Notizie mercati esteri

Lunedì 18 Dicembre 2023

Porto di Salonicco: la gara per il 6° molo è stata annullata

Porto di Salonicco: la gara per il 6° molo è nulla! L'OLTH (la società che gestisce il Porto di Salonicco) sta procedendo con un nuovo bando di gara.

Come annunciato dalla stessa Autorità Portuale, non è valido il bando indetto a fine 2019 per la costruzione del sesto molo del Porto.

Secondo le ultime informazioni, la data ultima per le manifestazioni di interesse delle imprese di costruzione è stata fissata per il 22 dicembre, per il resto delle procedure da seguire (offerte vincolanti, valutazione, ecc.).
Va segnalato che il consorzio "MYTILINEOS SA - ROVER MARITIME SL - HDK SA" era stato selezionato come contraente temporaneo della gara d'appalto ora annullata, per il progetto con un budget di 150 milioni di euro.
La gara era stata indetta alla fine del 2019 e il contraente temporaneo era stato annunciato nel febbraio 2022.

Per maggiori info: https://www.thpa.gr/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Ellenica di Salonicco)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Lunedì 18 Dicembre 2023

Riforma fiscale brasiliana approvata al Senato

In discussione in Brasile da 30 anni, la riforma fiscale (PEC 45/2019) è stata approvata in due tornate al Senato nel mese di novembre.

In entrambe le fasi, la proposta è stata approvata con 53 voti favorevoli e 24 contrari. Sono stati necessari 49 voti favorevoli (3/5 della composizione della Camera) perché la Proposta di Emendamento alla Costituzione (PEC) fosse approvata al Senato.

La proposta è stata approvata in una prima votazione alla Camera dei Deputati nel luglio di quest'anno, ma ha subito modifiche significative da parte dei senatori. Il testo tornerà quindi alla Camera per l'analisi delle modifiche apportate al Senato.

Solo se entrambe le Camere saranno completamente d'accordo con il testo, la riforma verrà approvata sotto forma di emendamento costituzionale in una sessione del Congresso Nazionale. L’aspettativa del governo e del Congresso è che questo processo possa essere completato quest’anno.

Considerando il testo approvato al Senato, cosa cambia concretamente con la riforma fiscale? Scopri i principali cambiamenti in 5 punti.

 

1. Semplificazione delle imposte

La riforma fiscale prevede la sostituzione di cinque imposte (PIS, Cofins e IPI, sotto la giurisdizione federale, e ICMS e ISS, rispettivamente sotto la giurisdizione statale e comunale) con un'imposta sul valore aggiunto (IVA). L'IVA è un'imposta che viene riscossa in modo non cumulativo, cioè solo su ciò che è stato aggiunto in ciascuna fase della produzione di un bene o servizio, esclusi gli importi pagati nelle fasi precedenti. Il modello mette fine all’incidenza delle tasse a cascata, uno dei problemi storici del sistema fiscale brasiliano.

Attualmente, più di 170 paesi adottano l’IVA, tra cui Canada, Australia, diversi paesi membri dell’Unione Europea e paesi emergenti come l’India, nonché vicini dell’America Latina come Messico, Colombia, Cile e Argentina.

L'IVA brasiliana sarà una Dual IVA, divisa in due parti: il Contributo su Beni e Servizi (CBS), sotto la giurisdizione federale; e l'imposta su beni e servizi (IBS), da parte di Stati e comuni.

Con la riforma, la riscossione delle imposte non avverrà più all’origine (luogo di produzione) ma verrà effettuata a destinazione (luogo di consumo), cambiamento che mira a porre fine alla cosiddetta guerra fiscale – la concessione di benefici fiscali da parte di città e Stati, con l’obiettivo di attrarre investimenti da parte delle imprese.

Secondo la proposta, i prodotti importati dovranno pagare l’IVA allo stesso modo degli articoli prodotti in Brasile, mentre le esportazioni e gli investimenti saranno esenti. Ci sarà una tariffa standard e un’altra diversa, per coprire settori come la sanità. La tariffa generale sarà definita dalla legge complementare, previa approvazione della PEC.

Il testo proposto dal relatore al Senato prevede anche un “blocco” della riscossione delle imposte sui consumi – limite che non potrà essere superato in futuro. Questo limite sarà rappresentato dal carico fiscale in percentuale del PIL, in media per il periodo dal 2012 al 2021 – che equivarrebbe al 12,5% del PIL, secondo la Segreteria Straordinaria per la Riforma Fiscale del Ministero delle Finanze. I critici su questo punto sostengono, tuttavia, che il blocco impedirà al governo di promuovere aumenti temporanei della riscossione in tempi di crisi.

