Notizie mercati esteri

Lunedì 16 Gennaio 2023

La “Mauri Bus System” di Desio amplia la presenza in Italia con nuovi autobus destinati al trasporto urbano passeggeri in Italia al fianco del marchio turco “Otokar” del colosso Koç

Il produttore turco di veicoli commerciali, Otokar, con sede dal 1963 nel distretto a sud-ovest di Istanbul, lo scorso 20 dicembre ha dichiarato di aver ricevuto un primo ordine per una dozzina di autobus destinati al trasporto passeggeri in diverse regioni italiane da parte dell’azienda brianzola “Mauri Bus System” (distributore nazionale Otokar per l’Italia).

La commessa nel suo complesso comprenderebbe 148 autobus “Doruk” e “Kent” per un valore stimato in circa 34 milioni di euro con consegne che, secondo Otokar, dovrebbero iniziare nella seconda metà del 2023 ed essere completate entro il 2024. Gli autobus della Otokar saranno destinati alla flotta di “Autolinee Toscane”, (58 autobus) l’operatore che effettua servizi di trasporto nella regione costiera del Mar Tirreno, e alla Regione Puglia (circa 90 autobus). Filiale del principale conglomerato turco “Koç Holding” - che collabora anche con la “Turk Traktor”, leader con le sue macchie agricole a marchio “New Holland” dell’ex Fiat Industrial CNH - Otokar è il marchio di autobus più venduto in Turchia e oggi è presente con i suoi veicoli in più di 50 paesi in tutto il mondo con una larga presenza in Europa.

Le lunghezze degli autobus urbani Otokar vanno da 6 a 21 metri e hanno una capacità di trasporto passeggeri da 46 a 164 unità. Otokar commercializza anche autobus elettrici di 12 metri per il trasporto pubblico (“e-Kent”) con un'autonomia di oltre 300 chilometri già presenti nel territorio nazionale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Lunedì 16 Gennaio 2023
Lunedì 16 Gennaio 2023

Rapporto 2022 sull'economia estera: Svizzera resiliente

Nonostante le congiunture mondiali e le difficoltà sul piano politico economico provocate anche dalla guerra in Ucraina, la Confederazione Elvetica ha dimostrato, anche nel 2022, di aver dato prova di notevole resilienza. È quanto emerge dal rapporto annuale sull’andamento economico interno che il Consiglio Federale ha adottato l’11 gennaio.

Un documento che dimostra come la linea strategica legata alla politica economica esterna messa in campo dalla Svizzera, ha creato condizioni quadro per quanto possibile ottimali, capaci di favorire la diversificazione delle catene di produzione e approvvigionamento. Nei negoziati di libero scambio con vari Paesi partner, ad esempio, l'Esecutivo propugna l'apertura dei mercati e la sostenibilità. In questo modo risulta più facile diversificare maggiormente la produzione e le catene di approvvigionamento e aumentare la resilienza della propria economia.

Tuttavia, in caso di eventi eccezionali e imprevedibili come una guerra, una pandemia o una catastrofe naturale, la fornitura di beni di prima necessità può subire interruzioni temporanee. Se si verificasse una grave penuria, la Confederazione interverrebbe in modo mirato per il tramite dell'Approvvigionamento economico del Paese.

Fonte: https://bit.ly/3CUhbwm

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Venerdì 27 Gennaio 2023
Lunedì 16 Gennaio 2023

Nuova scoperta di gas naturale nel Mar Nero

Il Presidente Erdogan ha annunciato la scoperta una nuova riserva di gas nel Mar Nero in Turchia che dalle prime stime potrebbe avere un valore di circa 1 trilione di dollari. Il giacimento è stato localizzato nei pressi di Çaycuma-1 (58 miliardi di bcm) e consentirebbe alla Turchia di aumentare fino a 710 miliardi di metri cubi (bcm) di gas offshore considerando anche la rivalutazione delle riserve di gas naturale del giacimento di Sakarya passate a 652 dai precedenti 540 bcm.

