Investimenti

Venerdì 21 Ottobre 2022

La Danimarca favorisce l’innovazione del settore marittimo attraverso il progetto DMA Regulatory Future Lab

La Danimarca, in virtù della propria conformazione fisica e posizione geografica, è una delle maggiori nazioni marittime al mondo. Invero, l’attività delle compagnie appartenenti al settore marittimo danese rappresenta circa un quarto delle esportazioni totali del paese, e da queste derivano sia indirettamente che direttamente circa il 4% dei posti di lavori della Danimarca.

In questo contesto di dipendenza del paese dallo sfruttamento dei mari che lo circondano, appare necessaria la collaborazione dell’Autorità Marittima Danese (DMA) con le aziende private del settore, al fine di supportare la crescita del cluster marittimo danese, attraverso la creazione di condizioni favorevoli per lo sviluppo. Il settore marittimo è infatti regolato prevalentemente da norme stabilite a livello internazionale, che sovente risultano essere delle barriere legislative per le aziende che vi operano, in quanto l’evoluzione legislativa non sempre riesce a stare al passo con le innovazioni tecnologiche implementate in risposta alle necessità correlate a temi in costante evoluzione come, ad esempio, la tutela dell’ambiente.

L’Autorità Marittima Danese, quindi, attraverso l’istituzione del DMA Regulatory Future Lab si propone come un partner facilitatore per l’applicazione delle nuove soluzioni d’innovazione nel settore marittimo, aiutando le aziende private a superare barriere normative attraverso la gestione di richieste che necessitano di un controllo ed un’accettazione da parte delle autorità competenti.

Per la Danimarca e le sue istituzioni, è di primaria importanza poter sostenere le aziende nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni tecnologiche innovative, soprattutto nell’ambito di processi contemporanei, che sempre più stanno condizionando il modo di fare business in tutti i settori, come la transizione green, la decarbonizzazione e la digitalizzazione. Per il paese è perciò necessario poter supportare le idee d’innovazione che nascono dal settore privato, attraverso progetti come il Future Lab, e che spesso si sviluppano più rapidamente dell’aggiornamento legislativo sia internazionale che del paese.

Dal punto di vista pratico, il DMA Regulatory Future Lab si propone di aiutare le aziende private del settore in diverse fasi del processo di innovazione. Da un lato, supporta la stessa nascita e crescita di idee innovative ancora quindi nel corso della loro fase embrionale e di test, dall’altro gestisce l’applicazione di progetti già pronti per essere implementati. Sostenendo un processo di co-creazione di soluzioni innovative attraverso una partnership con aziende private, il DMA Regulatory Future Lab avvia una collaborazione il più possibile adattata e personalizzata alla risoluzione del caso specifico, che inizia con una perizia approfondita del progetto da implementare, al fine di comprenderne al meglio la natura e definire in modo preciso il tipo di sostegno da attuare. Successivamente, è l’Autorità Marittima Danese che fissa una base di approvazione, che servirà all’azienda come quadro per condurre analisi, test e valutazioni del progetto, al fine che questo sia conforme alla regolamentazione per l’approvazione da parte della DMA.

Attraverso il lavoro del DMA Regulatory Future Lab, l’Autorità Marittima Danese intende creare un ambiente sempre più favorevole alla crescita delle aziende che operano nel settore navale del mercato danese, supportando la realizzazione di tecnologie e soluzioni innovative, che possano sviluppare il settore, che al momento della loro esecuzione sfidano l’attuale sistema di regolamentazione statale. 

Fonti: https://bit.ly/3CVpiYI; https://bit.ly/3DiE3pN

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 21 Ottobre 2022
Venerdì 21 Ottobre 2022

Aggiornamento dei flussi in entrata degli IDE

I dati i più aggiornati sui flussi di investimenti diretti esteri (IDE) in Turchia, pubblicati lo scorso 12 settembre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali (YASED), indicano che nei primi sette mesi del 2022 gli IDE in entrata sono stati pari a 6,11 miliardi di dollari (-0,2% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno). In particolare, nel mese di luglio scorso, sono ammontati 658 milioni di dollari (16% del deficit delle partite correnti); “a losing momentum” definisce il risultato di luglio l’ultimo rapporto di YASED rispetto ai mesi di maggio e giugno scorsi.

