Venerdì 19 Dicembre 2025
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Dopo la leggera contrazione del PIL danese nel corso del primo trimestre del 2022, gli indicatori economici di Statistics Denmark registrano una forte ripresa nel secondo trimestre, con una crescita dell’economia nazionale del 0,7%.
La ripresa dopo la lieve flessione
Il leggero declino registrato nei primi mesi del 2022 è stato causato dalle restrizioni e le chiusure imposte nel mese di gennaio per la gestione del Covid-19, che hanno portato ad un calo di produzione nel settore dei servizi pubblici e dei servizi privati rivolti alla famiglia. Inoltre, lo scoppio della guerra in Ucraina nei primi mesi di quest’anno, ha rappresentato un nuovo fattore di destabilizzazione e di rallentamento per la crescita di tutte le economie mondiali, compresa quella danese. Invero, con l’invasione russa del territorio ucraino, sono state applicate delle nuove sanzioni internazionali alla Federazione Russa, che hanno comportato problemi di approvvigionamento energetico ed un conseguente aumento dei prezzi delle materie prime. Ciò ha determinato un incremento dell’incertezza a livello internazionale, riducendo i consumi e gli investimenti globali, e perciò rappresentando un nuovo fattore di instabilità per le economie internazionali.
Sebbene il primo semestre del 2022 si sia aperto con una serie di sfide che hanno messo a prova la robustezza e la stabilità anche di economie forti come quella della Danimarca, i dati relativi alla contrazione dell’economia danese vanno letti considerando gli alti livelli di crescita economica del paese che hanno generalmente caratterizzato il 2021, e che sono stati particolarmente elevati nel corso dell’ultimo trimestre dello scorso anno.
Invero, l’economia danese già decretata come una delle economie più competitive al mondo in tempi pre-Covid dal World Competitiveness Ranking dell’International Institute for Management Development, il quale stila una classifica analizzando come i paesi gestiscono le proprie competenze al fine di raggiungere la creazione di valore a lungo termine, nel corso degli ultimi anni è riuscita a scalare questa classifica arrivando in prima posizione nel 2022, dimostrando perciò di essere riuscita a reagire agli ostacoli che si sono presentati nel corso del tempo. Allan Sørensen, chief economist alla Confederazione dell’Industria Danese, ha infatti sostenuto che i risultati raggiunti dal paese hanno dimostrato l’efficienza della società danese e la forza della sua economia, pronta alla gestione dei cambiamenti imposti dalla pandemia grazie all’alto livello di resilienza dei propri mercati.
Previsioni future
Per i prossimi mesi gli analisti si aspettano un incremento del tasso di crescita del PIL danese al 0,10%, con una crescita del PIL reale al 3% nel 2022, soprattutto grazie alla ripresa della domanda nazionale sia dei consumi privati che degli investimenti.
È inoltre previsto che il protrarsi della guerra in Ucraina continuerà a mettere alla prova i mercati globali, soprattutto a causa dell’instabilità della sicurezza energetica dei paesi, dovuta dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dai problemi di approvvigionamento energetico. Per questo motivo, gli indicatori economici, sebbene si aspettino una situazione di ulteriore crescita economica per la Danimarca, prevedono una decelerazione della crescita dell’economia nazionale, con una crescita del PIL reale prevista al 1,2% nel 2023.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nel secondo trimestre del 2022, si stima che il prodotto interno lordo (PIL) dell’Italia sia aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente, proseguendo con la sua fase espansiva per il sesto trimestre consecutivo. Per il 2022 si prevede una crescita complessiva del 3,4%.
Tuttavia, per quanto riguarda le esportazioni italiane verso i mercati UE e non UE, dopo cinque mesi di crescita esse sono diminuite (-2,1%). Nel complesso, rispetto al trimestre precedente, lo sviluppo economico nel secondo trimestre del 2022 è rimasto comunque positivo, anche se con una crescita più lenta (+6,2% dopo il +8,0% del primo trimestre).