 

2. La “Tassa sul Peccato”

L’Imposta Selettiva, conosciuta anche come "Tassa sul Peccato", sarà un tipo di sovrattassa che si applicherà alla produzione, vendita o importazione di beni e servizi dannosi per la salute o l'ambiente. Questi prodotti includono, ad esempio, sigarette e bevande alcoliche.

L'Imposta Selettiva sarà di responsabilità federale, con riscossione condivisa con altri enti della federazione.

In origine, l'Imposta Selettiva sarebbe stata utilizzata anche per mantenere la competitività della Zona di Libero Scambio di Manaus, ma il relatore della riforma al Senato ha proposto la creazione di un nuovo Cide (Contributo per l'Intervento nel Settore economico) a questo scopo. Se approvato, il nuovo Cide ricadrà “sull'importazione, produzione o commercializzazione di beni che hanno favorito l'industrializzazione nella Zona di Libero Scambio di Manaus”, come modo per mantenere il vantaggio del polo industriale.

La Zona di Libero Scambio e il Simples (sistema fiscale semplificato per le piccole imprese) devono continuare a costituire eccezioni al sistema, mantenendo le regole attuali, cosa criticata da alcuni esperti, che valutano i regimi fiscali speciali come inefficienti.

 

3. Paniere alimentare di base e cashback

La riforma fiscale prevede anche la creazione di un Paniere Nazionale di Alimenti di Base, i cui prodotti – come riso, fagioli, tra gli altri – saranno esenti da tasse. I prodotti nel paniere saranno definiti dalla legge complementare, che dovrà tenere conto della diversità regionale e culturale dell'alimentazione del Paese. Ci sarà anche un paniere “esteso” con altri prodotti, come carni e articoli per l'igiene personale e la pulizia, che avranno uno sconto fiscale del 60% per i consumatori a basso reddito.

Questo sconto sarà concesso attraverso il rimborso delle tasse, chiamato cashback. Secondo la proposta del relatore al Senato, anche la popolazione più povera dovrebbe avere diritto al cashback applicato sulle bollette dell'elettricità e del gas da cucina.

Alcuni esperti criticano il mantenimento dell'esenzione da una parte del paniere alimentare di base nella riforma fiscale. Sostengono che l’esenzione fiscale riduce la riscossione pubblica e avvantaggia sia i ricchi che i poveri. Secondo questi analisti, i rimborsi fiscali rappresentano una politica più economica ed efficace per ridurre l’ingiustizia fiscale.

Originariamente, la proposta di riforma del governo prevedeva il rimborso del paniere alimentare di base e un cashback per i più poveri. Il Congresso, tuttavia, ha optato per un modello intermedio, mantenendo l'esenzione per alcuni beni di prima necessità e il cashback per i più poveri del paniere “esteso”.

 

4. Liberi professionisti e altre eccezioni

Una novità introdotta nella riforma fiscale dal Senato è la creazione di una tassazione specifica per i servizi forniti da professionisti indipendenti, come avvocati, ingegneri e commercialisti, pari al 70% dell'aliquota fiscale generale.

All'ultimo minuto, il relatore della riforma ha accettato anche delle eccezioni che vanno a vantaggio delle banche, dei tassisti, delle società di calcio e dell'industria automobilistica, ampliando l'elenco dei settori privilegiati da aliquote diverse. La proposta approvata dalla Camera comprendeva già settori quali istruzione, sanità, strumenti e attrezzature mediche, medicinali e articoli per la salute mestruale, servizi di trasporto pubblico, prodotti e input agricoli, attività artistiche e culturali, tra gli altri.

Il problema con le eccezioni è che, poiché la riforma mira a essere neutrale dal punto di vista della riscossione delle imposte – cioè, l’aspettativa del governo è di continuare a riscuotere proporzionalmente la stessa somma che riscuote attualmente –, gli sconti concessi a settori specifici devono essere compensati con una tariffa generale più elevata per tutti gli altri prodotti e servizi.

Ad agosto, il Ministero delle Finanze ha pubblicato uno studio in cui si stima che l'aliquota IVA standard sarebbe compresa tra il 25,45% e il 27%. All'inizio di novembre, il ministro Fernando Haddad stimava che, con le nuove concessioni inserite dal relatore nel progetto del Senato, il tasso potrebbe raggiungere il 27,5%, uno dei più alti al mondo. Questo calcolo è stato fatto prima delle eccezioni dell'ultimo minuto previste da Eduardo Braga (MDB-AM), relatore per la riforma al Senato. “Questo business delle eccezioni è una festa della cocada. Il tasso di riferimento aumenterà ancora, e le eccezioni saranno rafforzate”, ha dichiarato alla fine Felipe Salto, capo economista e partner del gestore degli investimenti Warren Rena, in un'intervista al quotidiano O Globo alla fine di ottobre. Braga ha riconosciuto martedì, durante la votazione sul testo presso la CCJ, che la riforma che sarà sottoposta alla plenaria del Senato non è l'ideale. “Il rapporto non è un'opera d'arte perfetta, ma, in democrazia, è la costruzione di ciò che è possibile”, ha affermato Braga. “Si tratta della prima riforma fiscale che il Brasile attua in un regime democratico, il che è molto difficile”, ha aggiunto il senatore.