Nel dettaglio l’afflusso di IDE è stato guidato nel mese in osservazione, per un valore di 306 milioni di dollari, dai ricavi dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri (erano stati più del doppio nel mese di maggio con oltre 650 milioni di dollari) seguiti dall’acquisizione di partecipazioni azionarie (387 milioni di dollari) che rallentano insieme agli investimenti derivanti da crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari.

Se consideriamo i primi sette mesi del 2022, la quota percentuale di IDE affluita sotto forma di vendite immobiliari ai residenti stranieri raggiunge il 62% del totale mentre i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero in forma di acquisizione di partecipazioni azionarie sono stati i settori del commercio all'ingrosso e al dettaglio e ITC apparecchiature elettriche ed elettroniche.

I dati di luglio mostrano ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito tra i principali investitori in Turchia, con la quota di maggioranza (pari al 63%) degli IDE totali in entrata nel Paese: la Svizzera nel mese in considerazione si piazza al primo posto con il 23% dei flussi in entrata seguita dall’Italia e dall’Irlanda. In questo mese il nostro Paese è balzato al 2° posto anche grazie alla recente acquisizione, da parte della TISG Italia (società attiva nel settore della nautica di lusso del Gruppo CG Holding S.p.A.), di una importante quota della TISG Turchia YAT A.S.. A questa operazione si aggiunge la fusione della “ProntoPro” con la turca “Armut” nel settore dell’e-commerce.

Sempre nel mese in osservazione si osserva una maggiore presenza degli investimenti di capitale azionario da parte dei Paesi Europei e dell’Asia orientale che continuano ad ampliare la loro presenza in Turchia.

Nel 2021 gli IDE in entrata si attestarono a 14,1 miliardi di dollari (+48% rispetto al 2019) con una quota globale pari allo 0,86% e hanno finanziato oltre il 40% del deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Nel primo semestre del 2022, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca Centrale, gli afflussi totali di IDE nel Paese sono ammontati a 5,5 miliardi di dollari, in aumento del 21% su base annua che potrebbero attestarsi alla fine dell’anno a 14,8 miliardi di dollari, rispetto appunto ai 14,1 miliardi di dollari dello scorso anno.

Nel semestre in considerazione i Paesi Bassi occupano la prima posizione con 590 milioni di dollari di IDE verso la Turchia, seguiti da Svizzera (513 milioni di dollari) e da Germania (211 milioni di dollari). Commentando i recenti dati sugli IDE il Presidente dell'Ufficio per l’attrazione degli investimenti (ISPAT), Burak Dağlıoğlu, ha osservato che “la Turchia continua ad essere un “faro” per molte aziende straniere in svariati settore della propria economia grazie ad una offerta diversificata dei propri prodotti e servizi che possono oggi competere su scala globale”. Dağlıoğlu ha anche aggiunto che la Turchia è diventata un importante e strategico polo di R&S di tutta la regione con una infrastruttura logistica importante e in crescita e con un ecosistema di startup tecnologiche all’avanguardia che sempre nel primo semestre dell’anno le hanno ricevuto 1,4 miliardi di dollari di investimenti.

L’obiettivo di Ankara resta quello di aumentare la propria quota globale dei IDE in entrata dallo 0,85% attuale all’1,6% entro il prossimo anno.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 21 Ottobre 2022
Venerdì 7 Ottobre 2022

Fitch mantiene il grado d'investimento della Corea ad "AA-"

Fitch Ratings ha annunciato mercoledì che manterrà il rating nazionale della Corea a AA- con una "prospettiva stabile".

Secondo le previsioni di Fitch, il tasso di crescita economica reale della Corea raggiungerà il 2,6% quest'anno e l'1,9% nel 2023.

Si prevede inoltre che i dati sull'inflazione dell'indice dei prezzi al consumo interno scenderanno a circa il 5,0% entro la fine dell'anno e all'1,5% entro la fine del 2023.