Nel corso dell’anno, Stati Uniti (+25,3%), Germania (+15,6%) e Francia (+16,7) sono i maggiori responsabili dell’aumento delle esportazioni italiane.
In particolare, il legame tra Germania e Italia è contraddistinto da intensi e stretti rapporti economici. La Germania si trova infatti tradizionalmente al primo posto per ciò che concerne le importazioni. Negli ultimi dieci anni, l’importanza dell’Italia per l’economia tedesca non è praticamente cambiata e questo sottolinea la stabilità delle loro relazioni bilaterali.
In numerosi settori industriali, la Germania è il riferimento e la prima fonte di approvvigionamento per l’Italia. Nonostante la situazione di instabilità causata dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina, la domanda di prodotti tedeschi in Italia è elevata, duratura e tendenzialmente in crescita. Anche di fronte all’intensificarsi della concorrenza globale e all’ascesa della Cina, i produttori tedeschi dell’industria automobilistica, dell’industria chimica o dell’ingegneria meccanica non hanno praticamente perso quote di mercato in Italia, a riprova della stretta integrazione delle industrie dei due Paesi.
Le prospettive per il futuro sono sostanzialmente positive anche grazie al Recovery Fund che prevede fondi per la trasformazione verde e digitale dell’Italia. A questo proposito si menzionano le agevolazioni economiche, che il governo italiano sta implementando al fine di rendere il mercato italiano sempre più attraente per gli investitori esteri. Anche in questo ambito, le aziende tedesche ricoprono un ruolo decisivo nel panorama degli investimenti esteri diretti in Italia: secondo i dati forniti da Banca d’Italia, nel 2020 €44,6 miliardi sul totale di €382,4 miliardi provenivano infatti da aziende tedesche.
Fonti: https://bit.ly/3RayrSR; https://bit.ly/3KIdahh; https://bit.ly/3AIxudI; https://bit.ly/3q3wNH1
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il 25 agosto la Banca di Corea (BOK) ha alzato il suo tasso di interesse chiave di un quarto di punto percentuale mentre lotta per tenere a freno l'inflazione che quest'anno dovrebbe raggiungere il livello più alto registrato in più di due decenni.
Come ampiamente previsto, il consiglio di politica monetaria della Banca di Corea ha votato per aumentare il tasso repo a sette giorni di riferimento al 2,5% in una riunione per la determinazione dei tassi all'inizio della giornata, secondo la BOK.
La mossa ha rappresentato il settimo aumento degli oneri finanziari della banca centrale - 2 punti percentuali insieme - da quando ha effettuato il suo primo aumento del tasso in 15 mesi nell'agosto dello scorso anno per annullare l'allentamento della sua posizione di politica monetaria e far fronte ai crescenti timori sull'inflazione.
In un annuncio separato, la BOK ha rivisto le sue prospettive di inflazione per il 2022 dal precedente 4,6% al 5,2%, che è la proiezione più alta da quando è stato introdotto il sistema di obiettivi di inflazione attualmente in vigore dal 1998.
Anche le prospettive di crescita di quest'anno per la quarta economia più grande dell'Asia sono state riviste al ribasso dal 2,7% al 2,6%. La BOK sta annunciando ogni tre mesi una revisione delle stime di inflazione e crescita.
Il recente aumento dei tassi ha lo scopo di frenare l'inflazione che è stata sottoposta a crescenti pressioni al rialzo a causa degli alti prezzi dell'energia e dei crescenti costi di importazione di altri materiali chiave le cui interruzioni dell'approvvigionamento rimangono gravi a causa della guerra in corso in Ucraina.
I prezzi al consumo del paese, un importante indicatore dell'inflazione, sono aumentati del 6,3% a luglio rispetto all'anno precedente, il ritmo più veloce in quasi 24 anni.
