Sabato 25 Ottobre 2025
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Entro il 2053 la Turchia ha in programma ingenti investimenti nelle infrastrutture autostradali e del trasporto su rotaia. Il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Adil Karaismailoğlu, ha infatti recentemente affermato che Ankara ha in programma di portare la sua rete autostradale a 8.325 chilometri e, quelle a doppia careggiata, a 38.060 chilometri attualmente ferme rispettivamente a 3.633 chilometri e a 28.647 chilometri. Ma sarà la rete ferroviaria ad essere ampliata nei prossimi decenni in maniera consistente. Attualmente estesa per 13.000 chilometri, dovrebbe gradualmente aumentare a 28.590 chilometri entro il 2053 (inclusa la rete ad alta velocità di circa 6.196 Km di binari di rete anche ad alta capacità). Una previsione che consentirebbe alla Turchia di alleggerire notevolmente il traffico stradale su gomma di veicoli pesanti. Nel 2023 il traffico passeggeri su rotaia raggiungerà i 20 milioni di passeggeri quota che si stima salirà a 145 milioni nel 2025 e a 269 milioni nel 2053.
Nel recente incontro di inizio aprile ad Istanbul, il Ministro Karaismailoğlu è intervenuto alla "Transportation and Logistics Master Plan 2053 Vision Launching" annunciando che alcuni investimenti verranno completati già nel 2023 come, ad esempio 546 Km di tratte ferroviarie di cui 262 chilometri ad alta velocità. Gli investimenti nell’infrastruttura in esame sono ammontati, tra il 2003 e il 2021 a circa 172 miliardi di dollari mentre ed entro il 2053 ne sono previsti quasi 200.
“La Turchia è un importante hub passeggeri e merci per l'Europa, l'Asia occidentale e l'Africa” ha poi aggiunto il Ministro Karaismailoğlu, sottolineando come l'industria del turismo e dell’economia in generale siano stati supportati da una rete di ben 56 aeroporti in tutto il Paese (che dovrebbero salire a 61 entro il 2053). Gli investimenti previsti in particolare nel settore ferroviario collocheranno al Turchia all’8° posto a livello mondiale.
Nel 2021 la Turchia aveva fatto registrare una decisa crescita del PIL, la più altri tra i Paesi OCSE grazie anche ad una politica di investimenti infrastrutturali di trasporto importante (motivo di orgoglio è stata la recentissima inaugurazione del Ponte Çanakkale ad Istanbul) attuata molto spesso con l’utilizzo della modalità PPP (partenariato pubblico privato).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’Istat turco, TurkStat, in una recente indagine sui costi delle abitazioni civili nelle principali metropolitane turche, rileva un aumento generale dei prezzi di vendita nel solo mese di febbraio scorso del 20%, sostenuto soprattutto dagli acquisti di appartamenti da parte di non residenti. Le vendite, secondo i dati diffusi, sono state a marzo di quasi 100 mila unità rispetto alle 81 mila unità vendute nell’analogo periodo del 2021. Sui dodici mesi l’aumento delle abitazioni in Turchia ha raggiunto il picco lo scorso dicembre 2021 facendo registrare un + 113,7%. Tra i non residenti in testa, a dicembre 2021, gli iraniani seguiti da iracheni e russi. La più gettonata è stata Istanbul, la città più grande della Turchia per numero di abitanti, seguita dalle tradizionali mete turistiche della Turchia (Antalya e Izmir) ma anche dalla Capitale Ankara.
Più recentemente, la crisi russo-ucraina ha spinto anche il costo degli affitti in Turchia a salire vertiginosamente nell’ultimo mese con un aumento diffuso dei prezzi delle abitazioni civili che talvolta è raddoppiato. Sempre ad Antalya, ad esempio, visitata nel 2021 da oltre 4 milioni di visitatori stranieri provenienti dalla Federazione Russa, i prezzi degli affitti sono addirittura triplicati.