 

5. Tempo di transizione

Secondo la proposta di riforma fiscale, il periodo transitorio per l’unificazione fiscale durerà sette anni, tra il 2026 e il 2032. Dal 2033 verranno abolite le tasse attuali. La transizione è stata pianificata per evitare perdite di riscossione per Stati e comuni.

Secondo il calendario proposto, nel 2026 ci sarà un’aliquota di prova dello 0,9% per la CBS (IVA federale) e dello 0,1% per l’IBS (IVA ripartita tra stati e comuni). Nel 2027, PIS e Cofins cesseranno di esistere e il CBS sarà pienamente implementato. Il tasso IBS rimane allo 0,1%. Tra il 2029 e il 2032 è prevista una graduale riduzione delle tariffe ICMS e ISS e un graduale aumento delle IBS, fino alla piena entrata in vigore del nuovo modello nel 2033.

Il passaggio dalla riscossione delle imposte dall’origine alla destinazione dovrebbe avvenire nell’arco di 50 anni, dal 2029 al 2078. Questo lungo periodo di transizione divide le opinioni tra gli economisti.

Per Samuel Pessôa, ricercatore dell’Ibre-FGV (Istituto brasiliano di economia della Fondazione Getulio Vargas) e responsabile della ricerca economica presso il Julius Baer Family Office, ​​la separazione tra le due transizioni – unificazione fiscale e migrazione dall’origine alla destinazione – è l’“Uovo di Colombo” della riforma. “Questa riforma cambierà molto, in meglio, la struttura fiscale. Ma cambia la struttura federale, chi la percepisce e chi smette di percepirla. Non è neutrale dal punto di vista degli Stati”, ha affermato Pessôa in un’intervista con la BBC News Brasil a luglio. “Quindi l'idea, separando le due transizioni, è quella di dare tempo - molto tempo - agli Stati per adattarsi alle nuove strutture di accoglienza e anche dare tempo affinché gli effetti benefici della riforma si trasformino in crescita economica.”

Salto, di Warren Rena, ritiene invece che il lungo periodo di transizione per l'unificazione fiscale potrebbe significare che la guerra fiscale non avrà fine, danneggiando uno degli obiettivi della riforma. Secondo la proposta di riforma, l'IBS sarà istituita con un'aliquota dello 0,1% nel 2026. Fino al 2028, la nuova imposta coesisterà con l'ICMS e l'ISS senza modificare le aliquote delle vecchie imposte. Dal 2029 in poi, le vecchie tasse inizieranno a essere ridotte, del 10% all'anno, fino al 2032. Così, alla fine del 2032, ICMS e ISS avranno aliquote equivalenti al 60% di quelle attuali. “Affinché [la tassazione] possa migrare verso la sua destinazione, dobbiamo credere che non ci saranno pressioni affinché questo ICMS al 60% non continui ad essere in vigore oltre il 2032. In altre parole, che da un giorno all'altro questo ICMS al 60% scomparirà a zero”, ha detto Salto alla BBC a luglio. “Questo è un rischio perché, mantenendo elevata l'aliquota di una cattiva tassa che dà luogo a benefici fiscali – cosa non vietata dalla PEC –, si può dare luogo alla concessione di nuovi incentivi fiscali. Poi c'è il rischio di non avendo migrazione verso il destino nemmeno tra un decennio.”

 

Fonte: https://tinyurl.com/49t2kraw

 

(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)

Ultima modifica: Lunedì 18 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

La legge tedesca sugli imballaggi e gli obblighi in vigore per le aziende che esportano in Germania: informazioni e dati

Dal 1° luglio 2022 le aziende che esportano in Germania sono tenute all’adempimento degli obblighi previsti dalla legge tedesca degli imballaggi (VerpackG o – per esteso - Verpackungsgesetz).

Il mercato tedesco costituisce da sempre uno dei target principali di sbocco per i prodotti made in Italy e per questo motivo, al fine di poter iniziare o continuare attività di export in questo paese, è necessario conoscere e rispettare le relative normative e gli obblighi di legge.

La legge entrata in vigore lo scorso anno mira a ridurre al minimo l'impatto dei rifiuti di imballaggio sull'ambiente in Germania e ad attuare la Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti derivanti dagli imballaggi stessi. L'obiettivo della legge è quindi di far sì che i produttori (ovvero le aziende che immettono imballaggio) si assumano maggiori responsabilità e in generale contribuiscano maggiormente al riutilizzo, al riciclaggio o all’eliminazione dei materiali di imballaggio. A tal fine è stato creato il Zentrale Stelle Verpackungsregister (ZSVR, Ufficio centrale del registro degli imballaggi), cui è stato affidato legalmente il compito di mettere in atto la legge sugli imballaggi e sorvegliare che la legge venga rispettata. Tutte le aziende che mettono in circolazione prodotti imballati sul mercato tedesco sono tenute ad iscriversi al registro pubblico LUCID.

