Economia

Martedì 18 Aprile 2023

Le multinazionali sono molto più fiduciose sul futuro del mercato britannico

Un recente sondaggio di Deloitte ha mostrato che le preoccupazioni sul mercato britannico si sono attenuate, soprattutto a seguito del calo dei prezzi dell'energia e dei problemi post Brexit. Ian Stewart, capo economista di Deloitte, ha attribuito questo sentimento ai miglioramenti su più fronti: "Dall'inizio dell'anno i prezzi dell'energia sono diminuiti, l'inflazione sembra aver raggiunto il picco, le relazioni con l'UE sono migliorate grazie al quadro Windsor e c'è stato un periodo di relativa calma politica dopo le turbolenze dello scorso anno".

L'indagine che è stata condotta dal 21 marzo al 3 aprile, all'indomani del crollo della Silicon Valley Bank negli Stati Uniti e della fusione forzata di Credit Suisse con UBS, ha mostrato che nonostante questi eventi abbiamo sollevato preoccupazioni sulla reale salute del settore bancario, i CFO intervistati hanno rilevato solamente modeste variazioni nel costo e nella disponibilità del credito.

Il sondaggio, che ha incluso per lo più CFO britannici di grandi aziende, ha sottolineato ulteriormente la distanza che c’è tra multinazionali e aziende più piccole, che hanno riscontrato numerosi problemi nell’ultimo periodo. Nonostante una visione differente, gli intervistati si sono comunque mostrati in parte preoccupati, affermando che le loro priorità per il futuro saranno tagliare i costi e accumulare nuove riserve di liquidità. Un'eccezione sembrano essere gli investimenti nel settore dell'intelligenza artificiale: Deloitte ha scoperto che la stragrande maggioranza dei CFO si aspetta una crescita significativa delle spese per l'IA nei prossimi cinque anni.

Hywel Ball, presidente di EY UK, ha dichiarato che l'economia britannica "sta superando questo periodo difficile, anche se molto lentamente", ma ha anche aggiunto che le sfide "non sono scomparse dall'oggi al domani". "L'inflazione ancora a due cifre e i prezzi dell'energia rimangono molto alti; tuttavia, il fatto che l'economia UK sia stata in grado di superare le aspettative, potrebbe generare un nuovo sentimento di fiducia tra le imprese e i consumatori".

Fonte: https://bbc.in/3oacVUM

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Martedì 18 Aprile 2023

Nel 2022 aumentano le costruzioni di nuove fabbriche negli USA

Nel 2022 la produzione delle fabbriche statunitensi è aumentata, ma poche cose sono state prodotte a un ritmo più sostenuto delle fabbriche stesse. La spesa per l'edilizia legata al settore manifatturiero ha raggiunto i 108 miliardi di dollari nel 2022, secondo i dati del Census Bureau, il dato annuo più alto mai registrato, più di quanto sia stato speso per la costruzione di scuole, ospedali o uffici. 

Gran parte della crescita, diffusa in tutto il territorio americano, sta avvenendo nei settori high-tech delle batterie per veicoli elettrici e dei semiconduttori, priorità nazionali sostenute da miliardi di dollari di incentivi governativi. Altre aziende che un tempo si affidavano esclusivamente a Paesi con un più basso costo di manodopera per la produzione hanno trovato motivi per tornare negli USA.

Per esempio, la domanda di velocità e flessibilità ha spinto il produttore di calzature FutureStitch Inc., con siti di produzione in Cina e Turchia, ad aprirne uno nuovo a Oceanside, in California, nell’estate 2022, il primo negli Stati Uniti.

Secondo il CEO dell’azienda, infatti, i rivenditori non sono disposti ad avere scorte in eccesso nei loro negozi e la produzione negli USA consente all'azienda di rifornirsi rapidamente. Inoltre, è crescente l’interesse da parte del consumatore americano per i prodotti “Made in USA”, ulteriore forza di traino per questa crescita industriale locale.

La capacità produttiva, che per decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale è cresciuta di circa il 4% all'anno, si è appiattita dopo l'ingresso della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001. Nel 2022 invece la capacità produttiva statunitense ha registrato la crescita più forte dal 2015, dopo che le carenze e i ritardi causati dalla pandemia hanno indotto i produttori a ripensare le loro catene di approvvigionamento off-shore

Secondo il Bureau of Labor Statistics (BLS), l'occupazione nel settore manifatturiero è stabile a circa il 10% del settore privato, con quasi 800.000 posti di lavoro aggiunti negli ultimi due anni. Il numero totale, 13 milioni, è rimasto praticamente invariato nell'ultimo rapporto BLS sui posti di lavoro.