Con la nuova scoperta del giacimento di Çaycuma-1, la riserva di gas nel Mar Nero è aumentata di 170 miliardi di metri cubi e potrebbe accelerare il processo di affrancamento del Paese dagli approvvigionamenti esteri da cui è quasi completamente dipendente per le importazioni di combustibili fossili al fine di coprire il proprio fabbisogno energetico. I principali fornitori di gas naturale sono la Federazione russa, l'Azerbaigian e l'Iran. La Turchia, inoltre, si rifornisce da Qatar, USA, Nigeria e Algeria per il GNL. Sakarya e Çaycuma-1 (i due pozzi offshore saranno collegati fra loro nel medio periodo e successivamente collegati alla rete nazionale), si vanno dunque ad aggiungere ai giacimenti scoperti nel Mar Nero gli scorsi anni: il primo, nel 2020, nel pozzo “Tuna-1” (circa 405 bcm) e il secondo nel 2021 (pozzo Amasra-1) le cui riserve inizialmente venivano stimate in circa 135 bcm di gas. Secondo le previsioni del Ministero dell’Energia, entrambi i giacimenti potrebbero iniziare a fornire energia al Paese dal prossimo mese di marzo.

Il consumo annuo di gas della Turchia è aumentato da 48 miliardi bcm nel 2020 a un record di 60 miliardi nel 2021 e per la fine del 2022 si stima un consumo di circa 53,5 miliardi di bcm rispetto alle precedenti proiezioni di oltre 63 miliardi di metri cubi grazie, all'energia generata nel 2022 dalle fonti rinnovabili.

Ad ottobre 2022 le importazioni di gas naturale (3,23 miliardi di bcm) sono infatti scese del 30,5% rispetto all’analogo mese del 2021 quando si attestarono a quasi 5 miliardi di bcm secondo quanto recentemente reso noto dalla EPDK (Turkey Energy Market Regulatory). Sempre secondo la EPDK, nel mese di ottobre 2022 la Turchia ha infatti importato circa 2,38 miliardi di metri cubi di gas naturale tramite gasdotti, mentre 857 milioni di metri cubi (mc) sono stati acquistati come gas naturale liquefatto (GNL). Anche le importazioni di greggio nel mese di ottobre 2022, seppur lievemente, sono diminuite nel mese di ottobre 2022 attestandosi a 4,20 milioni di tonnellate. La Turchia importa la maggior parte del suo fabbisogno di petrolio dalla Russia (2,17 milioni di tonnellate nel mese in osservazione), dall’Iraq e Kazakistan rispettivamente con 860 mila e 226 mila tonnellate. Un risparmio che in futuro potrebbe essere ancora più consistente grazie ai lavori di esplorazione dei giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo (la Turchia vanta una flotta di quattro navi da perforazione alcune delle quali acquistate a metà del 2022).

Da rilevare, infine, il volume di stoccaggio di gas naturale che nel mese di ottobre 2022 è aumentato del 39,2% (circa 3,81 miliardi di metri cubi), rispetto ai 2,74 miliardi di metri cubi dell’analogo mese del 2021 grazie in particolare alle forniture che provengono dal TurkStream. In particolare, l'impianto di stoccaggio del gas naturale di Silivri ha aumentato la sua capacità di 4,6 miliardi di metri cubi (bcm) rispetto ad una precedente stima di 3,2 miliardi. La capacità di prelievo giornaliera dal sito è stata inoltre stimata in 75 milioni di metri cubi rispetto ai 28 milioni (mc) iniziali consentendo all’impianto di Silivri di diventare il più grande impianto di stoccaggio sotterraneo di gas in Europa in grado di soddisfare da solo in prospettiva ¼ del fabbisogno della Turchia. Ampliamenti sono previsto anche per l’aumento della capacità della seconda unità di stoccaggio della Turchia: Tüz Gölü (Lago Tuz), situato nella provincia centrale di Aksaray, che ha oggi una capacità di immagazzinare gas naturale fino a 1,2 bcm all’anno ma sono in corso piani per espandere la capacità a 5,4 bcm entro il 2023. Recentemente il Presidente Erdoğan ha affermato che il Paese intende ridurre il grado di dipendenza dall’estero di gas naturale entro il 2053 dal 71% al 13%.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