Nel frattempo, la previsione per il rapporto debito/PIL per il 2025 è stata abbassata dal 58,6% al 51,5%.

Quando il rating della Corea è stato annunciato per la prima volta a gennaio Fitch aveva sottolineato che l'aumento del debito nazionale sarebbe stato un fattore di flessione a medio termine; tuttavia le prospettive sul debito sono migliorate e si stima che i fattori di decrescita saranno attenuati rispetto alle stime iniziali.

Fitch ha anche spiegato che le riserve in valuta estera della Corea rimangono solide rispetto alle controparti, registrando circa sei mesi di pagamenti esterni correnti nel 2022.

Fitch ha citato che l'aumento significativo del debito pubblico rispetto al PIL, le difficoltà del settore economico e finanziario derivanti dalla crescita del debito delle famiglie e un aumento dei rischi geopolitici nella penisola coreana possono essere fattori che potrebbero portare a un declassamento del rating della Corea.

D'altro canto invece, un allentamento strutturale dei rischi geopolitici, il miglioramento degli standard di governance e i continui avanzi delle partite correnti che contribuiscono a un miglioramento duraturo della posizione creditoria con l'estero sono stati citati come fattori che potrebbero aiutare la Corea a migliorare il suo rating attuale.

Fonte: https://bit.ly/3yohGMX

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)

Ultima modifica: Venerdì 7 Ottobre 2022
Venerdì 2 Settembre 2022

Investire in Brasile – Opportunità sul mercato di carta e cellulosa

Secondo l'opinione dell'analista di Ágora Investimentos, Renato Cesar Chanes, i prezzi della cellulosa sui mercati internazionali quest'anno registrano picchi significativi, come nel caso del prodotto a fibra corta, ad esempio, che accumula un aumento di oltre il 40%. Tuttavia, le quotazioni delle azioni delle società del settore non hanno rispecchiato questo scenario. Il che potrebbe creare opportunità di investimento. Anche in considerazione del fatto che esiste una crescente preoccupazione per l'ambiente, che ha stimolato il passaggio dagli imballaggi in plastica al cartone/carta, aumentando la domanda dei prodotti delle aziende del settore.

L’azienda brasiliana Klabin è il più grande produttore ed esportatore di carta da imballaggio in Brasile, con 22 stabilimenti nel paese e uno in Argentina. Inoltre, è l'unica azienda nel mercato brasiliano che offre soluzioni in fibra corta, fibra lunga e polpa lanuginosa (utilizzata nei prodotti assorbenti). È inoltre leader nel mercato degli imballaggi in cartone ondulato e delle buste industriali. Questa detiene una struttura patrimoniale equilibrata, con un livello di indebitamento confortevole, soprattutto in considerazione dell'espressiva generazione di cassa, trainata dall'aumento dei prezzi della cellulosa. Ed una autosufficienza energetica nella produzione di cellulosa e carta, che lascia l'azienda meno esposta ai rischi di approvvigionamento.

Fonte: https://bit.ly/3eke7QI

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria SC - Brasile)

 

Ultima modifica: Venerdì 2 Settembre 2022
Giovedì 1 Settembre 2022

Investimenti diretti esteri in Turchia

I dati più aggiornati sui flussi di investimenti diretti esteri in Turchia, pubblicati lo scorso 25 luglio dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali in Turchia (YASED), indicano che nei primi cinque mesi del 2022 gli IDE in entrata sono stati pari a 3,73 miliardi di dollari (+8,7% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno). In particolare, il mese di maggio scorso ha fatto registrare buoni risultati (+1,18 miliardi dollari) dopo 4 mesi in cui si è assistito a un lieve calo. Nel dettaglio l’afflusso di IDE è stato guidato, nel periodo in osservazione, per un valore di 657 milioni di dollari, dai ricavi dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri seguiti dall’acquisizione di partecipazione azionarie (533 milioni di dollari).

