a 37 miliardi di dollari. La Turchia punta molto per il futuro anche sul turismo sanitario (in testa trapianto di capelli, chirurgia plastica e fecondazione in vitro) solido in questo inizio del 2022, grazie a prezzi più convenienti, soprattutto da Paesi come la Germania, la Francia e i Paesi Bassi ma anche dagli Stati Uniti con una spesa media per turista pro capite di circa duemila dollari.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia continua a brillare per i suoi investimenti in startup innovative nel 2022. A tracciarne il quadro è il recente rapporto "Turkish Startups Ecosystem 2022 Q1" di Startup Watch che stima investimenti per 1.273 milioni di dollari in startup in Turchia ripartite tra ben 49 diverse operazioni solo nel primo trimestre dell’anno.
L'investimento più importante riguarda certamente il “decacorn” turco Getir, il primo decacorno europeo leader nella consegna di prodotti tramite app (5 mila impiegati a livello globale) ma l’ecosistema delle startup turche è costituito anche di importanti unicorni come Trendyol (uno dei più famosi siti di shopping on line turchi, con un valore di quasi 17 miliardi di dollari), Hepsiburada (il primo portale turco di e-commerce da 3 milioni di visitatori al mese) e lo sviluppatore di videogiochi Peak. Nel frattempo, il numero dei centri di incubazione in Turchia è passato da nove a 82 mentre il numero degli acceleratori è passato da sette a 70 negli ultimi 10 anni. Ad oggi, l’ecosistema delle oltre 6.000 aziende tecnologiche turche danno lavoro a più di 64.000 persone nei c.d. parchi tecnologici anche se diverse startup, in fase iniziale, preferiscono ancora i centri di incubazione ai Technoparks (che assicurano sostegni e agevolazioni statali).
Il decacorno turco Getir
Getir, con sede a Istanbul, opera in circa 50 città in sette paesi europei, negli Stati Uniti e in tutte le principali città della Turchia. I suoi mercati in Europa includono Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Portogallo. A causa del repentino peggioramento delle prospettive di crescita che la crisi Ucraina ha provocato a livello globale, e con una spirale inflazionistica incontrollabile, la più famosa start up turca potrebbe tagliare quasi 5 mila posti di lavoro, pari al 14% del suo team. Nella sola Berlino, ad esempio, i tagli potrebbero aggirarsi intorno ai 500 impiegati anche se l’azienda per il momento non programma di ritirarsi da alcun Paese. L’attuale grave fase congiunturale non risparmia neanche le start up più tecnologiche e quotate al mondo anche se il credito bancario in Turchia continua ad affluire verso le start-up, seppur con capitali più ridotti.
Nel rapporto dello scorso marzo diffuso da “Startup.Watch”, si vede inoltre come Istanbul sia ormai entrata nella top ten delle città al mondo che hanno realizzato i maggiori investimenti nel settore delle startup consentendo di competere con i più importanti punti di riferimento in Europa del settore (Londra, Parigi, Berlino). La Turchia, infine, può contare su un mercato dell’e-commerce valutato in 5 miliardi di dollari nella IPO dello scorso agosto al Nasdaq di New York.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La Turchia punta al potenziamento della rete di trasporti per rafforzare la propria posizione economica e diventare un importante hub ferroviario per il trasporto passeggeri e lo smistamento di merci; l’obiettivo è anche di completare la transizione della mobilità da strada a rotaia, di ampliare il trasporto aereo e portuale e le telecomunicazioni, puntando alla transizione energetica dei trasporti (il settore in Turchia è secondo solo a quello dell’industria per consumo di energia). In questo contesto la Turchia ha annunciato ulteriori importanti investimenti nel settore dei grandi lavori infrastrutturali in particolare nei trasporti.
Il "Transportation and Logistics Master Plan, 2053 Vision” progetto pluriennale di 5 anni che ambisce a “preparare la strada” in vista degli obiettivi 2053 nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni, era stato presentato lo scorso mese di aprile dal Ministro Karaismailoğlu ma solo recentemente ne sono stati svelati i dettagli in una pubblicazione completata lo scorso 5 aprile e curata dal Dipartimento di Sviluppo e Strategia del Dicastero dei trasporti e delle infrastrutture.
Gli investimenti totali stimati da qui al 2053 sfiorano i 200 miliardi di dollari e una parte sarà erogata a partire dal prossimo anno per il completamento di alcune infrastrutture di ampliamento di tratte ferroviarie, una parte delle quali ad alta velocità, e autostradali, in particolare quelle a doppia carreggiata ma il piano prevede anche la costruzione di nuove tangenziali nei centri cittadini ad alta urbanizzazione. L’obiettivo del piano sarà quello di dotare la Turchia di una infrastruttura della mobilità idonea ad ospitare oltre 250 milioni di passeggeri entro il 2053 nel settore autostradale, ferroviario, marittimo e aereo.
Il piano si estende a molti altri settori collegati al trasporto e in generale alla mobilità: è previsto, ad esempio, la graduale sostituzione dei veicoli che hanno completato il loro ciclo per contribuire alla riduzione dell'inquinamento ambientale, la realizzazione di “scudi acustici” o barriere antirumore nelle strade ad intensa percorribilità che attraversano aree densamente popolate. Il piano contempla inoltre il controllo delle emissioni per le auto più inquinanti per contrastare l’inquinamento atmosferico, l'utilizzo di miscele speciali per le pavimentazioni stradali (tecnologia di costruzione stradale e materiali a bassa rumorosità ed emissione di CO2), il rilevamento capillare nelle grandi arterie stradali delle emissioni di gas, il massiccio utilizzo di veicoli elettrici, ecc.