La BOK ha sottolineato che la sua priorità è combattere l'inflazione, ma resta preoccupato che aumenti dei tassi troppo rapidi e bruschi potrebbero aumentare l'onere del debito delle famiglie e rallentare l'economica che si sta riprendendo dalle ricadute delle restrizioni legate alla pandemia.
Il governatore della BOK Rhee Chang-yong ha detto ai giornalisti che l'inflazione probabilmente raggiungerà il picco alla fine del terzo trimestre o all'inizio del quarto trimestre, anche se è impossibile dirlo con certezza in mezzo alla crescente incertezza economica globale.
Ha anche aggiunto che il BOK probabilmente spingerà per uno o due ulteriori aumenti dei tassi entro la fine dell'anno, ma che molto probabilmente saranno aumenti incrementali di 0,25 punti percentuali.
Fonte: https://bit.ly/3cIE0Ju
(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)
L’economia americana sta attraversando un periodo di forte affaticamento dovuto a numerosi fattori in gioco quali la crescita del costo delle materie prime, in particolare legate alla produzione e all’utilizzo di energia, i conseguenti problemi di trasporto, la guerra in Ucraina e l’inflazione a livelli record che hanno rivalutato a ribasso le stime di ripresa dell’economia a seguito della pandemia.
Tuttavia, se da un lato sono chiare le cause di questo fenomeno, sono contrastanti le previsioni e le valutazioni che gli economisti hanno sulla situazione economica presente. La maggior parte degli analisti prevedono che la contrazione economica rimanga limitate in termini di dimensioni e di durata, altri invece ritengono che gli Stati Uniti siano entrati a tutti gli effetti in una fase di recessione dal momento che la crescita annua è stata rivalutata a 0,9%.
La Federal Reserve ha contribuito certamente a creare questa le condizioni per una bassa crescita nel tentativo di frenare l’inflazione innalzando i tassi d’interesse. Così facendo, inevitabilmente i tassi d’interesse dei mutui hanno subito un brusco innalzamento contribuendo a limitare la crescita del settore immobiliare, ridimensionando quindi la crescita prevista a seguito della pandemia.
I sospetti che l’economia americana si stia dirigendo verso una vera e propria recessione si sono concretizzati notevolmente dopo le pubblicazioni ufficiali del Fondo Monetario Internazionale del 28 luglio che indicano un secondo quadrimestre 2022 consecutivo di contrazione dell’economia. Sebbene questo basti per poter evocare lo spettro di una recessione in base allo storico di passate crisi economiche, alcuni analisti segnalano che un fattore in particolare potrebbe ridurre gli effetti di questo rallentamento: un mercato del lavoro robusto capace di creare in media 400 mila posti lavoro al mese, come affermato dalla Segretaria del Tesoro, Janet Yellen.
Il mercato del lavoro attuale negli USA è infatti uno dei più dinamici al mondo: la disoccupazione si attesta intorno al 3,6% e si calcola che per ogni disoccupato siano presenti quasi due posti di lavoro disponibili. Da ultimo, secondo alcuni analisti, questo fattore è in grado di trainare l’economia americana verso una fase di crescita contenuta dal momento che per poter considerare l’economia in recessione, la disoccupazione dovrebbe superare la soglia del 4%.
Fonti:
Time - https://bit.ly/3RbVgG5
Wall Street Journal - https://on.wsj.com/3q74mYy
Financial Times - https://on.ft.com/3B78dLt
(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)
Dopo un 2021 da record, l’ecosistema delle startup in Medio Oriente, Africa, Pakistan e Turchia ha continuato ad attrarre grandi quantità di capitale nella prima metà di quest'anno nonostante i primi segnali di rallentamento a causa dell’incertezza nell'economia globale. Da gennaio a giugno 2022 sono stati raccolti oltre 5 miliardi di dollari di finanziamenti. Soprannominato “MENAPT VC” l'ecosistema aveva ottenuto l’anno scorso finanziamenti per oltre 7 miliardi di dollari chiudendo in questo primo semestre del 2022 nove accordi con società del calibro di “Flutterwave” in Nigeria, “Getir in Turchia” e “Pure Harvest Smart Farms” negli Emirati Arabi Uniti. Per quanto attiene la Turchia, le start-up nel primo semestre dell’anno hanno ottenuto oltre 1 miliardo di dollari di finanziamenti (la sola “Getir” ha raccolto ben 768 milioni di dollari).