Se consideriamo i primi cinque mesi del 2022, la quota IDE affluita sotto forma di vendite immobiliari ha raggiunto +62,7% mentre i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero sono stati rispettivamente il commercio all'ingrosso e al dettaglio (con una quota pari al 48%), le attività di alloggio e ristorazione e l’ITC. L’Ue deteneva la quota di maggioranza (45%) a maggio 2022 mentre il 35% degli investimenti di capitale azionario proveniva dalla Svizzera seguita da Paesi Bassi e Giappone; sempre nel mese di maggio scorso si è osservato un ruolo più profilato dei Paesi asiatici che hanno ampliato lo loro presenza (15% del totale) tra i principali investitori in Turchia.

Nel 2021 gli IDE in entrata si attestarono a 14,1 miliardi di dollari (+48% rispetto al 2019) con una quota globale pari allo 0,86% e hanno finanziato oltre il 40% del deficit delle partite correnti della bilancia dei pagamenti. Il 2022 per gli investimenti stranieri in Turchia appare incerto e le turbolenze finanziare innescate dalla guerra in Ucraina spingerebbero le stime verso un significativo ribasso degli IDE globali con una indubbia ripercussione anche sui flussi in Turchia. Anche per far fronte alle attuali dinamiche negative della bilancia dei pagamenti, l’obiettivo di Ankara nel prossimo anno resta quello di aumentare la propria quota globale degli IDE in entrata dallo 0,85% al 1,6%.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

 

Ultima modifica: Giovedì 1 Settembre 2022
Venerdì 29 Luglio 2022

IDE in Turchia in crescita nel 2021

Gli investimenti diretti (IDE) in Turchia sono cresciuti nel 2021, secondo il rapporto apporto 2022 dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD), dopo un 2020 che aveva risentito della stagnazione causata dalla pandemia.

La Turchia ha visto crescere l'afflusso di IDE in tutti i principali comparti che nel 2021 sono stati pari a 14 miliardi di dollari (finanziando il 41% del disavanzo corrente totale della Turchia) rispetto a circa 8 miliardi nel 2020.

I dati diffusi nel mese di aprile indicano però una leggera flessione dopo il vibrante 2021: nel mese in considerazione gli IDE sono stati circa 633 milioni ossia il 23% del deficit delle partite correnti; il 72% degli IDE in aprile sono stati originati dall’UE27+Regno Unito con in testa l’Olanda (tra i Paesi Ue) con una quota pari al 25% seguita da Francia e Germania.

Nello stesso periodo gli investimenti diretti esteri turchi sono invece cresciuti attestandosi a 2,54 miliardi di dollari portando il rapporto “inflows/outflows” al 60,3% nel periodo gennaio-aprile 2022 (era del 46,5% nel 2021 e al 41,4% nel 2020).

Le prospettive per i prossimi 12 mesi sono ancora più incerte a causa della crisi alimentare, dei prezzi al consumo in crescita (con l’aumento vertiginoso dei carburanti) e delle turbolenze finanziarie innescate dalla guerra in Ucraina: elementi che spingono verso un significativo ribasso degli IDE globali nel 2022; l’obiettivo principale della Turchia è quello di aumentare la propria quota globale nel campo degli investimenti esteri all’1,5% entro il 2023 (quella del 2021 si è attestata allo 0,9% mentre era lo 0,6% nel 2020), i flussi di IDE sono stati trainati dalle acquisizioni nel settore “real estate” da parte di investitori e residenti stranieri, dall’acquisizione di partecipazioni azionarie e dai c.d. strumenti di debito, vale a dire i crediti commerciali e i depositi e le sottoscrizioni di titoli obbligazionari. Gli IDE nella forma di “equity capital” sono affluiti nei primi quattro mesi del 2022 nel settore “food” seguito da quello del commercio all’ingresso e al dettaglio e dall’ICT.

Per quanto attiene ai principali investitori esteri in Turchia, la graduatoria vede in testa, nel mese in osservazione, al primo posto i Paesi Bassi (25% del totale), seguiti da Francia (195) e dalla Germania (10%).