Un altro fenomeno recentemente registrato a seguito dell’inizio del conflitto è stata la corsa all’acquisto di abitazioni di lusso e ville ad Istanbul da parte di oligarchi russi che, spinti dalle sanzioni imposte dall’UE, hanno iniziato ad investire nel settore immobiliare turco oltre che in quello degli EAU.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Il Presidente Erdogan ha inaugurato lo scorso 18 marzo, giorno dell’anniversario della battaglia del 1915 di Gallipoli, il Ponte di Çanakkale sullo stretto dei Dardanelli che unisce Asia ed Europa andando a costituire un percorso alternativo per l’attraversamento del Bosforo.
Intervenendo alla cerimonia di apertura Recep Tayyip Erdoğan ha affermato che l’investimento è stato di 2,5 miliardi di euro con la modalità “build-operate-transfer” e garantirà il passaggio di 45.000 veicoli al giorno riducendo il tempo di percorrenza tra Asia e Europa a meno di dieci minuti.
I lavori del ponte erano iniziati 2017 a cura di un consorzio turco-coreano. L’apertura al traffico, con tre corsie per ogni senso di marcia, avvera’ invece nei prossimi mesi. Alla realizzazione dell’opera hanno successivamente collaborato numerose altre società internazionali di alta ingegneria che hanno consentito di raggiungere un'altezza che nel suo punto massimo è di 318 metri (stessa altezza della Torre Eiffel) mentre l'arco (campata) misura due chilometri per una lunghezza totale di 4,6 chilometri.
Trattandosi di una zona altamente tellurica, fu richiesta l’expertise delle aziende italiane FIM MEC S.r.l. di Padova, leader nella realizzazione di appoggi strutturali antisisma per l’ingegneria civile, che poi ha ideato e realizzato un sistema d’appoggio speciale del ponte e della FPC Italia di Pavia ha partecipato alla realizzazione di alcuni viadotti e rampe di accesso con la fornitura di dispositivi idraulici e pendoli per il ponte.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’Italia si posiziona quale 5° partner commerciale della Turchia con 1,8 miliardi di interscambio totale (+16,8%) rispetto al 2021, di cui 768 milioni di importazioni (14,5%) e 1.025,3 milioni di esportazioni (18,6%) e un saldo positivo per la Turchia di 256,3 milioni di USD. Nel mese in considerazione, gennaio 2022, l’Italia si conferma dunque quinto fornitore della Turchia dopo Russia, Cina, Germania, Stati Uniti, e il terzo cliente dopo Germania e Stati Uniti. I settori più interessanti degli scambi commerciali con la Turchia sono quelli dei macchinari e delle apparecchiature, degli autoveicoli e dell’industria chimica.
Nello stesso periodo, sempre dalle elaborazioni dell’ICE-Agenzia su dati TUIK (Istituto turco di statistica), nei confronti dell’Unione Europea, principale partner commerciale della Turchia - con il 30,0% dell’interscambio totale - si è passati da 12,2 miliardi di dollari a 13,6 miliardi. Le importazioni dalla UE sono passate da 5,7 miliardi a 6,3 miliardi (9,6%), mentre le esportazioni verso la UE sono aumentate del 13,7%, passando da 6,4 a 7,3 miliardi di dollari. Complessivamente l’interscambio Turchia/UE è aumentato nel mese di gennaio del 11,8% passando da 12,2 miliardi del 2021 a 13,6 miliardi di dollari registrati nell’anno 2022.
La graduatoria generale per singoli Paesi colloca invece al primo posto la Russia con 5,1 miliardi di dollari di interscambio (132,0% rispetto al 2021), di cui 4,6 miliardi di importazioni (153,8%) tra cui prevalentemente energia e 419 milioni di esportazioni (18,8%) con un saldo negativo per la Turchia di 4,2 miliardi di dollari; al secondo posto la Cina, con 3,4 miliardi di interscambio (38,1%), di cui 3,1 miliardi di import (40,8%) e 279,3 milioni di export (14,2%) e un saldo negativo per la Turchia di 2,8 miliardi di dollari.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Sono previsti oltre diecimila di posti di lavoro nel nuovo hub logistico di Amazon in Turchia per un investimento di oltre 100 milioni di dollari. Lo ha reso noto nello scorso mese di marzo il colosso statunitense dell'e-commerce nel tentativo di supportare la crescente domanda delle aziende turche impegnate a soddisfare una domanda interna che è aumentata vertiginosamente negli ultimi due anni.
