Mercoledì 7 Giugno 2023
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Il volume dei servizi nel paese è aumentato del 3,7% nel passaggio da gennaio a febbraio di quest’anno. Questo è stato il nono tasso di crescita consecutivo dell’indicatore, che ha accumulato guadagni del 24% in questo periodo di nove mesi. Il settore ha inoltre superato, per la prima volta, il periodo pre-pandemia, mantenendosi allo 0,9%, sopra il livello di febbraio 2020, nelle serie destagionalizzate. I dati sono stati diffusi oggi (15) dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).
Nelle altre tipologie di confronto, invece, i servizi sono diminuiti: rispetto a febbraio 2020, senza destagionalizzazione (-2%), accumulati nell’anno (-3,5%) e accumulati in 12 mesi (-8,6%).
I ricavi nominali sono aumentati del 2,8% rispetto a gennaio di quest’anno, ma sono diminuiti dell’1,6% rispetto a febbraio, del 3,4% nel cumulato dell’anno e dell’8,2% nel cumulato di 12 mesi.
L’aumento del 3,7% del volume dei servizi da gennaio a febbraio è stato accompagnato dalle cinque attività censite da IBGE: trasporti, servizi ausiliari di trasporto e posta (4,4%), servizi professionali, amministrativi e complementari (3,3%), forniti alle famiglie (8,8%), altri servizi (4,7%) e informazione e comunicazione (0,1%).
Fonte: https://bit.ly/38mRAwe
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
A giugno 2021, 16 mesi dopo l’avvento della pandemia, il tasso di disoccupazione in Danimarca si avvicina a livelli simili a quelli registrati prima del Covid. Difatti, stando ai dati rilasciati dall’agenzia governativa Statistics Denmark, il dato per il mese di giugno segna il 3.8%, in calo rispetto al 4% osservato a maggio. Con 5.313 occupati in più rispetto al mese precedente, ed un numero totale di disoccupati pari a 108.593, il dato di giugno è il migliore finora osservato a partire da febbraio 2020.
Come si calcola il tasso di disoccupazione? Per chi avesse meno familiarità con questo tipo di dato, questa statistica non indica esattamente quante persone non lavorino nel paese. Il tasso si basa infatti sulla definizione di forza lavoro, che restringe il campo degli individui da tenere in considerazione. Nel caso della Danimarca, tale gruppo è costituito da persone di età compresa tra i 15 ed i 74 anni che abbiano un’occupazione o che cerchino lavoro. Chi non ha un lavoro, ma non ne sta attivamente cercando alcuno (ad esempio studenti o pensionati), non fa quindi parte di questa statistica. Ad oggi, la forza lavoro complessiva in Danimarca è pari dunque a 2.911.000 individui, secondo quanto riportato da Statistics Denmark.
Il dato danese assume una certa rilevanza se si guarda all’aumento dell’occupazione tra maggio e giugno, un bimestre in cui circa 20.000 persone hanno trovato lavoro. Una crescita del genere è stata definita “completamente assurda” da Jeppe Juul Borre, capo economista di una delle maggiori banche commerciali del paese.
Entrando nello specifico delle fasce d’età, quella con l’aumento maggiore in termini di occupazione è tra i 25-29 anni, che rimane però anche la fascia con il tasso di disoccupazione maggiore. Seppure i livelli occupazionali pre pandemici non siano stati ancora raggiunti in Danimarca, il traguardo non appare poi così lontano nel paese. Infatti, prima che le prime restrizioni sanitarie iniziassero ad essere imposte, il dato registrava “solo” 6.000 occupati in più rispetto agli attuali. Se i ritmi di crescita occupazionale dovessero confermarsi nei prossimi mesi, un ritorno alla normalità potrebbe essere già raggiunto con la rilevazione di luglio.
Come appare il tasso di disoccupazione danese se confrontato con gli omologhi europei? Secondo i dati Eurostat, lo stesso dato medio per i 27 paesi dell’Unione a giugno 2021 è del 7.1%, anch’esso in calo dello 0.2% rispetto al mese precedente. La Danimarca risulta quindi ben al di sotto della media europea, anche sotto il profilo della disoccupazione giovanile (under 25): 10,3% contro il 17% medio europeo (Eurostat). Inoltre, nel paese scandinavo non pare esserci sostanziale differenza di genere in termini occupazionali: sia il dato di disoccupazione maschile sia quello femminile risultano intorno al 5% a giugno 2021 (Eurostat).