In merito alle conseguenze della guerra russa in Ucraina, l’impatto sull’economia turca è stato negativo per le esportazioni turche (nel marzo del 2022 le vendite nella Federazione Russa e in Ucraina sono diminuite rispettivamente del 40% e dell’80%).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 29 Luglio 2022
Venerdì 20 Maggio 2022

Gli IDE in Turchia nel mese di febbraio 2022

Nel mese di febbraio 2022, i flussi di investimenti diretti esteri (IDE) in Turchia sono stati pari a 450 milioni di dollari, valore più basso degli ultimi 17 mesi, pari al 9% del disavanzo delle partite correnti.

Gli IDE nel settore immobiliare da parte di cittadini stranieri sono stati pari a 396 milioni di dollari e hanno rappresentato l'88% del totale. Insieme alle vendite di immobili, gli altri settori che hanno beneficiato di importanti acquisizioni dall’estero sono stati i servizi di ristorazione, l’ICT, il settore chimico e quello agroalimentare con una quota pari all’80% provenienti dai Paesi dell'UE-27 e Regno Unito.

In testa i Paesi Bassi con il 35% di tutto il capitale IDE in entrata in Turchia seguiti da Austria e Germania.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Venerdì 20 Maggio 2022
Venerdì 20 Maggio 2022

Turchia - nuova piattaforma per attirare investitori e incrementare la presenza di imprenditori stranieri

Il Ministero degli Affari Esteri di Ankara ha segnalato una interessante iniziativa da parte della Camera di Commercio e Industria di Konya che ha recentemente lanciato una piattaforma rivolta a tutti gli enti economici, istituzioni pubbliche e private e imprenditori interessati a intrattenere rapporti commerciali con l’ente camerale.

Il portale, raggiungibile al seguente link www.listofcompany.com, mira infatti a valorizzare e diffondere una delle più importanti realtà economiche della provincia dell’Anatolia.

Realizzato in otto diverse lingue, il sito web presenta sezioni dettagliate per ogni voce merceologica e consente l’interrogazione di un database aggiornato da parte delle aziende potenzialmente interessate. La piattaforma consente ad importatori ed esportatori di instaurare un primo contatto attraverso il “meeting point” dell’applicativo che prevede la compilazione di un request form. Il tutto è arricchito da una lista di oltre diecimila aziende locali classificate in 50 differenti categorie in base al settore di attività e da un canale virtuale dedicato ai meeting B2B.

La città è tra i centri commerciali più attivi della Turchia e può contare su un patrimonio culturale di primo livello. La regione esporta in quasi duecento differenti Paesi di tutto il Mondo e ha realizzato negli ultimi 20 anni un impressionante sviluppo che le ha consentito di raggiungere un grado di industrializzazione di tutto rispetto nel settore agroalimentare, dell’arredamento, dei macchinari, plastica e calzaturificio e tessile in generale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

 

Ultima modifica: Venerdì 20 Maggio 2022
Venerdì 6 Maggio 2022

Con il conflitto in Europa, gli investitori cercano materie prime brasiliane

Gli investitori stranieri che si recano in Brasile mostrano un interesse molto specifico: le materie prime. Un’indagine svolta dalla società di consulenza Economatica su richiesta di Estadão evidenzia questa situazione. 

Dei 33 settori economici rappresentati in B3, meno di un terzo si è apprezzato quest’anno e solo tre hanno mostrato guadagni superiori al 10%. L’attività mineraria è cresciuta del 34,77%, il settore agricolo del 17,72% e il petrolio e il gas hanno registrato una crescita dell’11,78%. Nel periodo l’Ibovespa, il principale indice di borsa è salito del 9%.

D’altra parte, il settore dei computer e delle apparecchiature, che comprende aziende come Positivo, Intelbras e Multilaser, ha già perso il 34% nell’anno, mentre le automobili e le moto sono scese del 19,71%. Nel settore dei trasporti il ​​calo ha raggiunto il 15,31%, secondo lo studio preparato da Einar Rivero.