Ultima modifica: Lunedì 16 Gennaio 2023
Lunedì 16 Gennaio 2023

Il commercio estero della Turchia - Crescita per entrambi i flussi nei primi 11 mesi del 2022

Il Presidente dell'Associazione degli esportatori turchi (TİM), Mustafa Gültepe, ha recentemente dichiarato che le più aggiornate stime prevedono un export di circa 300 miliardi di dollari entro il 2024 che collocherebbero la Turchia tra i primi 10 paesi al mondo con il maggior volume di vendite. Un risultato, secondo TIM, perseguibile con un aumento delle esportazioni di almeno il 10% annuo e con una mirata diversificazione verso nuovi mercati di sbocco (ad esempio verso l’America Latina) per l‘export turco.

La performance del Paese, tuttavia, oggi mostra alcuni segnali di rallentamento per via di una domanda estera in flessione con particolare riguardo a quella proveniente dai maggiori partner commerciali europei della Turchia - e per la perdita, di circa 13 miliardi di dollari, derivante dal cambio sfavorevole euro/dollaro.

Secondo i dati prodotti dall’Associazione degli Esportatori turchi, le esportazioni da gennaio a novembre 2022 sono aumentate del 14% rispetto all’analogo periodo del 2021 e si sono attestate nel mese di novembre a 231 miliardi di dollari. Le importazioni sono invece aumentate nello stesso periodo in osservazione del 36,6% raggiungendo i 331,1 miliardi di dollari. Nel dettaglio, le esportazioni nel solo mese di novembre 2022 sono aumentate dell'1,9% su base annua raggiungendo i 21,9 miliardi di dollari; un risultato storico secondo il Ministro del Commercio Mehmet Muş “che confermano come le esportazioni della Turchia abbiano contribuito per metà della crescita del Pil nei primi tre trimestri del 2022”. Il grado di copertura percentuale rapporto export/import è del resto diminuito dal 79,8% nel novembre 2021 al 71,3% del novembre 2022 ed escludendo le importazioni di energia (+17,4% sull’analogo mese del 2021 pari a 7,7 miliardi di dollari a novembre 2022), il rapporto è sceso all'89,8% rispetto al 101,3% del 2021. Secondo i dati preliminari del Ministero del Commercio, negli ultimi 12 mesi le esportazioni della Turchia hanno già raggiunto il massimo storico di 253,5 miliardi di dollari di merci e servizi venduti. Si tratta di dati che hanno formato o oggetto di specifico annuncio da parte del Presidente Erdoğan per il quale l’obiettivo resta quello di collocarsi tra i primi dieci Paesi esportatori al mondo.