La legge prevede l’obbligo di iscrizione al registro per tutti gli immissori di prodotti imballati sul territorio tedesco, non solo con destinazione mercato B2C, ma anche B2B. Tutte le aziende italiane che spediscono beni che arrivano imballati in Germania devono quindi attenersi agli obblighi di legge e iscriversi al portale del registro imballaggi LUCID (https://www.verpackungsregister.org/en).

A seguito della registrazione, le aziende dovranno comunicare le quantità di imballaggi esportate in Germania e stipulare un contratto con un ente di smaltimento tra quelli autorizzati (elenco disponibile a questo link). Con la registrazione si attesta che l’azienda riconosce la propria responsabilità per lo smaltimento del packaging che viene usato per i prodotti in quanto responsabile dei rifiuti messi in circolazione sul suolo tedesco.

L’obbligo è quindi previsto per: produttori, gestori di negozi online, importatori ed intermediari.

Una violazione di questi obblighi costituisce un illecito amministrativo e si può incorrere in multe fino a 200.000 EUR oltre al divieto di vendita e distribuzione nella Repubblica Federale.

Link utili in lingua inglese sono disponibili:

https://www.verpackungsregister.org/en/information-orientation/instructions-further-information/explanatory-films/registration-in-lucid

https://www.ice.it/it/mercati/germania/normativa-imballaggi
https://www.ice.it/it/sites/default/files/inline-files/ITA_ZSVR_presentazione_webinar_28062023.pdf

https://www.verpackungsregister.org/en/information-orientation/instructions-further-information/systems-overview

https://www.s-ge.com/it/article/novita/20191-c7-germania-legge-imballaggi?ct

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Tedesca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Work – Life Balance in Danimarca

Il contesto

Il popolo danese ha ben chiaro il concetto di work-life balance. In generale, i danesi sono orgogliosi del loro lavoro e soddisfatti della loro carriera lavorativa, ma non sentono la necessità di dedicare al lavoro più delle ore concordate dai contratti lavorativi, a scapito della vita personale.

Sono numerosi gli studi che dimostrano come lunghe giornate di lavoro e troppo stress collegato all’ambito lavorativo facciano stare male fisicamente e mentalmente. Questo i lavoratori ed i datori di lavoro danesi l’hanno capito da diverso tempo. Secondo l’OCSE - l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – infatti, in Danimarca solo il 2% dei dipendenti ha orari di lavoro prolungati, mentre la media degli altri Paesi è dell’11%. Nonostante ciò, la Danimarca ha uno dei tassi di produttività più alti al mondo.

Lavorare meno ore non significa “fare meno”. Anzi, l’OCSE ha dimostrato che lunghi orari di lavoro, a lungo termine riducono la produttività anziché aumentarla.

In aggiunta, il lavoro part-time è ampiamente diffuso in Danimarca, tanto che secondo le statistiche di Eurostat, il Paese si posiziona tra i primi cinque in Europa per la percentuale di persone impiegate in modalità non full-time.

Nuove tendenze

L’orario di lavoro settimanale danese è sancito dai contratti collettivi, cioè quegli accordi stipulati tra sindacati e le organizzazioni di imprenditori o ditte singole. Nel 1990 i contratti collettivi hanno sancito 37 ore di lavoro settimanali, ma negli ultimi anni i danesi hanno scelto di ridurre queste ore. Da un’analisi realizzata da KL, un’associazione che riunisce gli interessi di 98 municipalità danesi, è apparso che la settimana lavorativa media dei danesi è diminuita da 32.3 ore settimanali nel 2000 a 30.7 ore nel 2021. Inoltre, i danesi lavorano 1.380 ore all’anno, un numero di ore limitato rispetto ad altri Paesi europei.

Il Primo Ministro Mette Frederiksen ha analizzato il trend e, preoccupata di questa tendenza, ha indirizzato diverse sue conferenze ai lavoratori danesi. In una di queste, afferma «I danesi sono uno dei popoli con la più alta frequenza lavorativa al mondo ed è questa la linea che dovrebbero continuare a seguire. Negli ultimi anni si possono però notare tendenze opposte. È l’elevata etica al lavoro che ha creato prosperità e opportunità: è questo che ha creato la Danimarca». In un altro discorso, il Primo Ministro continua citando Thorvald Stauning, politico danese e Primo Ministro danese da 1924 al 1926 e dal 1929 al 1942: «L'ozio e la pigrizia sono nemici dell'uomo. Attraverso la diligenza e il lavoro, gli individui progrediscono. E ogni individuo contribuisce a creare una società che possa offrire una vita dignitosa». 