Secondo Daniel Gewehr, corrispondente di portafoglio per le azioni del gestore WHG, l’ascesa di Ibovespa all’inizio dell’anno è stata sostanzialmente sostenuta da dieci azioni quotate in Borsa. Ricorda che il peso del settore delle commodities oggi raggiunge il 30% dell’indice (un anno fa era il 20%). Per lui, ciò che attrae anche gli investitori è il fatto che queste società sono economiche rispetto ai loro concorrenti globali.

Per Gewehr, l’afflusso di risorse estere verso il Brasile dovrebbe continuare. Ma dice che non si aspetta, in futuro, un movimento così forte come quello visto all’inizio di quest’anno. D’altra parte, dice, gli investitori locali dovrebbero continuare a fuggire dal mercato azionario, a causa del forte aumento dei tassi di interesse, che ha causato una migrazione al reddito fisso. Nel risultato accumulato per quest’anno, gli investitori individuali hanno già ritirato R$ 16,213 miliardi da B3.

L’economista responsabile dei mercati emergenti della società di consulenza londinese Capital Economics, William Jackson, spiega che, oltre al prezzo delle materie prime, che aumenterà le esportazioni, attirando investitori, la mancanza di collegamento del Brasile con Russia e Ucraina e il poco contagio del gli effetti della guerra nell’Europa orientale hanno anche contribuito a dirigere qui il flusso di capitali.

Un rapporto dell’Institute of International Finance (IIF), un’entità formata da più di 400 banche globali e con sede a Washington (Stati Uniti), corrobora questa valutazione. L’entità ha sottolineato che, nel solo mese di febbraio, gli afflussi di capitali nei paesi emergenti hanno raggiunto i 17,6 miliardi di dollari, di cui 8,7 miliardi di dollari sono andati solo in America Latina.

L’agenzia ha sottolineato che esiste una distinzione nella direzione dei flussi tra i paesi e che alcune regioni stanno, potenzialmente, beneficiando proprio della dinamica dei prezzi elevati delle materie prime.

In un report inviato ai clienti qualche giorno fa, Bank of America ha evidenziato che, mentre gli investitori nazionali lasciano i fondi azionari e migrano verso il reddito fisso, a fronte di tassi di interesse più elevati, cosa che rende questa classe di investimento più attraente, gli investitori stranieri diretti il flusso verso il Brasile, in gran parte responsabile del rialzo dell’indice brasiliano di inizio anno.

Secondo la banca, a favore del Brasile c’è l’afflusso di risorse verso i mercati emergenti e la preferenza degli investitori per le società di materie prime, “in un mondo di inflazione e tassi di interesse in aumento”.

Il manager americano Franklin Templeton ritiene inoltre che il Brasile possa essere una buona opzione per gli investitori stranieri. “Nonostante il recente rally del mercato azionario, le valutazioni (valutazioni aziendali) sembrano interessanti”, sottolinea un’analisi del gestore.

Così, “in questi tempi incerti”, gli strateghi della società ritengono che il Brasile, con la sua abbondante offerta di materie prime, momento favorevole per risultati aziendali e rendimenti interessanti, “meriti una maggiore attenzione da parte degli investitori”. (InfoMoney)

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

 

Ultima modifica: Venerdì 6 Maggio 2022
Venerdì 6 Maggio 2022

Gli investimenti diretti esteri mostrano un aumento nel 2021, l’investitore cerca materie prime brasiliane

La Banca Centrale del Brasile ha riferito che gli investimenti diretti esteri nell’economia brasiliana sono stati pari a 46,441 miliardi di dollari nel 2021. Il risultato rappresenta un aumento del 22,9% rispetto al 2020, quando gli investimenti esteri in Brasile sono stati pari a 37,786 miliardi di dollari. (G1)

Gli investimenti diretti esteri (IDE) sono, in un senso più ampio, il movimento di capitali internazionali per scopi di investimento specifici, quando società o individui all’estero creano o acquisiscono operazioni in un altro paese. L’IDE comprende “fusioni e acquisizioni, costruzione di nuove strutture, reinvestimento degli utili realizzati in operazioni all’estero e prestiti interaziendali (tra società dello stesso gruppo economico)”. (Apex)

Fernando Rocha, capo del dipartimento di statistica della Banca Centrale, osserva che “gli investimenti diretti non sono ancora tornati ai livelli pre-pandemia”. (G1)

Secondo lui, il risultato del 2021 è dovuto all’aumento della partecipazione al capitale delle aziende, sia per creare nuove società, acquistare società brasiliane o anche per espandere la capacità produttiva di aziende già installate nel Paese.