Rimanendo ai dati ufficiali, e quindi sull’arco degli 11 mesi, a livello geografico le esportazioni della Turchia nel mese in osservazione verso la Germania, primo mercato di sbocco delle merci e servizi, sono cresciute del 5,3% attestandosi a 1,85 miliardi di dollari, mentre l'aumento delle vendite verso gli Stati Uniti è stato del 4,6% con un volume di export pari a 1,4 miliardi di dollari. L'Iraq si consolida come terzo cliente con 1,3 miliardi di dollari (+7% rispetto al mese di novembre 2021). I Paesi dell’Unione Europea hanno invece assorbito 8,5 miliardi di dollari di export turco (+0,9% su base annua) mentre 4,18 miliardi di dollari di merci e servizi sono stati venduti ai Paesi del Vicino Oriente e del Medio Oriente. Tra le voci merceologiche, la quota del settore manifatturiero nelle esportazioni totali della Turchia è stata del 94,2% (20,6 miliardi di dollari), seguita dal settore agroalimentare con una quota del 3,7% e 803 milioni di dollari da quella dell’industria chimica (2,6 miliardi), mentre il tessile-abbigliamento e l’acciaio hanno fatto registrare rispettivamente un export 1,6 e 1,4 miliardi di dollari. Sono infine riprese le importazioni del comparto “automotive” e parti di ricambio che, dopo le strozzature legate alle catene di approvvigionamento (in particolare semiconduttori) e gli acquisti di autoveicoli sono cresciute del 40% a novembre 2022 attestandosi a quasi 2 miliardi di dollari. Per quanto attiene le importazioni, il principale partner fornitore è stata la Federazione russa da dove la Turchia ha importato merci per un valore di 4,65 miliardi di dollari a novembre 2022, con un aumento del 57% rispetto all’analogo merse dello scorso anno. Le importazioni dalla Cina, secondo Paese fornitore della Turchia, sono cresciute del 2,4% attestandosi a 3,1 miliardi di dollari, mentre quelle dalla Svizzera hanno fatto registrare in un solo mese aumento percentuale sostenuto con oltre 2,3 miliardi di dollari. L’Italia nel mese in osservazione si piazza al 5° posto tra i principali Paesi fornitori con 1,2 miliardi di dollari. I primi 5 Paesi fornitori nel merse di novembre hanno contribuito con il 42,4% del totale importato della Turchia.

Nei primi 11 mesi del 2022 le importazioni sono cresciute del 37% e si sono attestate a 331 miliardi di dollari con un deficit commerciale che è aumentato del 153,6% su base annua a 99,85 miliardi di dollari. Importazioni diventate molto più costose per i maggiori costi legati all’energia e alle materie prime. Le importazioni di energia sono infatti aumentate del 17,4% e l’importo pagato dalla Turchia è stato di 7,7 miliardi di dollari ed hanno rappresentato ¼ degli acquisti totali.

Nell’aggiornamento dello scorso 30 dicembre diffuso dall’Istat turco, “Turkstat”, considerando i primi 11 mesi del 2022, la Federazione russa consolida il suo primato come principale mercato dell’import turco con 54,3 miliardi di dollari, seguita dalla Cina con 37,7 miliardi, dalla Germania (21,5 miliardi), dagli Stati Uniti (14,4 miliardi) e dalla Svizzera (12,8 miliardi di dollari).

Passando invece ai principali mercati di sbocco dell’export turco, nel periodo gennaio-novembre 2022 la Germania è il primo Paese cliente con 19,3 miliardi; al secondo posto si piazzano gli USA (15,5 miliardi), seguiti dall’Iraq (12,6 miliardi), dal Regno Unito (11,9 miliardi) e dall’Italia con 11,3 miliardi di acquisti di merci e servizi dalla Turchia.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Lunedì 16 Gennaio 2023
Lunedì 16 Gennaio 2023

Turchia – L’espansione del turismo resta sostenuta nei primi undici mesi del 2022

Il numero di visitatori stranieri anche a novembre 2022 continua a registrare una forte ripresa dopo il crollo del 2020 dovuto alla pandemia da COVID-19. Le presenze straniere, grazie anche all’aumento di visitatori provenienti dai Paesi dell’Unione Europea (Germania e Regno Unito in particolare) sono aumentate nel solo mese in esame del 44,6% attestandosi a 2,55 milioni rispetto a 1,76 milioni di visitatori stranieri nel novembre 2021 e alle 833.991 presenze nel novembre 2020.

Gli arrivi del mese di novembre 2022 hanno fatto registrare un deciso incremento delle presenze dei cittadini della Federazione russa che, colpiti dalle restrizioni da parte dei paesi occidentali dopo l'invasione russa dell'Ucraina, si collocano al primo posto nelle presenze straniere in Turchia con 312.486 arrivi, seguiti dai cittadini della Bulgaria (232.709) e della Germania (207.340).