Nel portale di MAGNiTT, all’indirizzo https://magnitt.com/research/H1-2022-MENA-venture-capital-report-50828, è possibile consultare il report completo dei mercati emergenti in start e venture capital.
Nella prima metà del 2022, secondo il recente rapporto di “Startups.watch”, 1,39 miliardi di dollari sono stati investiti in startup turche con in testa quelle dedicate al “gaming” (la Turchia ha registrato il maggior numero di startup nel settore dei giochi elettronici). Nel dettaglio circa 1,25 miliardi di dollari di investimenti (90% del totale) sono confluiti in sei startup turche: in testa la solita “Getir” con 768 milioni di dollari, seguita da “Dream Games” (255 milioni di dollari), “Insider” (121 milioni di dollari), “Spyke” (50 milioni di dollari), “Param Group”, Rubibrands” (23 milioni) e Peak Games (il primo unicorno in Turchia). Di questi una forte percentuale è rappresentata da capitale di investimento estero. Dopo un primo trimestre del 2022, che ha fatto registrare investimenti più alti di sempre nell'ecosistema delle startup turche, anche il 2° trimestre dell'anno ha mostrato forte vivacità con 333 milioni di dollari investiti in 13 startup dedicate al gioco (erano stati 265 milioni nello stesso trimestre del 2021) superando diversi Paesi già affermati nel settore del calibro di Regno Unito, Norvegia, Finlandia e Svezia.
Oltre alle app dedicate al gioco ed all’e-commerce emergono interessanti investimenti in app dedicate al settore tecnologico, all’intelligenza artificiale, al business digitale e soprattutto alla finanza. In particolare, in quest’ultimo settore, la “Param Group” di Emin Can Yılmaz è riuscita a siglare il più grande accordo di investimento nel secondo trimestre del 2021 e punta a diventare il primo unicorno della Turchia nell'area della tecnologia finanziaria al servizio delle imprese. Nel frattempo, il Gruppo turco ha ottenuto una licenza a Londra e l’obiettivo sarà quello di espandersi a breve termine in una dozzina di Paesi anche grazie agli eventuali prestiti BERS.
Istanbul è diventata la quarta città che ha accolto più investimenti in start up e Venture Capital in Europa nella prima metà dell'anno, dopo Londra, Parigi e Berlino, mentre occupa la prima posizione per quanto riguarda gli investimenti nel settore dei giochi elettronici.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
Nell’esclusiva zona di Puerto Norte, nella città di Rosario, verrà lanciato a breve il progetto che porterà alla realizzazione dell’edificio più alto della città. Ancora senza nome, si tratta di un progetto di recentissima approvazione, che prevede una struttura di 200 metri in pieno stile contemporaneo, con vista sul fiume Paraná e il 90% degli spazi aperti al pubblico.
L’investimento, di circa 139 milioni di dollari, porterà a Rosario, seconda città dell’Argentina, un nuovo emblema che la rappresenti, questa volta in chiave moderna e in maniera pienamente coerente con il ruolo di rilievo che Rosario riveste economicamente e socialmente in questo paese.
La costruzione, d’accordo con i moderni standard ambientali, è pienamente ecosostenibile, e comprenderà, tra gli altri, delle terrazze con alberi, arbusti e altre specie autoctone.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
Un risultato eccellente, diffuso nell’ultimo rapporto di maggio scorso dell’associazione nazionale, che ha consentito alla Turchia di avanzare di quattro posizioni rispetto all’anno precedente. Gli introiti derivanti dalle esportazioni del settore sono stati pari a 30,8 miliardi di dollari (+45,7% rispetto al 2020), che piazzano la Turchia subito dopo Israele, Stati Uniti e Regno Unito.