Per un’economia, i vantaggi di avere una bassa disoccupazione o alta occupazione sono molteplici. Oltre a quelli intuitivi in termini di crescita, un costante ed elevato numero di disoccupati può tradursi in uno scoraggiamento per coloro che cercano attivamente lavoro, finendo quindi per far uscire queste persone dalla forza lavoro in ultima istanza.
Fonte: https://bit.ly/3kuZskX
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)
Nonostante la diminuzione durante il primo trimestre del 2021 della produzione economica tedesca a causa della pandemia, ci sono buoni segnali di ripresa per i restanti mesi del 2021.
La situazione economica ad aprile è caratterizzata da due scenari: mentre i settori dei servizi, tra i più colpiti turismo e ospitalità, devono ancora seguire delle misure restrittive per combattere la pandemia, l'economia industriale e il commercio estero sono relativamente robusti. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, l’attenzione è tutta rivolta verso il commercio online e le nuove piattaforme di logistica per far fronte alla forte domanda tramite e-commerce.
I prerequisiti sono quindi che la situazione generale migliori e che le restrizioni legate al Coronavirus vengano ampiamente ridotte entro l'estate. L’industria manifatturiera, soprattutto nel settore automotive, ha registrato nel mese di marzo una forte ripresa, come indica l’indice PMI Ihs Markit, il quale è balzato al massimo storico di 66,6 punti rispetto ai 60,7 di febbraio. Di conseguenza il commercio estero sta diventando la leva centrale per la crescita grazie anche ai nuovi ordini di esportazione e le prospettive future sono complessivamente positive.
L’ indagine mensile svolta dal centro per la ricerca economica europea (ZEW) mostra le aspettative economiche della Germania attraverso l’opinione di 350 esperti. Se il risultato è maggiore di 0 significa che gli esperti sono ottimisti sul futuro dell’economia tedesca. A questo proposito le aspettative economiche sono migliorate ad aprile 2021 rispetto Aprile 2020, infatti l’indice ZEW di aprile 2021 è di +70,7 punti rispetto ai -91,5 punti dell’anno precedente.
Prendendo ora in analisi l’import ed export tra la Germania e Italia, nel marzo 2021, rispetto a febbraio 2021, le esportazioni destagionalizzate in Germania sono aumentate dell'1,2% e le importazioni del 6,5%. Nello specifico, come riporta l'Ufficio federale di statistica (Destatis) e grazie ad un confronto pre e post pandemia, nel marzo 2021, le esportazioni sono inferiori dello 0,9% rispetto a febbraio 2020 e le importazioni sono superiori al 6,7% livello di febbraio 2020. Nel marzo 2021, la Germania ha esportato in Europa merci per un valore di 126,5 miliardi di euro e ha importato merci per un valore di 105,9 miliardi di euro. Rispetto a marzo 2020, le esportazioni sono aumentate del 16,1% e le importazioni del 15,5% nel marzo 2021.
Fonte: https://bit.ly/3mDtpC1
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il settore Oil & Gas ha presentato risultati positivi nel 2020. Con una crescita del 7%, il settore ha impedito un ulteriore calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) dello stato di Rio de Janeiro, sceso del 3,8% in questo periodo. Inoltre, ha anche contribuito alla caduta inferiore a quella verificata nel PIL nazionale, del 4,1%, secondo la Federazione delle industrie dello Stato di Rio de Janeiro (Firjan).
L’Oil & Gas è stato l’unico settore che ha chiuso il 2020 con un tasso di crescita. Al contrario, l’edilizia civile e l’industria manifatturiera sono diminuite rispettivamente del 7,2% e del 5%, perché fortemente colpite dagli effetti della pandemia.
Il calo del PIL dello scorso anno è la seconda peggior ritrattazione della serie storica. I calcoli considerano i dati rilasciati dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE) fino al 2018 e gli studi della stessa Firjan.
Per il 2021, considerando il mantenimento del tasso di vaccinazione e l’adesione dello Stato al nuovo regime di recupero fiscale nel primo semestre, Firjan prevede una crescita del 2,9%. In questo scenario, il risultato è ancora dell’1% inferiore al livello di attività nel 2019.