Nel periodo gennaio-novembre 2022, il numero di visitatori stranieri ha raggiunto i 42,16 milioni di persone, in aumento dell'84,77% rispetto allo stesso periodo del 2021, eguagliando i livelli pre-pandemia del 2019. Nei primi undici mesi del 2022 i tedeschi scavalcano i cittadini russi (che costituiscono tuttavia ancora un ampio e prezioso bacino d’utenza per la Turchia) e si collocano al primo posto con 5,48 milioni di presenze, seguiti da quasi 5 milioni di arrivi dalla Russia e 3,3 milioni dal Regno Unito.

Il Ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy, ha dichiarato lo scorso 24 dicembre che le stime per tutto il 2022 sono state aggiornate a 51,5 milioni di turisti e 46 miliardi di dollari di entrate migliorando quindi le proiezioni precedenti anche per il prossimo anni quando la Turchia stima di accogliere oltre 60 milioni di visitatori stranieri con introiti pari 56 miliardi di dollari.

Un dato interessante è rappresentato dagli introiti che sono derivati nei primi 11 mesi del 2022 dal c.d. turismo sanitario: la Turchia ha incassato nel periodo in osservazione 1,6 miliardi di dollari (triplicati dal 2015) secondo i dati forniti di recente dalla USHAŞ, ente istituito nel 2019 e dipendente dal Ministero della Sanità turco per la promozione di tutte le attività di carattere internazionale dei servizi sanitari nel Paese. Da gennaio a settembre 2022, sono stati 870 mila gli stranieri che si sono recati in Turchia per ricevere assistenza sanitaria specializzata con in testa la chirurgia estetica, la ginecologia (fecondazione assistita), la biochimica medica e per le patologie legate alla oftalmologia e all’otorinolaringoiatria.

Ma la Turchia segna anche ottimi risultati sul fronte del c.d. “turismo di lusso” e di quello “sportivo”. Bodrum, la perla della costa mediterraneo turca, ad esempio, ha ospitato il maggior numero di presenze di yacht ultra-lusso per tutta la stagione estiva passata, mentre Antalya ha continuato a registrare il tutto esaurito anche durante i mesi autunnali di ottobre e novembre scorsi grazie alla crescita delle presenze di turisti provenienti dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dalla Federazione Russa.

Le entrate del turismo sono vitali per l'economia della Turchia, alle attività turistiche sono direttamente riconducibili il 15% del PIL ed oltre il 10% degli occupati del Paese. Il nuovo programma economico del Governo mira a trasformare i cronici deficit del conto corrente della bilancia dei pagamenti in avanzi puntando anche alle entrate derivanti dall’industria del turismo; settore che colloca la Turchia tra i primi cinque Paese al mondo in termini di numero di turisti e tra i primi dieci per ricavi.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia e della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Lunedì 16 Gennaio 2023
Venerdì 13 Gennaio 2023

Danimarca al primo posto nella digitalizzazione amministrativa

Dal 2001 con cadenza biennale, il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite pubblica il “Global E-Government Development Index” (EGDI), l’indice di sviluppo di digitalizzazione statale dei 193 stati membri.

Quest’anno (2022), lo studio ha nominato come miglior paese digitalizzato la Danimarca, che ottiene così questo riconoscimento per la terza volta consecutiva. Si tratta di un risultato rilevante, poiché la trasformazione digitale di un paese e della sua pubblica amministrazione porta innumerevoli benefici ai cittadini.

La pandemia di Covid-19, per esempio, ha dimostrato chiaramente i vantaggi di uno stato digitalizzato. Le tecnologie digitali, infatti, garantiscono il funzionamento della macchina statale anche in momenti di difficoltà trovando soluzioni ai problemi collegati alle emergenze sanitarie e assicurando l'effettiva fornitura dei servizi pubblici essenziali sia speciali che ordinari, anche in periodi di crescente isolamento, incertezza e vulnerabilità.