I servizi di Amazon in Turchia, con un proprio dominio, erano stati lanciati nel 2018 ma senza una base logistica nel Paese. Ora invece, grazie a questo importante investimento, verrà allestita un centro logistico nel distretto di Tuzla non lontano da Istanbul. Entusiasta il Direttore della Presidenza dell’Ufficio per gli Investimenti in Turchia, Ahmet Burak Dağlıoğlu, che ha sottolineato come la Turchia stia diventando sempre più un hub a livello regionale con facilitazioni di accesso agli investitori internazionali tra le più competitive in particolar modo rivolte alla ricerca e sviluppo (R&S). Fiducioso anche l’italiano Stefano Perego, Vicepresidente delle operazioni Amazon per l’Unione Europea, il quale ha affermato che con l’apertura di questa prima base logistica si è voluta offrire una totale fiducia al mercato turco.
L’operazione è molto importante per l'ulteriore rafforzamento del settore dell'e-commerce turco che ha guadagnando grande slancio negli ultimi anni, nel mercato interno e in quello dei mercati di esportazione grazie anche ad un ecosistema delle startup ad esso collegato in continua crescita. L’hub tecnologico di Istanbul, tra i primi in Europa come numero di startup nate nel settore dell’e-commerce, è oggi valutato in quasi 5 miliardi di dollari dall’IPO del NASDAQ. La Turchia annovera inoltre nel suo ecosistema di startup legate all’e-commerce anche diversi “unicorni” come Getir ed HepsiBurada (la risposta turca ad Amazon).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Le difficoltà di approvvigionamenti durante la pandemia da COVID-19 avevano spinto molte imprese ad avviare ad un “ripensamento” delle proprie supply chains riposizionandosi anche in Turchia, uno dei mercati privilegiati scelti da diversi colossi internazionali e soprattutto europei (Ikea, Boehring, Daikin, DW Reusable, Etap, ad esempio). In tale ottica, dopo la pandemia, la Turchia rappresenta una alternativa sempre più valida ai mercati dell’Estremo Oriente offrendo infrastrutture logistiche all’avanguardia, costi ridotti, fiscalità agevolata con un tessuto manifatturiero ed industriale solido e competitivo.
A seguito del conflitto russo-ucraina la Turchia si sta proponendo sempre più anche come importante “hub” energetico strategico per l'Europa.
Un recente rapporto della fondazione tedesca “Konrad Adenauer” suggerisce ad esempio una maggiore cooperazione tra Berlino e Ankara per affrontare i problemi energetici e le sfide legate alla sicurezza alla luce del conflitto. In termini di diversificazione della politica energetica della Germania, ci sono alternative alla Federazione Russa ma limitate nel breve periodo, si legge nel rapporto, che sottolinea poi come la Turchia possa offrire "alternative reali" come hub energetico strategico per l'Europa per far transitare il gas naturale dal bacino del Caspio, dall'Asia centrale, dal Medio Oriente e dal bacino del Mediterraneo orientale. Secondo il rapporto, infatti, il gas naturale ed il petrolio iraniani, ad esempio, possono essere trasportati anche attraverso la Turchia. Il rapporto rileva anche l’importante rilancio delle relazioni commerciali con Israele che potrebbero accrescere la cooperazione in materia di energia.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
Dopo l’ottima performance fatta registrare lo scorso anno il flusso turistico in entrata nel Paese, conflitto permettendo, potrebbe avvicinarsi nell’anno in corso ai 40 milioni di turisti che rappresenterebbero una quota pari a quasi il 13% del PIL. Nel frattempo, i dati diffusi ad inizio aprile da un rapporto dell'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO), collocano nel 2021 la Turchia al 4 ° posto nella lista del turismo mondiale con 29,9 milioni di presenze straniere nel 2021, prima di Paesi quali Italia (26,3 milioni), USA (22,1 milioni) e Grecia con 14,7 milioni di turisti e preceduta da Francia (40 milioni), Messico (31,9 milioni) e Spagna con 31,2 milioni di turisti. In fondo alla “top 10” si piazzano la Germania, nona, con 11,7 milioni di e la Croazia (10,6 milioni di visitatori.