Vale la pena ricordare che il ritardo di queste misure (vaccinazione e regime di recupero fiscale) può comportare una crescita ancora inferiore, nell’ordine dell’1,8%. Questo scenario più pessimistico si presenta anche se sono necessarie nuove misure restrittive stabilite dallo stato e dai comuni per contenere l’avanzata del Covid-19 a Rio.
In uno scenario più ottimistico, la proiezione è per una crescita del 4,1%. Tuttavia, ciò richiede un rapido avanzamento e successo del programma di vaccinazione, oltre a un significativo miglioramento dello scenario economico internazionale, soprattutto per i principali partner commerciali.
Fonte: https://bit.ly/38maqDT
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)
L’Italia è parte integrante della catena del valore tedesco, almeno nella sua componente nordica dove le linee di interconnessione logistica sono più brevi. Il volume dell’interscambio commerciale con la Germania è nettamente maggiore nelle provincie di transito della pianura Padana, con picchi oltre i 15 miliardi di euro (2018-2020) registrati a Milano e Verona.
La Lombardia sub-orobica (in particolare il Tetragono industriale Milano-Monza-Bergamo-Brescia), l’entroterra veneto e l’Emilia centrale costituiscono i poli irrinunciabili per la strategia industriale tedesca.
A sud dell’Appennino ligure e tosco-emiliano la presenza commerciale tedesca resta rimarchevole, piazzandosi tra le prime cinque posizioni per interscambio di beni e servizi in ciascuna provincia di queste tre regioni.
La Kerneuropa ovvero lo spazio geoeconomico tedesco, finisce indicativamente ai confini amministrativi settentrionali di Lazio e Abruzzo. Esclude dunque il centro politico (Roma) e il Meridione d’Italia.
L’Italia è l’anello fondamentale nella catena del valore della Germania. La paura del tracollo italiano a seguito dell’epidemia di coronavirus spiega il sostegno tedesco a Next Generation Eu (il cosiddetto Recovery Fund), garantendo per il Belpaese.
Secondo Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, presentando le previsioni economiche aggiornate della Bundesbank (Banca Centrale tedesca), la Germania supererà la crisi innescata dalla pandemia entro quest’estate, ritenendo inoltre, di tornare ai livelli pre-Covid.
Tesi rinforzata anche secondo il pool di analisti della BuBa, in cui l'economia tedesca crescerà del 3,7% nel 2021. Attesa una crescita del PIL più elevata anche per il 2022, con un +5,2%.
Riviste al rialzo anche le stime di inflazione, attesa quest'anno al 2,6%, livello più alto dal 2008, con "rischi al rialzo" che potrebbero portare la crescita attorno al 4% entro la fine dell'anno.
Queste ultime analisi, aggiunte all’arrivo del Recovery Fund in Italia, fanno ben presagire per quanto riguarda il proseguire degli scambi commerciali tra i due Paesi, i numeri potrebbero addirittura crescere esponenzialmente.
Ottime notizie anche per quanto riguarda il turismo, infatti l’'Istituto Robert Koch, a partire dal 6.06.2021, non classifica più l'Italia come area a rischio. Chi nei 10 giorni precedenti l'ingresso in Germania è stato solo in Italia, non ha quindi più nessun obbligo, se entra via terra nemmeno di registrazione online. L'obbligo di dimostrare di essere completamente vaccinati, guariti o di avere un tampone negativo (PCR o antigenico) rimane invece per chi entra in aereo. In generale, tutte le persone di età superiore ai 6 anni che fanno ingresso in Germania in aereo sono tenute a presentare prima dell’imbarco una documentazione che provi la vaccinazione, la guarigione o il risultato negativo di un tampone molecolare (PCR) o antigenico (rapido). La documentazione che dimostra di essere vaccinati, guariti o "testati negativi” può essere scritta anche in lingua italiana (oltre che in tedesco, inglese, francese e spagnolo).
Fonti: https://bit.ly/3sW5AXd; https://bit.ly/3ktGmeX; https://bit.ly/3Dngbzl; https://bit.ly/3gEFenF
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
Il Sole 24 ore segnala che il settore agroalimentare ha avuto una crescita esponenziale (+5,7%, da 5,61 a 5,93 miliardi di euro), questa è legata ai lockdown che hanno tenuto i consumatori in casa. Un grande sviluppo si è visto anche nel settore chimico-farmaceutico (7,73 miliardi, +0,9%), un incremento che è legato alla capacità delle imprese italiane e tedesche di operare “joint production”.