Ma un sistema digitalizzato offre possibilità che non si fermano al – comunque fondamentale – settore sanitario. Il cosiddetto e-gov è in grado di offrire ai cittadini svariati tipologie di servizi pubblici di base anche nel campo dell’istruzione, della sicurezza, dei trasporti, ecc. Le tecnologie digitali, insomma, contribuiscono in maniera evidente allo sviluppo sia nazionale che locale, facilitando l’accesso ai servizi, favorendo lo scambio di informazioni, e aumentando le possibilità dei cittadini.

L’ e-gov, quindi è la base di un sistema istituzionale effettivo, inclusivo, stabile e resiliente a molteplici livelli. Per le Nazioni Unite, un’amministrazione digitale è considerata anche un elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) fissati per il 2030, soprattutto l’obiettivo 16 “pace, giustizia ed istituzioni solide”, ed il punto 17 “partnership per gli obiettivi”.

Secondo i dati riportati dallo studio, gli stati europei sono il 53% del gruppo con il più alto livello di digitalizzazione statale. Nei primi dieci posti, 6 sono paesi europei e la Danimarca apre la fila con un punteggio di 0,97 contro una media globale di 0,61.

Le categorie prese in considerazione nel calcolo dei dati, sono, per esempio, le lezioni online, le dichiarazioni dei redditi digitali, la possibilità di richiedere assistenza finanziaria online, le prenotazioni sanitarie via internet, ecc. La Danimarca viene così premiata per il suo approccio olistico alla digitalizzazione amministrativa, che pone al centro il cittadino e mira a rispondere ai bisogni dei singoli individui, cercando di non lasciare nessuno “offline”.

Il report ha, inoltre, analizzato tutte le città più popolose degli stati membri delle Nazioni Unite, e ha piazzato Copenhagen, la capitale danese, al quarto posto, dietro, Berlino, Madrid e Tallin, come città più “smart”.

Comprendere il grado di digitalizzazione delle singole città, infatti, è decisivo per lo sviluppo della società in ottica SDG. Infatti, i cittadini interagiscono principalmente con le amministrazioni locali, più che con le strutture governative centrali. Perciò, un collegamento diretto e costante tra i due è fondamentale per facilitare l’interazione ed il coinvolgimento della popolazione negli affari pubblici, offrendo loro servizi, e possibilità di comunicare opinioni, bisogni, nonché dare loro la chance di influenzare la direzione delle politiche e pratiche pubbliche locali.

La digitalizzazione del settore pubblico, insomma, è un passo indispensabile che ogni nazione dovrebbe intraprendere, per migliorare i propri legami con i cittadini e per operare in un’ottica di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati dalle Nazioni Unite entro il 2030. In questo campo, la Danimarca sta offrendo un esempio virtuoso, fonte di ispirazione per tutti gli altri paesi che vogliono muoversi in questa direzione.

Fonte: https://bit.ly/3XaFf5Y

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

 

Ultima modifica: Venerdì 27 Gennaio 2023
Venerdì 13 Gennaio 2023

Parte in Texas la costruzione del più grande impianto di idrogeno verde della nazione

È stata appena annunciata la costruzione del nuovo mega impianto di idrogeno verde di Air Products e The AES Corporation (AES) nella contea di Wilbarger. Si prevede che il progetto creerà più di 1.300 posti di lavoro nella costruzione, 115 posti di lavoro permanenti nelle operazioni e 200 posti di lavoro nel trasporto e nella distribuzione. Si prevede inoltre che genererà circa $ 500 milioni di entrate per lo Stato del Texas e sarà il più grande impianto di idrogeno verde degli Stati Uniti.

Lo Stato del Texas estenderà la sua leadership nella produzione di energia negli Stati Uniti e contribuirà a soddisfare il fabbisogno energetico del nostro Paese per i decenni a venire", ha dichiarato il governatore Abbott. "Questo progetto non solo porterà centinaia di posti di lavoro e milioni di entrate nel nostro Stato, ma espanderà anche il settore energetico e rafforzerà ulteriormente il Texas come potenza mondiale in questo settore cruciale.