La Turchia ha aumentato la sua quota nell’export di materiali da costruzione al 2,86%, accrescendo notevolmente la sua capacità in termini di volume (64,79 milioni di tonnellate rispetto ad un volume di importazioni 3,03 milioni di tonnellate). Le importazioni di materiali da costruzione (8,6 miliardi di dollari) collocano la Turchia al 35° posto al mondo.
Il Presidente di İMSAD, Tayfun Küçükoğlu, ha affermato che il risultato raggiunto è importante anche per il settore immobiliare turco in rapida crescita in quest’ultimo anno. Con 85 aziende leader nel settore e 52 associazioni di categoria dal 1984, il settore dei materiali da costruzione rappresenta sia a livello nazionale che internazionale il fiore all’occhiello dell’industria turca che impiega oltre 1,5 milioni di persone (7,5% della popolazione complessiva).
Sempre nel periodo in considerazione, l’industria dei materiali da costruzione ha rappresentato il 13,7% dell’export totale della Turchia, ponendo il Paese all’avanguardia a livello mondiale in questo settore consentendogli anche di competere sempre meglio a livello globale.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
L’azienda metalmeccanica Grass Cutter, specializzata in macchine agricole, ha recentemente annunciato un nuovo piano di espansione del proprio stabilimento industriale di Rosario.
Il progetto, iniziato l’anno scorso con l’ampliamento di 1.500 m2, proseguirà quest’anno con ulteriori 8.000 m2 come parte di un piano che porterà ad un adeguamento tecnologico a tutte le linee di produzione e a un netto miglioramento sul piano logistico dell’intero impianto.
Non a caso, insieme all’ampliamento degli spazi aziendali, l’impresa ha già realizzato una serie di assunzioni e ha investito in nuove tecnologie, incluso l’acquisto di tavoli per il taglio laser e robot saldatori.
(Contenuto editoriale a cura della Cámara de Comercio Italiana de Rosario)
L'importatore statale turco di energia Petroleum Pipeline Corporation “BOTAŞ” ha ricevuto un finanziamento internazionale che sfiora il miliardo di dollari dalla Deutsche Bank per finanziare i suoi futuri acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) nel tentativo di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di GNL da fornitori in Europa (tra cui l’Italia) e in Medio Oriente. Il prestito è garantito dal Ministero del Tesoro e delle Finanze turco e potrà essere esteso in futuro o aprire la strada a BOTAŞ per accordi simili per l’acquisto di GNL e affrancarsi dalle forniture di gas naturale da Russia e Iran.
La Turchia importa quasi tutto il suo fabbisogno energetico, ciò la rende molto vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi, ed ha recentemente a più riprese dovuto alleggerire la bolletta del gas con l’utilizzo ricorrente di fondi pubblici (assieme alle utenze dell’elettricità, le bollette del gas sono aumentate di oltre il 30% con un tasso di inflazione ai massimi negli ultimi 25 anni).
La Turchia è un importatore netto di petrolio e di gas ma ha anche grandi potenzialità e prospettive future interessanti. Non solo nel gas naturale offshore, come quello scoperto nel 2020 nel giacimento di Sakarya nel Mar Nero (oltre 600 miliardi di metri cubi che inizialmente soddisferà almeno il 20% della domanda di gas naturale della Turchia una volta che sarà ultimato il gasdotto sottomarino che sta costruendo la nostra Saipem) ma anche prospettive legate al GNL.