Nonostante il risultato fosse positivo rispetto al 2020, il mese scorso il BC ha stimato che gli investimenti diretti esteri nel Paese sarebbero stati 52 miliardi di dollari, quindi il risultato è stato al di sotto delle aspettative.

A dicembre dello scorso anno, secondo la BC, gli investimenti diretti esteri nel Paese erano negativi per 3.935 miliardi di dollari. In altre parole: a dicembre c’è stato più ritorno che afflusso di risorse. (G1)

Secondo i dati ufficiali, gli investimenti esteri dell’anno scorso sono stati sufficienti a coprire il disavanzo dei conti con l’estero.

Quando il deficit non è “coperto” da investimenti esteri, il Paese deve fare affidamento su altri flussi, come l’afflusso di risorse per investimenti finanziari, o prestiti all’estero, per chiudere i conti.

Secondo lui, il risultato del 2021 è dovuto all’aumento della partecipazione al capitale delle aziende, sia per creare nuove società, acquistare società brasiliane o anche per espandere la capacità produttiva di aziende già installate nel Paese.

Secondo Rocha, l’aumento delle rimesse di utili e dividendi dello scorso anno è correlato all’aumento dell’attività domestica e alla conseguente crescita della redditività delle società che operano in Brasile. (G1)

 

L’afflusso di denaro estero alla borsa brasiliana ha raggiunto il record nel primo trimestre del 2022

Ci sono già 71,063 miliardi di R$ quest’anno, superando la cifra dell’intero anno scorso, di 70,785 miliardi di R$, che è un record. (InfoMoney)

Il Brasile sta attraversando un momento economico delicato, con inflazione in accelerazione, disoccupazione persistentemente elevata e prospettive del PIL scarse. È anche alla vigilia di un’elezione che si preannuncia complicata e il mondo sta vivendo una guerra che minaccia l’intero funzionamento dell’economia globale. Tutto questo, però, non sembra essere un problema per gli investitori esteri.

Dall’inizio dell’anno fino a mercoledì scorso (cioè 68 giorni) il saldo dei capitali esteri in Borsa ha raggiunto i 71,063 miliardi di R$, superando il numero dell’intero anno precedente, record nella serie storica, di R$ 71,063 miliardi $ 70,785 miliardi.

Cosa spiega questo movimento? Per gli analisti, una delle cause principali è il fatto che il mercato brasiliano è fortemente legato alle commodities, che erano già su una traiettoria al rialzo e si sono rafforzate ulteriormente con l’invasione russa dell’Ucraina.

In un report, la banca americana Goldman Sachs ha evidenziato che, dato lo scenario attuale, la sua preferenza per gli investimenti è in Medio Oriente, Nord Africa e Brasile, visto il profilo dell’export di materie prime in queste regioni. “Questi paesi offrono una protezione tattica contro la preoccupante combinazione di crescita più debole e maggiore inflazione [nel mondo]”.

L’intenso afflusso di investimenti ha fatto scendere il tasso del dollaro in Brasile, nonostante tutte le turbolenze economiche globali. Venerdì (11) la valuta americana ha chiuso quotata a R$ 5,0541. All’inizio dell’anno era scambiato a circa R$ 5,60.

Un dollaro più conveniente aiuta a contenere l’inflazione, sebbene, nello scenario attuale, ciò abbia avuto scarsi effetti. Il rischio, secondo gli analisti, è che questo capitale arrivato in Brasile abbia un profilo molto speculativo. Quindi può andare via molto rapidamente se le condizioni si fanno difficili. (InfoMoney)

Fonte: https://bit.ly/3sgAnz5

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

 

Ultima modifica: Venerdì 6 Maggio 2022