Il nuovo impianto sarà di gran lunga il più grande impianto di produzione di idrogeno verde completamente integrato del Paese, che utilizzerà l'energia del vento e del sole per produrre idrogeno pulito per i clienti americani.

Air Products e AES prevedono di investire circa $ 4 miliardi per costruire e gestire questo impianto di produzione di idrogeno verde. L'energia per far funzionare questo progetto di idrogeno comporterà oltre 1 gigawatt di energia rinnovabile e una capacità di elettrolizzazione in grado di produrre oltre 200 tonnellate metriche al giorno (MT/D) di idrogeno verde. 

L'impianto dovrebbe iniziare le operazioni commerciali nel 2027 e servirà principalmente la mobilità e altri mercati industriali. Il progetto amplierà il portafoglio energetico del Texas e posizionerà lo Stato come leader del Paese nel settore dell'idrogeno verde, contribuendo a ridurre le emissioni.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

 

Ultima modifica: Venerdì 13 Gennaio 2023
Venerdì 13 Gennaio 2023

Il Texas è in testa alla nazione con il più rapido tasso di crescita annuale di posti di lavoro

Il governatore Greg Abbott ha sottolineato la continua e forte crescita dei posti di lavoro in Texas, dopo che i dati sull'occupazione diffusi a dicembre dalla Texas Workforce Commission e dall'Ufficio Statistico del Lavoro degli Stati Uniti hanno mostrato che il Texas è in testa alla classifica nazionale con il più rapido tasso di crescita annuale dei posti di lavoro e che lo Stato ha nuovamente superato il suo record assoluto con l'aggiunta di 33.600 posti di lavoro non agricoli nel mese di novembre.

"Le imprese continuano a far crescere i posti di lavoro in Texas grazie alla forza dell'economia texana, alla diversità delle industrie che investono qui e alla migliore forza lavoro d'America", ha dichiarato il governatore Abbott. Il Texas funziona quando i texani lavorano, e sono orgoglioso che abbiamo raggiunto un nuovo massimo storico per i posti di lavoro totali". Nonostante le pressioni economiche evidenti in tutto il Paese, negli ultimi 12 mesi i datori di lavoro texani hanno aumentato i posti di lavoro al ritmo più veloce della nazione.

Tra i numeri più significativi relativi ai posti di lavoro in Texas vi sono:

- record di 13.672.900 nuovi posti di lavoro totali, il nuovo massimo storico per i posti di lavoro totali non agricoli per il 13° mese consecutivo, con l'aggiunta di 33.600 posti di lavoro non agricoli a novembre.

- record di 14.015.544 occupati texani, compresi i posti di lavoro non agricoli, i lavoratori autonomi e altre categorie di lavoro.

- 5,1% di crescita annuale dei posti di lavoro (da novembre 2021 a novembre 2022), il più rapido della nazione

- 63,5% il tasso di partecipazione alla forza lavoro, superiore alla media nazionale.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

 

Ultima modifica: Venerdì 13 Gennaio 2023
Venerdì 13 Gennaio 2023

Santa Catarina: famoso polo dell’industria tessile in Brasile

Lo stato di Santa Catarina è un famoso polo dell'industria tessile, sia a livello nazionale, che internazionale. Ed è visto come un punto di riferimento internazionale per qualità e produttività.

L'industria di Santa Catarina ha rappresentato il 26,7% della produzione nazionale brasiliana, nella produzione di abbigliamento e accessori, secondo uno studio della Confederazione Nazionale dell'Industria (CNI). Lo Stato di Santa Catarina ha superato lo stato di San Paolo in valore di trasformazione industriale nel settore tessile.

Santa Catarina possiede 9.140 stabilimenti e genera 170.962 posti di lavoro, considerando i settori del tessile, dell'abbigliamento e delle calzature.

Geograficamente il polo tessile di Santa Catarina è formato dalle città di: Brusque, considerata la capitale brasiliana dell'industria tessile, Blumenau, Jaraguá do Sul Gaspar che ha il titolo di capitale della moda infantile. E alcuni municipi minori quali Ascurra, Benedito Novo e Rodeio, che realizzano lavori di cucito per le grandi aziende di maglieria. Infine, Pomerode per le macchine industriali del settore.