La Turchia importa circa 45-50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno (con il petrolio ed i combustibili fossili il Paese ha una bolletta superiore ai 50 miliardi di dollari l’anno): oltre il 30% delle importazioni di GNL proviene principalmente da Stati Uniti, Algeria, Nigeria e Qatar ma, anche alla luce del prestito internazionale concesso alla Turchia dalla Deutsche Bank, BOTAŞ potrà diversificare i suoi acquisti di gas liquefatto, anche spot, da altri Paesi e contestualmente consentirà una maggiore partecipazione alle società turche private nella fornitura al Paese di LNG aumentando la capacità di stoccaggio della Turchia.
Sebbene la Turchia sia uno dei principali consumatori di petrolio e gas, è anche però un importante snodo di transito, importante anche per il mercato europeo, grazie alla sua posizione geografica e alle infrastrutture strategiche come il cd. “Southern Corridor”, il TANAP ed il TAP.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)
La festa religiosa di Eid al-Adha ha registrato tra il 9 e il 12 luglio scorsi un numero di presenze di turisti impressionante: nella sola regione meridionale nel periodo in osservazione il traffico aereo ha superato ogni record con oltre 120 voli interni e quasi mille internazionali. Gli arrivi dall'Europa, in particolare dalla Germania e dal Regno Unito, hanno fatto registrare una presenza importante soprattutto nella città di Antalya che ha accolto nei primi sei mesi dell’anno oltre 5 milioni di stranieri con i turisti tedeschi che si sono collocati al primo posto seguiti dai russi. Nel dettaglio, gli arrivi dalla Germania si sono avvicinati al milione di presenze (erano stati solo 200 mila nell’analogo periodo di un anno fa) quelli dalla Federazione Russa sono stati quasi 800 mila, 434 mila dal Regno Unito 238 dalla Polonia e 160 mila dai Paesi Bassi.
ll Governatore di Antalya, Ersin Yazıcı, ha evidenziato come la domanda si sia ampiamente diversificata, soprattutto quella proveniente dal Nord Europa, sopperendo al calo di turisti russi che da sempre rappresentavano più della metà degli arrivi complessivi dall'estero ad Antalya; gli oltre 5 milioni di presenze in sei mesi rispetto ai 9 milioni di tutto il 2021 (erano stati 16 milioni del 2019), con la stagione balneare che attende il flusso maggiore nei mesi di agosto e si settembre, fa ben sperare.
Anche a livello nazionale si attende una forte ripresa che possa almeno eguagliare i numeri del 2019, quando circa 52 milioni di stranieri visitarono la Turchia con entrate superiori ai 35 miliardi di dollari. Il Presidente della “Professional Hotel Managers Association” (POYD) Ülkay Atmaca, oltre a mettere in risalto la forte domanda interna durante le passate festività religiose di Kurban Bayramı, ha messo in risalto l'aumento degli arrivi dai Paesi del Medio Oriente, confermando inoltre le presenze tradizionali di turisti tedeschi e inglesi, mai così numerosi come quest’anno, ma anche di turisti della Federazione Russa che, seppur in calo in questi primi mesi estivi, si stima possano aumentare da settembre in poi.
Nel frattempo, i ricavi provenienti dal settore sono quasi triplicati nel secondo trimestre del 2022 ed il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Ersoy ha recentemente affermato che la Turchia mira ad introiti pari a 37 miliardi di dollari e 47 milioni di turisti entro la fine del 2022.
La Turchia ha anche intensificato i propri sforzi per creare un'industria del turismo sostenibile ed ha firmato lo scorso gennaio un accordo di collaborazione con il “Global Sustainable Tourism Council” (GSTC), per riformare la propria industria entro il 2030 rispettando gli standard globali nel turismo sostenibile. Ridurre le emissioni di carbonio per una un'industria del turismo sostenibile, ha affermato Milliyet Firuz Bağlıkaya, Direttore dell'Associazione delle agenzie di viaggio (TÜRSAB), è un passo fondamentale per un Paese come la Turchia che si colloca all'interno di una fascia di che va dalle 3 alle 4 ore di volo per un miliardo e mezzo di persone, una clientela che è sempre più attenta alla ricerca di strutture rispettose dell'ambiente.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)