Secondo la National Association of Manufacturers, il settore industriale è tuttavia in difficoltà dal punto di vista occupazionale - servono circa 800.000 lavoratori in più - il che fa temere che la carenza di manodopera e altre strozzature delle catene di approvvigionamento possano mettere in cortocircuito il boom. 

Gli enormi incentivi governativi stanno alimentando la frenesia. L'amministrazione Biden, considerando i veicoli elettrici e i semiconduttori come questioni di sicurezza nazionale, ha stanziato miliardi di dollari per espandere queste industrie negli Stati Uniti.

Un risultato di questa spinta può essere visto a Lansing, nel Michigan, città già nota per la Oldsmobile, nata alla fine del XIX secolo. In un campo adiacente a una fabbrica di SUV della General Motors Co. Ltd., un vasto scheletro di travi d'acciaio segna l'inizio della prossima fase dell'industria automobilistica. L'impianto in costruzione appartiene a Ultium Cells, una joint venture tra GM e LG Energy Solution Ltd., che mira a iniziare la produzione di batterie EV alla fine del 2024. Questo investimento è stato possibile grazie ad un prestito federale di 2,5 miliardi di dollari, 666 milioni di dollari in sovvenzioni statali e una tariffa vantaggiosa sull'elettricità da parte dell'azienda elettrica della città. Questo nuovo impianto dovrebbe creare circa 1.700 nuovi posti di lavoro, senza contare l’effetto moltiplicatore su nuove imprese fornitrici che nasceranno intorno all’azienda. 

Richard Branch, economista capo della Dodge Construction Network, ha dichiarato che la metà delle nuove costruzioni di fabbriche negli Stati Uniti, misurate in metri quadrati, avviate nel 2022 sono riconducibili ad aziende produttrici di batterie elettriche EV e semiconduttori

Gran parte dell'espansione manifatturiera a livello nazionale mira ad accorciare le distanze tra la produzione e la vendita dei prodotti. Il produttore danese di giocattoli Lego A/S, che rifornisce le Americhe principalmente da una fabbrica in Messico, ha dichiarato che l’azienda sta costruendo uno stabilimento in Virginia per rispondere più rapidamente ai cambiamenti della domanda da parte dei consumatori e gestire meglio l’impronta di carbonio

Gary Gereffi, direttore del Duke Global Value Chains Center, ha affermato che, nonostante l'aumento della costruzione di fabbriche, è improbabile che molte industrie creino catene di approvvigionamento interamente nazionali. 

La Zenni Optical Inc., azienda californiana produttrice di occhiali, ha utilizzato esclusivamente i propri impianti di produzione cinesi per gran parte dei suoi 20 anni di esistenza. A maggio 2022, l'azienda ha aperto il suo primo stabilimento negli Stati Uniti, vicino a Columbus, Ohio, per servire meglio il Midwest e la costa orientale, ma anche essere in grado di non interrompere la catena produttiva in caso di complessità nell’approvvigionamento dalla Cina. Un dato interessante: l'azienda ha dichiarato che produrre occhiali negli Stati Uniti costa circa 3 dollari in più al paio, rispetto ad una produzione in Cina dello stesso modello, considerando i costi di trasporto.

David Mindell, professore di storia dell'ingegneria e della produzione presso il Massachusetts Institute of Technology, ha affermato che i cicli principali, dallo sviluppo di parti intercambiabili all'ascesa del microprocessore, si svolgono in genere nell'arco di diversi decenni. Il boom delle fabbriche segnala che gli Stati Uniti sono all'inizio di un nuovo ciclo e di un ritorno a modelli di business più tradizionali.