Febratex è la più grande fiera dell'industria tessile in Brasile, che si svolge ad agosto a Blumenau, ed è un evento importante per conoscere i progressi del settore.

Ma studi mostrano l’esigenza di modernizzare il settore per raggiungere una maggiore sostenibilità, soprattutto con l'uso dell'intelligenza artificiale. Questa è la nuova sfida, per aumentare l'efficienza e ridurre le perdite, fa parte degli obiettivi di modernizzazione del settore attraverso Industria 4.0. Questo perché permette di applicare una rivoluzione in termini di tessuti ed economia di materiali.

Uno studio della società di consulenza McKinsey evidenzia, inoltre, come uno dei maggiori trend del prossimo futuro sarà l'attenzione alla sostenibilità, frutto del desiderio dei consumatori di conoscere l'origine dei prodotti e della crescente consapevolezza delle aziende nel prendersi cura dell'ambiente.

Le opportunità di investimento e di business nel settore derivano dalle esigenze di modernizzazione, innovazione e sostenibilità che il settore presenta.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italiana Commercio e Industria SC - Brasile)

 

Ultima modifica: Venerdì 13 Gennaio 2023
Venerdì 13 Gennaio 2023

Export chimico-farmaceutico: la partnership italo-belga è vincente

L’export italiano non perde colpi e si trasforma dopo le difficoltà portate dalla crisi pandemica nel 2020. Ma proprio l’annus horribilis è stato in realtà un punto di svolta per lo sviluppo del settore chimico-farmaceutico italiano.

Ad aggiudicarsi il posto d’onore come uno dei partner commerciali per la chimica italiana, c’è il Belgio.
Nel 2020, il 55,42% delle esportazioni italiane in Belgio sono state registrate proprio dalle industrie chimiche, con un riferimento specifico ai medicinali (34.7%). Nello stesso anno il contributo dato dall’import belga al fatturato del settore chimico italiano è stato di 8.527 milioni, di cui il 15% proveniente dal settore farmaceutico. Di fatti, tra i principali partner commerciali, il Belgio è il più importante centro logistico europeo per l’esportazione dei prodotti farmaceutici nel resto del mondo, con il 19,1% delle esportazioni totali.

A conferma della trasformazione dell’export italiano e della partnership consolidata con il mercato belga, il settore chimico-farmaceutico si classifica come primo in termini di aumento progressivo dell’export in Belgio (+ 20,7%) nel 2020, con un valore aggiunto di 1.141,8 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Nel 2021 i prodotti chimici italiani esportati in Belgio contavano per quasi un terzo del totale dei prodotti esportati, ossia più di 130 miliardi di euro. Nello specifico, ammontavano a 101.600.042 nel 2020 e 134.696.423 nel 2021, con una crescita dell’ultimo anno del 32%.

Lo sviluppo dei rapporti commerciali con il Belgio ha visto un’impennata nel 2020, ma l’interesse del Belgio per l’industria chimica italiana, è maturo già da tempo. Nel 1910, la storica industria chimica belga, la Solvay S.A, aveva aperto un centro di lavorazione dell’oro e dei minerali a Spinetta Marengo (AL). In vent’anni, il gruppo belga è arrivato ad investire più di 600 milioni di euro nel polo piemontese, che oggi lavora più di 100.000 tonnellate di polimerati ogni anno ed è responsabile dell’85% dell’export chimico italiano. Nel 2022, il centro di Spinetta Marengo si rivela essere il polo più innovativo e produttivo del colosso belga, a dimostrazione di come la nuova frontiera dell’export italiano veda un contributo sostanziale del settore chimico-farmaceutico, con il Belgio come partner più sensibile.

Fonte: https://bit.ly/3IMKMLR

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Belgo-Italiana)

Ultima modifica: Venerdì 13 Gennaio 2023