Analizzando il master plan dal punto di vista delle novità dell’infrastruttura stradale, il Piano pluriennale prevedrebbe di portare la rete autostradale a doppia careggiata a 38.060 chilometri rispetto ai 28.647 chilometri attuali. Ma sarà la rete ferroviaria beneficiare dei maggiori interventi di ampliamento nei prossimi anni.
Quest’ultima, attualmente estesa per 13.000 chilometri, dovrebbe gradualmente raggiungere i 28.590 chilometri entro il 2053 (inclusa la rete ad alta velocità di circa 6.196 Km di binari di rete anche ad alta capacità). Un esempio è costituito dal progetto dell’alta velocità, con punte che si spingono fino a 400 km all'ora, tra Ankara e Istanbul, lunga 262 km tra Sincan e Köseköy e che verrebbe realizzata entro il 2029. Sempre nel settore ferroviario é contemplato nel master plan un miglioramento del trasporto merci su rotaia: sono previsti 1.179 km tra Kapıkule - Ankara - Mersin tra il 2023 e il 2029, e la linea di 1.097 km tra Ankara - Zengazur (Azerbaigian) tra il 2029 e il 2035. Entro il 2053, il trasporto di passeggeri all’anno su ferrovia dovrebbe aumentare da 19,5 milioni a 269,8 milioni e quello delle merci raggiungere i 448 milioni di tonnellate rispetto alle attuali 55 milioni di tonnellate. Sempre secondo il piano pluriennale, infine, il 35% del fabbisogno energetico della mobilità totale del Paese totale sarà soddisfatto da fonti di energia rinnovabile.
Previsioni che, se realizzate, consentirebbero alla Turchia di alleggerire notevolmente il traffico stradale su gomma di veicoli pesanti. Gli investimenti previsti in particolare nel settore ferroviario collocheranno la Turchia all’8° posto a livello mondiale per trasporto su rotaia.
Ampliamenti sono infine previsti nel settore aereoportuale e grandi lavori infrastrutturali riguarderanno l’ammodernamento portuale, già fiore all’occhiello del Paese per il suo ruolo che svolge nel commercio internazionale, grazie alla collocazione strategica tra il Mar Nero, l'Europa occidentale, il Medio Oriente e Regione del Nord Africa, con 8.333 km di costa che favoriscono collegamenti marittimi diretti con diversi Paesi. Alla luce del Master Plan Trasporti e Logistica, a partire dal 2023 verranno movimentate dalla Turchia 254 milioni di tonnellate di merci, che saliranno a 420 milioni di tonnellate entro il 2053. Verrà infine aumentata la sicurezza e la capacità della navigazione nel Bosforo.
Per quanto attiene alla già fitta rete aeroportuale, attualmente con 56 scali a supporto dell'economia e del Paese, rappresentando uno snodo importante nel trasporto aereo per l'Europa, per l'Asia occidentale e per l'Africa in termini sia di passeggeri che traffico merci, il numero degli scali, come detto, sarà ampliato a 61 e il numero di passeggeri passerà a 344,4 milioni nell'anno obiettivo del 2053.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Il fatturato del settore dell'industria aerospaziale e della difesa della Turchia ha superato la soglia dei 10 miliardi di dollari nel 2021 ed è tornato alle cifre pre-pandemia; lo ha detto il Capo della Presidency of Defense Industries (SSB), İsmail Demir, intervenuto lo scorso mese di maggio al 4° incontro dell'industria della difesa organizzato dalla Camera dell'Industria di Istanbul (İSO) e da SAHA Istanbul, il più grande polo industriale del settore difesa e secondo in Europa, che raggruppa un numero considerevole di aziende turche e centri di ricerca universitari.
Parlando delle attività dell'SSB, Demir ha affermato che sarebbero oggi oltre 800 i progetti realizzati nel settore della difesa e più della metà sono stati avviati negli ultimi cinque anni per un valore complessivo di investimenti pari a oltre 60 miliardi di dollari. Solo nel 2021, secondo il CEO di Saha Istanbul, Haluk Bayraktar, le esportazioni del settore sono state di oltre 3 miliardi di dollari e l’obiettivo del Paese è quello di scalare una classifica che potrebbe entro pochi anni collocare la Turchia nella top 10 dei più grandi esportatori. La Turchia, infatti, mira a riuscire a produrre oltre il 70 per cento dei suoi armamenti e l’obiettivo di penetrare in nuovi mercati è alla base delle priorità del Governo di Ankara. In tale contesto, secondo i dati recentemente diffusi dalla Defence and Aviation Industry Manufacturers Association (SASAD), il numero di nuovi ordini ricevuti dall'industria della difesa e aerospaziale è aumentato di circa il 40% nel 2021 rispetto all'anno precedente e ammonta a circa 9 miliardi di dollari. Nel settore dell’R&S gli investimenti sono cresciuti del 32% in un solo anno e nel 2021 sono stati pari a 1,6 miliardi di dollari; un risultato che ha consentito alla Turchia di aumentare i Paesi verso cui esporta prodotti della sua industria, diversificando il materiale venduto: si pensi ai velivoli aerei senza pilota (UAV), quelli da combattimento (UCAV), per passare ai sistemi missilistici navali di difesa aerea installati nelle corvette della marina.
Il salto di qualità, fa inoltre sapere Haluk Bayraktar, è iniziato nel 2018 quando ufficialmente la gestione della politica industriale del Paese è stata trasferita dal Ministero della Difesa alla Presidenza delle Industrie della Difesa (SSB), organismo che dipende direttamente dalla Presidenza della Repubblica.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)