C’è sicuramente un desiderio comune da parte dei politici: una società che lavori di più per continuare a mantenere lo stile di vita ed il welfare raggiunto negli anni. Statistics Denmark raffigura però che i danesi non sono d’accordo ed 1 su 6, nonché il 17% degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni, vuole lavorare di meno.

Considerazioni finali

In Danimarca i cittadini dedicano il 66% della giornata alla cura personale e al tempo libero, una percentuale ben al di sopra della media calcolata da OCSE.

Dato la scelta dei danesi di voler lavorare meno ore e avere più tempo libero per i loro interessi e le loro famiglie, una possibile soluzione per invertire la tendenza temuta dal Primo Ministro, è lavorare di più sulla possibilità di offrire maggiore flessibilità e migliori condizioni lavorative.

Ma è anche vero che, per uno Stato, è difficile sia accogliere richieste di orari lavorativi più brevi e maggiore libertà, e sia, allo stesso tempo, garantire il progredire del welfare statale in risposta alle esigenze dei cittadini. 

Fonte: https://www.dr.dk/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Nuove proposte in Danimarca: eliminare l’obbligo di accettare contanti nei negozi

La Danmarks Nationalbank, la banca centrale di Danimarca, ha proposto che i politici inizino a valutare un futuro in cui i negozi possano decidere volontariamente se accettare o meno i contanti come mezzo di pagamento.

In un comunicato stampa rilasciato giovedì dalla Danmarks Nationalbank si legge «Potrebbe avere un risultato positivo allentare l'obbligo di contante al fine di sostenere pagamenti sicuri ed efficienti nella società».

Anche secondo l’associazione di categoria Dansk Detail dovrebbe essere nelle mani dei negozianti la decisione di accettare o meno il denaro contante. In Danimarca il contante è sempre più un problema: i costi di gestione sono elevati e un numero sempre più numeroso di banche non accetta banconote e monete nelle loro filiali rendendo difficile ai negozi accettare pagamenti in contanti a loro volta.

Brian Mikkelsen, direttore della Camera di commercio danese sostiene «Poiché sempre meno persone hanno a che fare con il contante e ci sono fisicamente meno banche, il costo della fornitura del servizio di questo mezzo di pagamento è diventato troppo costoso rispetto al numero di persone che ancora lo utilizzano. In Svezia l'obbligo di contante è già stato abolito; la Camera di Commercio danese spera che ciò possa avvenire anche in Danimarca».

Nonostante tante voci favorevoli, l’associazione nazionale DaneAge Association ha una visione differente. L’associazione è contraria a qualsiasi modifica alle regole sul contante. Una delle motivazioni principali è che si rischierebbe di ignorare le persone più anziane o con disabilità che vogliono (o devono) usare il contante nelle loro operazioni di pagamento giornaliere. Anche se si tratta di una percentuale piccola rispetto al resto delle persone, è comunque importante da includere.

In sintonia con la DaneAge Association, il governo, per ora, non ha preso nessuna decisione in merito all’abolizione dell’obbligo di accettare contanti da parte dei negozianti.  

Il ministro degli affari Morten Bødskov (socialdemocratico) afferma «Può darsi che le nuove generazioni e le persone più tecnologiche usino le carte di credito, di debito, il mobilepay o i telefoni cellulari per i pagamenti, ma ci sono altre persone che preferiscono usare il contante, e c’è anche un importante fetta del settore della vendita al dettaglio che vuole ancora usare il contante; perciò, dovrebbero essere autorizzati a farlo».

Oltre al dibattito appena citato, la Danimarca ha annunciato da poco l’abolizione della banconota da mille corone che non sarà più valida a partire dal 31 maggio 2025.  Le motivazioni che hanno spinto alla decisione sono diverse: sicuramente una delle più importanti è la possibilità di diminuire la criminalità finanziaria. Inoltre, il governo introdurrà un disegno di legge per diminuire il limite di pagamenti in contanti, dalle attuali 20.000, a 15.000 corone danesi.

Grazie alla diminuzione dell’uso di denaro contante negli ultimi anni, nel 2022 la Danimarca ha registrato il suo primo anno senza rapine in banca.

Considerazioni finali

La scelta di abolire il denaro contante può danneggiare le fasce più fragili della società. Non tutti sono in possesso di carte d credito ed è ancora sostanzioso il numero di persone che continua a preferire il contante. L'istituto di statistica governativo Statistics Denmark in una delle sue ultime pubblicazioni afferma che ancora il 20% dei danesi avrebbe difficoltà nel vivere in una Danimarca senza contanti.