Durante la pandemia, le catene del valore che collegano Italia e Germania hanno continuato ad alimentare flussi fondamentali per entrambi i Paesi. La qualità dei rapporti di collaborazione e fornitura alla base del joint production italo-tedesca li rende difficilmente sostituibili. Al tempo stesso però la pandemia ha mostrato che bisogna essere pronti a rimodulare rapidamente le catene di approvvigionamento. In questo contesto, le imprese italiane e tedesche devono cogliere appieno l’accelerazione delle trasformazioni aziendali che si è verificata nell’ultimo anno per ripartire insieme, restare indispensabili le une per le altre e stare al passo con i mercati internazionali.
Il vero boom, però, c’è stato nel settore della siderurgia, nel quale l’Italia ha esportato il 51,2% in più rispetto al 2019 (pari a 8,48 miliardi rispetto ai 5,61 miliardi del 2019). La ragione di questa crescita sarebbe nell’accorciamento delle catene del valore deciso dalle imprese tedesche.
Per venire incontro alle difficoltà delle aziende, lo Stato tedesco ha supportato quest´ultime con una serie di contribuiti, tra cui: aiuto di novembre, emessi €6,41 Mrd; aiuto di dicembre, emessi €6,85 Mrd; aiuto ponte III, emessi €15,49 Mrd; aiuto alla ripartenza, emessi €1,31 Mrd.
Dal 23 luglio, inoltre, il governo federale continua a sostenere le imprese, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti di tutti i settori, con l'aiuto ponte III Plus, mettendo a disposizione €9,81 Mrd.
Le aziende particolarmente colpite dalla pandemia, come il turismo il settore dello spettacolo e museale, possono richiedere ulteriori sussidi.
Fonti:
https://bit.ly/3sQUbYN; https://bit.ly/3yoXhEm; https://bit.ly/3sTB7ZZ; https://bit.ly/38gt1Bh; https://bit.ly/3Bk1bjM; https://bit.ly/3jkMRBn; https://bit.ly/3jojmi4
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)
L'11 dicembre 2001, dopo 15 anni di negoziati, la Cina è diventata ufficialmente stato membro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Un evento significativo per la politica di riforma e di apertura del paese che ha segnato una tappa importante nella partecipazione della Cina alla globalizzazione economica.
Il 2021 segna il ventennale dell’adesione della Cina all'OMC che ha contribuito a rendere la Cina la seconda più grande economia del mondo. La globalizzazione ha inoltre permesso ai consumatori cinesi di acquistare prodotti stranieri ad un prezzo contenuto rendendo la scelta sempre più ampia e diversificata per i consumatori domestici.
I progressi nell’ integrazione della Cina con il mondo si riflette nello sviluppo del porto di Ningbo Zhoushan, situato nella provincia orientale dello Zhejiang. Nel 2001, il flusso dei container in partenza dal porto ammontava a 1,2 milioni di TEU. Vent’anni dopo, la portata dei container è aumentata di oltre venti volte. Il porto più trafficato della Cina, Ningbo Zhoushan, ha acquistato il primo posto al mondo in termini di turnover del carico per dodici anni consecutivi.
Dopo l'adesione all'OMC, la Cina ha effettuato una revisione su larga scala di leggi e regolamenti, e ha costruito un sistema giuridico conforme alle regole commerciali multilaterali. La Cina ha inoltre ridotto sostanzialmente le tariffe di importazione e altre barriere non tariffarie, continuando il processo di liberalizzazione e di apertura dell’economia cominciato nel 1978.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)
I regolatori finanziari cinesi hanno avviato un programma pilota che permetterà ad alcune società multinazionali di acquistare valute estere a loro discrezione, senza dover chiedere autorizzazione prima di ogni transazione.
La prima parte della sperimentazione si svolgerà nella capitale, Pechino, e a Shenzhen, hub tecnologico della Cina meridionale. Inizialmente coinvolgerà importanti società multinazionali con rating di credito relativamente elevati e mirerà a facilitare l’utilizzo transfrontaliero dei fondi. Per i pagamenti all’estero, le multinazionali saranno in grado di acquistare valute estere, entro certi limiti, e depositare il denaro nei principali conti bancari nazionali dei loro cash pools transfrontalieri.