Sempre secondo il report diffuso dall’UWTO, sono stati 421 milioni le persone che hanno viaggiato nel 2019 un risultato su cui ha influito pesantemente la pandemia da Covid-19 che ha impedito a circa 1 miliardo di turisti di viaggiare. Secondo il Direttore dell'agenzia di stampa turca Demirören, Recep Yavuz, il successo della Turchia è stato trainato dalle presenze ad Istanbul e in tutta la provincia meridionale di Antalya, tra le mete più gettonate insieme alla regione Egea. L’invasione russa in Ucraina potrebbe avere ripercussioni per la Turchia che nel 2021 ha ospitato quasi 5 milioni di turisti russi e oltre 2 milioni di turisti ucraini (rispettivamente primo e quarto Paese per numero di presenze in Turchia).
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)
L’economia tedesca ha risentito più di altri paesi UE degli effetti della quarta ondata di Coronavirus e dei persistenti colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento. Secondo quanto riportato dall’Ufficio Tedesco per la Statistica (DESTATIS), il PIL tedesco del 4 trimestre 2021, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato un -1,1% rispetto al 4 trimestre del 2019. In Italia invece il 4 trimestre 2021 si è concluso con un aumento del 0,6% del PIL rispetto ai 3 mesi precedenti e con +6,4% rispetto allo stesso periodo del 2020.
In Germania si configura uno scenario simile anche sul fronte del tasso di occupazione, che, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, nel 4 trimestre 2021 ha registrato un -0,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo dato negativo è da imputare per lo più ad un calo delle persone che esercitano un’attività minore, mentre il numero di dipendenti soggetti all’obbligo assicurativo ha già raggiunto i livelli pre-crisi. Anche sul fronte del tasso di occupazione l’Italia registra un dato migliore rispetto alla Germania. Secondo l’ISTAT, infatti, nel 4 trimestre 2021 l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% rispetto al 4 trimestre 2020.
Entrambi i paesi hanno assistito ad un calo della spesa privata per i consumi nell’ultimo trimestre del 2021, con la Germania che ha registrato un calo del 3,8% e l’Italia un calo del 3,3%. Si è osservato invece un incremento della spesa pubblica per i consumi, che in Germania e in Italia è aumentata rispettivamente del 6,3% e del 2,6% in confronto ai livelli pre-crisi.
In linea con gli altri paesi UE, anche in Germania nel 4 trimestre 2021 si è verificato un aumento delle esportazioni rispetto al periodo pre-crisi, con un +2,3%, che rimane però al di sotto della media europea. Si posiziona invece sopra la media europea il risultato raggiunto nello stesso periodo dalle importazioni, corrispondente ad un +2,9%. Anche in Italia il quarto trimestre 2021 è stato caratterizzato da una crescita congiunturale delle esportazioni, sebbene con intensità diverse per ripartizioni territoriali: +8,8% per il Sud e Isole, +5,2% per il Centro, +3,6% per il Nord-est e +0,8% per il Nord-ovest. Secondo dati ISTAT, nell’ultimo trimestre del 2021 e rispetto al precedente trimestre l’export italiano ha registrato una crescita del 2,4% e l’import del 7,5%. Ancora una volta la Germania si conferma il paese UE verso cui l’Italia esporta di più, con un aumento delle vendite della Lombardia verso il paese centro-europeo del 22,9%.
Fonti: https://bit.ly/35I3eUR; https://bit.ly/36SrioG; https://bit.ly/3x78QTY; https://bit.ly/3r3wkW2; https://bit.ly/3JiKBEQ
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
In Svizzera si prevede un aumento dell'inflazione e un rallentamento della crescita economica.
Queste sono le indicazioni che emergono dal sondaggio Consensus Forecast (giunto alla 105esima edizione), del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF). Nel 2022 il rincaro dovrebbe raggiungere il 2%, a fronte dell'1% previsto da un rilevamento fatto in dicembre (complice i prezzi dell'energia saliti alle stelle).
Sul fronte della disoccupazione, le previsioni per il 2022 restano sostanzialmente immutate, ovvero la quota di senza lavoro dovrebbe attestarsi attorno al 2,4%. Un valore leggermente inferiore (dello 0,1%) rispetto alle previsioni fatte tre mesi fa. Per il 2023 (2,3%) e il 2024 (2,4%) il mercato del lavoro dovrebbe restare stabile.