La proposta simboleggia certamente un significativo cambiamento per la società danese, un'opzione che al momento potrebbe non sembrare realizzabile, ma che nel futuro non può essere esclusa.

 

Fonte: http://tinyurl.com/2bza88ct

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

L’industria del cinema in Danimarca

Contesto

Sin dagli inizi del ‘900, l'industria cinematografica danese ha costantemente prosperato, grazie alla presenza di registi illustri come Peter Elfelt e Carl Dreyer, insieme ad attori come Bodil Ipsen e Asta Nielsen, solo per citarne alcuni.

Per favorire e stimolare il settore, nel 1906 venne fondata la società di produzione danese Nordisk Film, considerata l’Hollywood europea, dedicata alla realizzazione di lungometraggi destinati all’esportazione; questo ha portato la Danimarca al centro dell’industria cinematografica in Europa.

Con l’avvento del cinema sonoro, le barriere linguistiche rendevano i film danesi meno adatti all’esportazione internazionale arrecandone un grave danno. Con l’intento di aiutare il settore in difficoltà, nel 1972 venne fondato il Denmark Film Institute che, tramite sussidi statali per i progetti cinematografici danesi, gettò le basi per la rinascita dell’industria.

Oggi il Denmark Film Institute supporta la produzione di circa 20 lungometraggi e 20 documentari in lingua danese ogni anno.

Nuovo accordo

L’industria cinematografica danese ha ricevuto un grosso finanziamento grazie al Film Agreement 2024-2027, un accordo che definisce un piano d’azione con lo scopo di rafforzare il settore.

L’accordo prevede un contributo annuale di 98 milioni corone danesi a partire dal 2025 a sostegno di film, serie e documentari danesi, oltre ai 622 milioni di corone danesi annuali che saranno stanziati dal 2024 al 2027.

Il Ministro della Cultura danese Jakob Engel- Schmidt afferma «Sono molto felice che un’ampia maggioranza del Folketing (il Parlamento danese) possa ora dare un impulso storico all’industria cinematografica, solido pilastro della cultura danese. Con questo accordo stiamo effettuando l’investimento di fondi pubblici più grande che il settore dei film danesi abbia ricevuto negli ultimi due decenni. In questo modo vogliamo anche garantire che, in futuro, i film danesi possano continuare ad essere caratterizzati dal massimo livello di qualità. Ci siamo inoltre concentrati sulla creazione di un accordo che fornisca un quadro valido e stabile per il settore, offrendo ai talenti danesi l’opportunità di svilupparsi e crescere».

L’accordo, già stipulato anche nel periodo che andava dal 2019 al 2023, ha ottenuto un tale successo che si è voluto incrementare con nuovi fondi più sostanziosi. Dall’accordo precedente sono stati prodotti 8-10 lungometraggi e 10-12 documentari che hanno partecipato ad alcuni dei Festival del cinema più importanti del mondo, tra cui Festival internazionale del cinema di Cannes, Berlino, Venezia, Sundance e Toronto. Grazie al nuovo accordo 2024-2027, l’obiettivo è quello di portare ai Festival sopra citati 20-26 lungometraggi e 30-35 documentari nel 2024.

Oltre alle sovvenzioni statali, uno degli obiettivi dell’accordo è la promozione di film girati sul territorio danese, l’istituzione di una commissione apposita per organizzare i futuri progetti di sostegno all’industria ed elaborare delle strategie per promuovere la realizzazione di contenuti per bambini e ragazzi.

Considerazioni finali

Nonostante il nuovo accordo sia destinato a soddisfare numerosi bisogni e necessità dell’industria cinematografica danese, sicuramente non risolverà del tutto le problematiche esistenti” sottolinea Jørgen Ramskov, giornalista ed ex manager del Copenhagen Film Festival.

La difficoltà più grande sarà, infatti, l’arrivo della maggior parte dei fondi solo nel 2025. Jørgen Ramskov afferma «Speravamo che si potesse trovare un finanziamento provvisorio, trovare un po' di fondi nel bilancio in modo da poter avere una sovvenzione una tantum ed iniziare con le operazioni di aiuto sin da subito».

Superato il periodo di pandemia che ha influito negativamente sull’industria cinematografica non solo in Danimarca ma anche in tutta Europea, ora i registi e gli attori vogliono e sono pronti a ricominciare con entusiasmo: il sostegno offerto dallo Stato danese è sicuramente un ottimo punto di partenza.

 

Fonte: http://tinyurl.com/59tdvfdy

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Danimarca: divario salariale tra uomo e donna

Cenni storici

In fatto di uguaglianza di genere la Danimarca è uno dei paesi più all’avanguardia sia a livello culturale che a livello legislativo. 

Già nel 1814, infatti, era stata introdotta la prima legge sull’istruzione primaria universale dove si affermava l’obbligo di educare sia i ragazzi che le ragazze, un evento, questo, considerato una delle pietre miliari nel processo per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere nel Paese.