 

Fonte: https://on.wsj.com/3UF2GEd

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce Southeast)

 

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Martedì 18 Aprile 2023

L'economia britannica supera i livelli pre-Covid nonostante lo stallo di febbraio

L'economia britannica ha superato livelli pre-pandemici, con una crescita economica che ha superato le previsioni ufficiali per il primo trimestre del 2023, nonostante il flatlining di febbraio. Il PIL è rimasto invariato nel bimestre gennaio-febbraio, dopo un'espansione dello 0,4% nel mese precedente, come dichiarato dall'Office for National Statistics. I dati di febbraio, che sono stati influenzati dagli scioperi nel settore dei servizi, sono stati inferiori rispetto alla previsione di espansione dello 0,1%; tuttavia, l'economia del Regno Unito ha chiuso il mese in rialzo dello 0,3% rispetto a febbraio 2020, prima dell'introduzione delle restrizioni per contrastare l’ondata pandemica.

I dati mostrano inoltre una controtendenza rispetto alla contrazione economica prevista dalla Banca d'Inghilterra e dall'Office for Budget Responsibility per il primo trimestre del 2023. Il cancelliere britannico Jeremy Hunt ha affermato che le prospettive economiche "sembrano più rosee del previsto", aggiungendo: "Siamo pronti a evitare la recessione attraverso un massiccio pacchetto di sostegno alle spese delle famiglie e grazie alle riforme attuate per rilanciare il mercato del lavoro e gli investimenti delle imprese in Regno Unito”.

Paul Dales, capo economista UK presso Capital Economics, ha riportato che la mancata recessione nel primo trimestre aumenterà la possibilità di nuovi aumenti dei tassi di interesse da parte della Bank of England per frenare la domanda e ridurre ulteriormente l'inflazione. "La sensazione generale è che l'economia si stia ancora dimostrando resiliente all'alta inflazione e alla crescita dei tassi d’interesse.”

Secondo i dati dell'ONS, la produzione nel settore dei servizi è scesa dello 0,1% a febbraio, in gran parte a causa degli scioperi nell'istruzione e nella pubblica amministrazione. Il clima insolitamente mite rispetto a gennaio ha portato a un calo dei consumi di elettricità e gas, mentre il settore delle costruzioni è cresciuto del 2,4%. Anche la produzione nei servizi rivolti al consumatore, come ristoranti, negozi e parrucchieri, ha registrato un'espansione dello 0,4%.

Yael Selfin, capo economista presso la società di consulenza KPMG UK, ha dichiarato che, mentre l'economia britannica ha "probabilmente superato il rischio di recessione" quest'anno, le prospettive a medio termine sono rimaste "deboli rispetto agli standard storici".

Martin Beck, capo consigliere economico della società di consulenza EY Item Club, ha previsto che la ripresa economica crescerà nuovamente nella seconda metà del 2023, sostenuta dal "calo delle bollette energetiche e dall'impatto dell'allentamento fiscale annunciato nel bilancio del governo".

Fonte: https://on.ft.com/3MPJC4q

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Martedì 18 Aprile 2023

La catena britannica Tesco riduce il prezzo del latte per la prima volta dal 2020

Il più grande gruppo di supermercati britannico Tesco ha tagliato il prezzo del latte per la prima volta da maggio 2020, un possibile segnale anticipato che l'inflazione alimentare potrebbe diminuire nei prossimi mesi. A marzo, il fenomeno inflazionistico era salito ad una cifra record del 17,5%, secondo la ricerca di mercato svolta da Kantar, con i prezzi che erano aumentati più rapidamente per prodotti come latte, formaggio e uova.  L'inflazione complessiva nel Regno Unito per cibo e bevande analcoliche era stata del 18% a febbraio, la più alta dal 1977, secondo i dati ufficiali.

Per aiutare i consumatori, la catena ha "bloccato" i prezzi su oltre 1.000 prodotti di uso quotidiano fino al 5 luglio. Tesco, che detiene una quota del 27% del mercato alimentare britannico, ha dichiarato che ridurrà il prezzo di un cartone di latte da 4 pinte da 1,65 pounds a 1,55 pounds, due pinte da 1,30 pounds a 1,25 pounds e una pinta da 95 pence a 90 pence.

"Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una deflazione dei prezzi del costo del latte a livello globale e vogliamo cogliere l'occasione per trasferire tale riduzione ai nostri clienti", ha affermato Jason Tarry, CEO di Tesco UK. Tuttavia, il taglio dei prezzi non influenzerà l’accordo tra Tesco e i suoi produttori di latte.

L'inflazione complessiva dei prezzi in UK è stata del 10,4% lo scorso febbraio - come hanno mostrato i dati ufficiali - spinta soprattutto dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari nei pub e nei ristoranti.