Il prodotto interno lordo (Pil) elvetico salirà quest’anno del 2,5%, leggermente meno di quanto previsto tre mesi fa (2,8%). Nel 2023 il Pil dovrebbe crescere dell’1,7%. Si tratta però di una prima stima. Sempre secondo i 18 specialisti interrogati dal KOF, il corso franco/euro si situerà a 1,03 fra tre mesi e dovrebbe restare immutato fino alla fine dell’anno.
Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1501
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)
La costante minaccia russa di interrompere le forniture di gas all’Europa ha portato molti paesi europei - Germania compresa - ad accelerare la ricerca di fonti energetiche alternative al gas russo, che costituisce il 55% delle importazioni di gas in Germania. L’attenzione del governo tedesco è caduta inevitabilmente sul Qatar, che si posiziona attualmente come terzo produttore di gas naturale al mondo, con ben 177 miliardi di m3 di gas all’anno e come uno dei maggiori esportatori di gas naturale liquefatto a livello globale.
Il ministro tedesco dell’economia Robert Habeck si è dunque recentemente recato nell’emirato del golfo persico per gettare le basi per una partnership energetica proiettata sul lungo periodo. Il ministro Habeck è stato accompagnato a Doha da una folta delegazione che comprendeva anche l’AD del gruppo siderurgico Thyssenkrupp Martina Merz e l’AD della compagnia elettrica RWE Markus Krebber. Lo stesso Krebber ha affermato che Doha e in generale il Qatar rappresentano una realtà estremamente importante nel mercato dell’approvvigionamento energetico per l’Europa.
In preparazione alla visita a Doha Habeck aveva già avuto un colloquio con il suo omologo qatariota. Tra i temi toccati nell’incontro ricordiamo l’ampliamento delle energie rinnovabili nell’ottica di utilizzare le risorse naturali disponibili nel modo più efficiente possibile. Un ulteriore punto trattato è stato l’avvio di forniture di idrogeno, su cui il mercato energetico sta scommettendo sempre di più per limitare la dipendenza energetica dal gas russo e allo stesso tempo accelerare la transizione verso un’economia a impatto climatico zero. Durante i vari colloqui Habeck ha inoltre sottolineato la necessità di garantire standard lavorativi migliori e tutelare maggiormente i diritti umani in Qatar, affermando che ciò sarebbe al contempo un valore aggiunto dal punto di vista economico e raccogliendo il consenso del ministro dell’economia qatariota.
Oltre all’emiro, il ministro Habeck ha incontrato anche i ministri degli esteri e delle politiche energetiche. Al fine di stipulare una partnership energetica con l’emirato, la Germania dovrebbe costruire dei terminali GNL nella zona di Brunsbüttel, nello Schleswig-Holstein. Al termine dei colloqui Habeck ha comunicato che la partnership energetica dei due paesi è quasi in dirittura di arrivo e che le aziende della delegazione tedesca hanno già avviato le trattative con le loro controparti qatariote.
Già a febbraio l’emiro del Qatar Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani aveva manifestato l’intenzione di voler raddoppiare l’estrazione di gas, incrementando anche la capacità di produzione di GNL da 77 milioni di tonnellate all'anno a 126 milioni di tonnellate all'anno entro il 2027, operazione che dovrebbe costare circa 51 miliardi di dollari.
La visita del ministro Habeck si inserisce su una scia di visite di ministri di paesi UE a paesi che rappresentano attori chiave nel mercato energetico del gas. Lo stesso ministro italiano degli affari esteri di Maio si era recato prima in Algeria e poi ai primi di marzo proprio a Doha, per stipulare un accordo per incrementare le forniture di gas all’Italia. Il Qatar è per l’Italia al momento il terzo importatore di gas naturale- dopo Russia e Algeria- e il primo di gas naturale liquefatto, per una fornitura di 6,9 miliardi di metri cubi all’anni che corrisponde quasi al 10% del totale delle importazioni, contro il 40% del gas russo.
Fonti: https://bit.ly/37df5KV; https://bit.ly/3DJuSNH; https://bit.ly/3x5Ot9r
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)