Un secolo dopo, nel 1915, era stato introdotto il suffragio universale, ed anche la possibilità, per le donne, di entrare in politica e candidarsi alle elezioni parlamentari. Ciò spianò la strada ad una rappresentazione egualitaria della società danese in politica, infatti, Il Parlamento danese, il Folketing, oggi conta circa il 40% di donne.

Un altro momento significativo per l’uguaglianza di genere avvenne nel 1999, quando venne creato il ministero l’uguaglianza di genere, con a capo il ministro Jytte Andersen, responsabile di garantire la parità di retribuzione fra i generi. Infine, nel 2011 entrò in carica la prima donna Primo ministro danese, Helle Thorning-Schmidt.

Attualità

Nonostante questo impegno storicamente dimostrato, la Danimarca non è ancora riuscita a colmare il divario di genere quando si tratta di parità retributiva.

Gli uomini danesi oggi guadagnano ancora il 12,3% in più rispetto alle donne. Questo è ciò che mostrano i dati di Danmarks Statistik, l'istituto di statistica governativo del Paese, mentre altri istituti statistici mostrano un divario ancora più grande.

Secondo gli studi di Danmarks Statistik, ogni volta che un uomo guadagna 100 DKK, una donna ne guadagna solamente 87, dimostrando, quindi, ancora un’accentuata disparità.

Per protestare contro questo inspiegabile divario è stato organizzato da Birgitte Baadegaard e Noell Elise una manifestazione rappresentata dall’hashtag #16novdk a Christiansborg (Copenaghen) il 16 novembre. Il giorno è stato scelto per spiegare e ricordare che, poiché le donne guadagnano il 12,3% in meno rispetto agli uomini, ciò comporta che dal 16 novembre 2023 alla fine dell’anno 2023 le donne non guadagneranno più nulla ed è come se lavorassero gratis.

La differenza di salario è solo però la punta dell’iceberg. Birgitte Baadegaard, una delle organizzatrici dell’evento #16novdk afferma che «A differenziare gli uomini dalle donne non c’è solo quanto guadagnano, ma c’è anche solitamente una pensione più piccola per le donne, un tasso di interesse più alto quando le donne contraggono prestiti e mancanza di finanziamenti alle donne come imprenditrici» (le donne ricevono solo tra l’1 e il 2% dei finanziamenti totali).

Considerazioni finali

La legislazione danese è però chiara sull’argomento salari. Il Testo Unico sulla parità retributiva tra uomini e donne, introdotto nell’ agosto del 2006, garantisce che donne e uomini ricevano la stessa retribuzione per lo svolgimento dello stesso lavoro.

Quindi se si vuole colmare il divario salariale tra uomini e donne, è necessario un cambiamento non legislativo, ma culturale nelle aziende danesi.

L’attuale ministro per l’uguaglianza di genere Marie Bjerre afferma: «Penso che sia necessario che le aziende si assumano la responsabilità di promuovere l'uguaglianza dal basso. Ciò significa che uomini e donne devono essere trattati allo stesso modo durante il processo di assunzione e, quando si pensa alle promozioni sul posto di lavoro, si deve giudicare in maniera egualitaria il potenziale sia delle donne che degli uomini».

Ottenere una giusta retribuzione per il lavoro svolto non è solo un diritto di tutte le donne, ma è anche un vantaggio per l’intera nazione: aiuterebbe a creare una maggiore uguaglianza di genere, ridurrebbe la povertà e sarebbe uno stimolo all’economia. Per esempio, l’Unione Europea ha indicato come, riducendo anche solo di un punto percentuale il divario retributivo di genere, si otterrebbe un aumento del PIL dello 0,1%.

 

Fonte: https://www.europarl.europa.eu/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Nuovo traguardo in Danimarca: l’inflazione raggiunge lo 0,1%

Il 10 novembre 2023 Statistics Denmark, l'istituto di statistica governativo della Danimarca, afferma che l’inflazione sul territorio danese ha raggiunto lo 0,1%: si tratta di un traguardo importante per l’economia e per i cittadini danesi.

Durante tutto il 2023 l’inflazione ha continuato a diminuire, ad eccezione di un piccolo aumento a luglio, ma mai è arrivata ad una percentuale così vicina allo zero.

Un forte calo è stato osservato nei prezzi di gas, elettricità, gasolio, yogurt e cereali, prodotti che hanno notevolmente contribuito al calo dell’inflazione. Oggi, quindi, la Danimarca vanta il tasso di inflazione più basso di tutta l’Unione Europea.