La Banca d'Inghilterra ha previsto un forte calo durante il trimestre in corso, scendendo sotto il 4% entro la fine di quest'anno.

Fonte: https://reut.rs/3L7QBEz

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 18 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Il costo del lavoro orario è aumentato in Repubblica Ceca del 9%

Il costo del lavoro orario medio è aumentato in Repubblica Ceca nel 2022 di oltre il 9%. Lo indica l’Eurostat.

Il costo medio di un’ora di lavoro dipendente è salito in Repubblica Ceca nel 2022 a 16,4 euro (oppure 402,5 corone ceche). L’aumento è stato praticamente il doppio rispetto alla media UE, che ha registrato una crescita del 5%. Dieci anni fa il costo orario del lavoro era a dieci euro. Circa un quarto del costo è rappresentato da componenti non salariali, ad esempio i contributi.

Il costo del lavoro in Repubblica Ceca è comparabile a quello del Portogallo e dell’Estonia. È invece più alto che in Slovacchia (15,6 euro) e in Polonia (12,5 euro). In Germania e in Austria, con una media di 39 euro, i costi per il lavoro di un dipendente sono invece più del doppio che in Repubblica Ceca.

Fonte: https://bit.ly/3ocDQ28

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

 

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Rep. Ceca - L’andamento dei tassi dipenderà dalla crescita dei salari, conferma la ČNB

La Banca Centrale Ceca (ČNB) potrebbe aumentare i tassi d’interesse, qualora si verifichi un forte rialzo dei salari. Lo ha confermato il governatore della ČNB Aleš Michl.

Il board della banca centrale ha confermato mercoledì 29 marzo l’orientamento degli ultimi mesi e non ha modificato i tassi d’interesse. I consiglieri della ČNB sono tuttavia pronti ad aumentare i tassi d’interesse qualora ci sia un pericolo “della spirale salari-inflazione”, ha detto Michl dopo la seduta del board. Il calo degli interessi, che sono i più alti dagli anni Novanta, non è neppure dietro l’angolo. “Valutiamo come premature le aspettative del mercato riguardo il primo calo dei tassi” ha detto Michl.

Secondo la banca centrale le spinte inflattive interne si stanno indebolendo a causa dei minori consumi delle famiglie e del rilevante raffreddamento del mercato ipotecario e immobiliare. “In gennaio si è verificato un aumento piuttosto sostenuto dei salari nominali nell’industria e nell’edilizia” ha indicato Michl, secondo cui i consiglieri si occuperanno con maggiori dettagli dei dati sulle remunerazioni nella seduta di maggio.

Fonte: https://bit.ly/3MERKog

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

 

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

L'economia britannica tra prospettive contrastanti: a marzo l'inflazione si è attenuata ma la produzione è diminuita

La produzione britannica è diminuita nel mese marzo, con l'indice PMI del S&P Global/CIPS UK che è sceso a 47,9 da 49,3 a febbraio, indicando una contrazione dell'attività.

Rob Dobson, direttore di S&P Global Market Intelligence, ha affermato che il calo delle esportazioni continua ad influenzare in maniera significativa la domanda, compensando la una modesta ripresa del mercato interno.  Gabriella Dickens, economista britannica senior presso Pantheon, ha riferito che l'aumento della produzione manifatturiera è stato generato dagli ordini arretrati delle aziende, escludendo però effetti a lungo termine, "gli investimenti delle imprese rimarranno deboli quest'anno, a causa dei tassi di interesse più elevati e dell'annuncio tardivo da parte del governo della spesa prevista nel bilancio”.

L'Eurozona ha visto una crescita marginale della produzione manifatturiera, con l'indice di produzione al massimo degli ultimi 10 mesi di 50,4, in leggero aumento rispetto al 50,1 di febbraio. Tuttavia, il PMI complessivo ha registrato un leggero calo, passando dal 48,5 di febbraio ai 47,3 di marzo, il minimo di quattro mesi.

A livello nazionale, il quadro mostra diversi risultati: alcuni paesi, come la Grecia e la Spagna, sono cresciuti, mentre altri hanno faticato. La Germania, potenza economica europea, ha registrato un minimo di 34 mesi facendo registrare 44,7 sull'indice PMI manifatturiero.