A Pechino, cinque multinazionali, tra cui il gigante del petrolio Royal Dutch Shell, prenderanno parte a questo processo. Le altre quattro sono imprese di proprietà statale e controllate dal governo centrale cinese, tra queste il gigante petrolifero e chimico Sinochem Group e il conglomerato aeronautico Aviation Industry Corp Of China. L'elenco dei partecipanti a Shenzhen non è stato ancora reso noto.
La nuova norma potrebbe segnare una svolta nel lungo processo di apertura del conto capitale cinese. Attualmente le società multinazionali devono richiedere l'approvazione dello State Administration of Foreign Exchange (SAFE) per l’acquisto di valuta estera in Cina. Tali controlli limitano la possibilità delle imprese di acquistare e vendere valuta estera e sono finalizzati a proteggere il mercato interno dalle fluttuazioni valutarie.
Il programma pilota contribuirà al processo di internazionalizzazione dello yuan, che offrirebbe alla Cina diversi vantaggi, quali, ad esempio, costi di indebitamento inferiori e rischio di cambio ridotto.
L'apertura del conto capitale da parte della Cina continentale è stato un processo lento, poiché Pechino ha mantenuto stretti controlli sui capitali per proteggere l'economia cinese dall’instabilità. Queste restrizioni hanno però compromesso l’attrattiva dello yuan come valuta internazionale.
Inoltre, questa nuova iniziativa standardizzerà le regole e l'amministrazione dei cash pools locali ed esteri delle società multinazionali, al momento gestiti separatamente. L’attuale divisione crea notevoli inconvenienti alle società straniere, che cercano di fare affari in Cina.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)
Nel mese di giugno i prezzi delle case del Regno Unito hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 16 anni, salendo del 13,4% rispetto al giugno 2020. L’ente finanziario Nationwide prevede inoltre che la domanda rimarrà forte fino a quando l'agevolazione fiscale da Coronavirus resterà in vigore.
"Mentre tale tendenza è in parte dovuta agli effetti di un mercato immobiliare insolitamente debole durante la scorsa estate, complice il primo lockdown, il mercato attuale continua invece a mostrare segnali ampiamente positivi", ha detto martedì il capo economista di Nationwide Robert Gardner.
Gli economisti intervistati da Reuters prevedono un aumento dei prezzi del 13,7% in termini annuali e dello 0,7% in termini mensili.
L'agevolazione fiscale, introdotta lo scorso anno nell'ambito del piano di sostegno di emergenza all'economia del paese proposto dal ministro delle finanze Rishi Sunak, era originariamente programmata fino alla fine di marzo. Nonostante ciò, 500.000 sterline di qualsiasi acquisto di proprietà in Inghilterra o Irlanda del Nord resteranno esenti da tassazione fino alla fine di giugno, mentre un'indennità esentasse di 250.000 sterline verrà mantenuta fino alla fine di settembre.
"Durante la completa riapertura dell’economia del paese è probabile che la domanda rimanga forte nel breve termine. La fiducia dei consumatori è tornata ad essere alta e i costi di finanziamento rimangono invece bassi. Ciò, combinato con un’offerta limitata, suggerisce ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi. Nonostante ciò, le prospettive sono più difficili da prevedere avvicinandoci alla fine dell'anno", ha affermato Gardner.
Fonte: https://reut.rs/37a8GN7
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
In Brasile, secondo i dati del Pnad Covid-19 (National Household Sample Survey Covid-19), il tasso di disoccupazione è aumentato e ha raggiunto il 14,2% a novembre 2020, il più alto dall’inizio dell’indagine (maggio dello stesso anno). Questo corrisponde a 14 milioni di persone senza lavoro nel paese.
Sempre nel novembre 2020, il Brasile ha aperto 414.556 posti di lavoro formale, secondo i dati del Caged (Registro generale dei lavoratori e dei disoccupati) rilasciato dal Ministero dell’Economia.
Un’altra notizia incoraggiante è che nel terzo trimestre del 2020 il tasso di disoccupazione nel paese è sceso al 13,1%, secondo l’IBGE.
Fonte: https://bit.ly/3f6D2ov
(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)