L’inflazione di base

Particolare attenzione è rivolta all’inflazione di base. Con il termine “inflazione di base” si intende l’inflazione calcolata escludendo le variazioni di prezzo determinate da fattori come l’energia ed i costi degli alimenti grezzi. I numeri in questo caso mostrano un calo del 0.5%, passando dal 4,2% ad agosto al 3,7% a settembre. Si tratta del livello più basso raggiunto da aprile 2022. Questo dimostra la presenza di inflazione in altri settori dell’economia danese.

«Il calo dell’inflazione, in particolare dell’inflazione di base, dai livelli elevati osservati nell’ultimo anno è indubbiamente un segno positivo» commenta Brian Friis Helmer, esperto economista associato ad Arbejdernes Landsbank, una tra le più grandi banche in Danimarca. Helmer continua, affermando che «la diminuzione dell’inflazione però non si traduce immediatamente in risparmi per il consumatore danese, sebbene in alcuni negozi e supermercati si possano già vedere riduzione di prezzi».

BCE e inflazione

L’inflazione è anche influenzata dalle politiche adottate dalla Banca Centrale Europea (BCE). La Banca Centrale Europea, infatti, lavora per mantenere l’inflazione stabile e bassa, ma non punta allo 0%. Avere un’inflazione dello 0% significherebbe un rischio importante di deflazione, poiché potrebbe portare i cittadini a posporre l’acquisto di beni e servizi, aspettando di poterli acquistare ad un prezzo più basso in un futuro momento. Questo potrebbe causare una paralisi nell’economia dei Paesi.

Conclusioni

Dall’inizio del 2021 l’inflazione ha subito un notevole incremento in termini percentuali in tutte le economie europee, compresa la Danimarca. Nel Paese, durante il 2022, l’inflazione ha addirittura raggiunto il suo livello più alto dal 1980 (10.1% di inflazione ad ottobre 2022).

Questa comune tendenza all’inflazione si è manifestata in maniera diversa nei diversi paesi dell’Unione Europea. In Danimarca l’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari (in misura minore) sono i fattori che hanno determinato un aumento marcato dell’inflazione.

Secondo Las Olsen, capo economista alla Danske Bank, la più grande banca danese, questo nuovo traguardo raggiunto (l’inflazione vicina allo 0%) aiuterà i cittadini danesi che da tempo lottavano con l’aumento dei prezzi. Olsen spiega, però, che queste percentuali così basse non dureranno per sempre; infatti, ci si aspetta un aumento dell’inflazione nei prossimi periodi. Sottolinea anche che si tratterà di un aumento graduale e controllato che non raggiungerà le percentuali incredibili toccate nell’ottobre 2022. L’obiettivo è comunque quello di mantenere un’inflazione bassa, poiché bassa inflazione, insieme alla stabilità dei prezzi, sono i prerequisiti più importanti per un’economia solida e sicura.

Fonte: https://www.dr.dk/

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Firmato contratto per la gestione della Metropolitana di Salonicco - ATM coinvolta

La firma del contratto tra Hellenic Metro S.A. e la società appaltatrice THEMA avente come azionisti l'italiana ATM al 51% e la francese EGIS al 49%, è avvenuta il 4 ottobre presso la stazione della metropolitana di Salonicco "Agia Sofia", alla presenza del Primo Ministro K. Mitsotakis che ha promesso che nel 2024 la metropolitana sarà pienamente operativa.

Secondo il contratto, condizione inviolabile è l'adempimento delle condizioni del periodo preparatorio, per dare inizio all'operazione commerciale. Il periodo preparatorio in questione prevede il completamento dei lavori di costruzione per effettuare l'accettazione amministrativa e deve essere seguito dal periodo preparatorio, che comprende l'installazione e la messa in servizio del sistema informativo, le prove di funzionamento in sicurezza in molti scenari diversi, della durata di circa almeno 14 mesi, formazione del personale, licenze, certificazioni, ecc.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italo-Ellenica di Salonicco)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023
Venerdì 15 Dicembre 2023

Nella stagione estiva ci saranno nuovi collegamenti tra Praga e Italia

Nella stagione di volo estiva ci saranno nuovi collegamenti aerei tra Praga e l’Italia. Ad annunciare i nuovi voli sono le compagnie Volotea e Smartwings.

Da fine marzo dovrebbe partire il nuovo collegamento della compagnia Volotea tra Praga e Firenze. Il collegamento verrà servito secondo la compagnia due volte alla settimana, il lunedì e il venerdì. Volotea promette ai passeggeri “prezzi concorrenziali” per il collegamento tra due città a forte volume turistico.

Da giugno dovrebbe poi partire il collegamento della compagnia ceca Smartwings verso Brindisi. Anche in questo caso i voli sono previsti lunedì e venerdì. L’obiettivo del nuovo volo diretto è, secondo il presidente di Aeroporti di Puglia Antonio Maria Vasile, attirare più turisti cechi nella regione meridionale.

 Fonte: http://tinyurl.com/3anz4k2y

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 15 Dicembre 2023