Australia, Svizzera, Norvegia e Regno Unito si sono uniti agli Stati Uniti e alla Banca centrale europea nell'alzare i tassi sui prestiti per un totale di 200 punti base. A marzo si è assistito al crollo di due banche statunitensi, con l'acquisizione della banca Credit Suisse da parte di UBS che ha sollevato preoccupazioni sulla stabilità finanziaria. I principali banchieri centrali del mondo stanno contemplando una fine anticipata dei loro aumenti dei tassi d’interesse, ma la decisione dell'OPEC di tagliare la produzione di petrolio ha fatto impennare i prezzi, influenzando così la pressione inflazionistica.

Tuttavia, nonostante questo, l'inflazione annuale dell'Eurozona è scesa bruscamente dall'8,5% di febbraio al 6,9% di marzo, in gran parte a causa del crollo dei prezzi dell'energia, che ha allentato la pressione sul costo della vita. L'agenzia statistica dell'UE Eurostat ha dichiarato che l'inflazione core, che esclude elementi come carburante e cibo, è leggermente aumentata dal 5,6% a un nuovo massimo storico del 5,7%.

I dati sull'inflazione per il Regno Unito per marzo non sono stati ancora pubblicati, ma i dati per febbraio hanno mostrato un aumento dell'inflazione complessiva dal 10,1% al 10,4%, mentre l'inflazione è aumentata dal 5,8% al 6,2%.

Fonte: https://bit.ly/3MBecOU

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Il Regno Unito prevede una semplificazione dei controlli alle frontiere post-Brexit

Il Regno Unito ha deciso di semplificare e accelerare i controlli alle frontiere post-Brexit dopo i ripetuti ritardi degli ultimi periodi. Il nuovo modello sarà sostenuto da oltre 1 miliardo di sterline di spesa e ridurrà la necessità di controlli fisici "per molti tipi di merci", con i controlli richiesti che avranno luogo lontano dai porti evitando così ritardi alla frontiera.

Il paese, che ha lasciato il mercato unico l'UE nel gennaio 2021, aveva ritardato la piena attuazione dei controlli alle frontiere a causa delle preoccupazioni per possibili ritardi nei porti, la pandemia di Covid e, più recentemente, il rischio di aggravare ulteriormente la crisi del costo della vita.

"Il Border Target Operating Model stabilisce un nuovo modello per l'importazione di merci in UK da paesi interni ed esterni l'Unione Europea", ha affermato il governo nell'introduzione della bozza di proposta. "Ci avvicinerà al nostro obiettivo di creare delle dogane efficaci, con un nuovo regime di controlli sanitari, fitosanitari e di sicurezza sulle importazioni".

Le proposte del governo includono inoltre una nuova "single trade window" in base alla quale i commercianti dovranno inviare le informazioni richieste solo una volta e in un unico luogo - che dovrebbe essere pienamente operativo entro il 2027. Le merci che si sposteranno in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna continueranno a seguire l'accordo che il primo ministro Rishi Sunak ha recentemente concluso con l'UE.

Nessuno dei controlli aggiuntivi stabiliti nel nuovo modello si applicherà alle importazioni nell'Irlanda del Nord dall'UE, fornendo ai commercianti nordirlandesi pieno accesso al mercato unico. Il governo continuerà a lavorare con commercianti, porti, funzionari sanitari portuali, società di logistica, trasporti e tecnologia per l'implementazione del nuovo modello.

Fonte: https://reut.rs/41hVLn7

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Rep. Ceca - Il governo vuole ridurre il deficit di un ammontare pari all‘1% di PIL all’anno

Il governo ceco vuole ridurre il deficit strutturale al ritmo di un percento del valore del PIL all’anno. Lo ha detto il premier Petr Fiala dopo l’incontro con i rappresentanti dell’OECD, che critica gli alti deficit delle finanze pubbliche ceche.

La riduzione del deficit dovrebbe essere di circa 70 miliardi di corone all’anno. Quest’anno il premier vede lo spazio per un rialzo delle imposte fino a 30 miliardi di corone, mentre il resto della manovra dovrebbe essere incentrato sui risparmi della spesa pubblica. Per risanare completamente il bilancio dello Stato ci vorrebbero almeno tre anni consecutivi di politiche restrittive. Oltre ai deficit, OECD esorta Praga a mettere in sicurezza anche il sistema pensionistico.

L’organizzazione internazionale prevede per quest’anno un lieve calo dello 0,1% del PIL ceco. L’inflazione dovrebbe restare alta al 13%. Il prossimo anno è attesa la ripresa con un aumento del PIL del 2,4%.

Fonte: https://bit.ly/3o55DBU

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023
Giovedì 13 Aprile 2023

Nuovo record nell’interscambio tra Italia e Germania: i dati del 2022

Da decenni la Germania è il primo partner commerciale per l’Italia e i dati dell’interscambio del 2022 hanno mostrato un’ulteriore crescita rispetto 2021. Lo scorso anno, i rapporti economici bilaterali tra Italia e Germania sono cresciuti del +18,2%, per un valore di circa 168,5 Mld/€: numeri che rappresentano un nuovo massimo, rispetto al precedente record di 144 Mld/€ raggiunto nel 2021. Se la Germania si posiziona al primo posto tra i partner commerciali italiani, l’Italia è invece al 6° posto tra i fornitori e i mercati di destinazione dell’export tedesco.

I dati elaborati dall’Osservatorio Economico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, indicano la Germania come primo mercato di destinazione dell'export dell'Italia, che nel 2022 si è attestata una quota del mercato tedesco pari al 12,4%, nonché suo primo fornitore, con una quota di mercato del 13,9%. La Germania è infatti il primo partner italiano sia per le esportazioni, che hanno raggiunto i 77,5 miliardi (+15,8%), che per le importazioni (+20,2%, per un valore di 91 Mld/€). I settori chiave dell’interscambio sono quelli industriali: siderurgia, chimico-farmaceutico e macchinari: tutti settori già consolidati e in crescita in termini monetari.

La categoria merceologica più esportata dall’Italia in Germania è quella dei metalli di base e prodotti in metallo (esclusi macchine e impianti), che ha generato 15.221,5 Mln/€ (19,6% sull’export totale in Germania), seguito da Macchinari e apparecchi n.c.a. (9.982,3 Mln/€, 12,9% delle esportazioni), Mezzi di trasporto (8.859,6 Mln/€, 11,4%), Prodotti alimentari, bevande e tabacco (7.421,8 Mln/€, 9,6%), Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (5.745,4 Mln/€, 7,4%) Sostanze e prodotti chimici (5.605,1 Mln/€, 7,2%).

I principali prodotti della Germania importati in Italia sono stati, invece: Mezzi di trasporto (13.099,3 Mln/€; 14,4% sull’import totale dell’Italia dalla Germania), Sostanze e prodotti chimici (11.260,9 Mln/€, 12,4% delle importazioni), Macchinari e apparecchi n.c.a. (10.837,9 Mln/€, 11,9%) Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (10.584,0 Mln/€, 11,6%), Metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (9.661,3%, 10,6%), Apparecchi elettrici (6.404,2 Mln/€, 7%).

Non sempre, tuttavia, l’aumento del valore è coinciso con un aumento dei volumi dei prodotti esportati: il maggiore valore è infatti in parte dovuto all’inflazione. Settori come quello dei macchinari e l’agroalimentare per l’export italiano e il settore della gomma ed dell’elettrotecnica-elettronica per l’export tedesco, hanno visto un aumento anche a livello quantitativo. Secondo i dati diffusi dalla Camera di Commercio Italo-Germanica AHK L’export del comparto siderurgico ha invece visto una contrazione nei volumi: in Germania sono infatti diminuiti i livelli di produzione, con un conseguente aumento dei prezzi. 

Secondo quanto riportato dalla AHK, la guerra tra Russia e Ucraina ha favorito la regionalizzazione, invece di compromettere gli scambi commerciali: le regioni trainanti dell’interscambio sono state, per l’Italia, quelle settentrionali: al primo posto la Lombardia (in cui il valore complessivo dell’interscambio si è attestato a 56,2 Mln/€), seguita da Veneto (24,1 Mln/€), Emilia-Romagna (19 Mln/€) e Piemonte (14,8 Mln/€); al quinto posto il Lazio con un valore generato di 11,4 Mln/€. In Germania, invece, il Baden-Württemberg ha raggiunto livelli record, generando tra import e export un valore di 34,2 Mln/€ e superando la Baviera (che si è aggiudicata il secondo posto, con 27,8 Mln/€); a seguire, la Renania Settentrionale-Vestfalia (27,4 Mln/€), la Bassa Sassonia (10,2 Mln/€) e l’Assia (9,8 Mln/€).  

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Giovedì 13 Aprile 2023