Notizie mercati esteri

Venerdì 9 Dicembre 2022

Cyber Security Week Türkiye

Dal 30 novembre al 2 dicembre 2022 si è svolta ad Ankara la "Cyber Security Week Turkiye", importante rassegna organizzata dall’Agenzia per l’Industria della Difesa turca (SSB), dall’Ufficio per la Trasformazione Digitale e dal Turkish Cyber Security Cluster, una piattaforma nazionale che sviluppa prodotti per la sicurezza informatica locale. Giunta alla sua terza edizione, la Cybersecurity Week è stata visitata in passato da oltre 9.000 persone, principalmente addetti ai lavori ma non solo. Si prefigge l’obiettivo di contribuire all’ulteriore sviluppo dell’ecosistema nazionale impegnato nell’ambito della sicurezza informatica, nonché di aumentare la consapevolezza e la cooperazione in tale materia attraverso la creazione di sinergie tra il settore pubblico, quello privato ed il mondo delle scuole e delle università. Insieme alla rassegna si sono svolti anche l’International Cyber Warfare and Security Conference (ICWS) e la National Cyber Security Fair, con desk promozionali allestiti dalle principali aziende turche del settore. Nella giornata inaugurale sono intervenuti Mustafa Varank, Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Ismail Demir, Presidente dell'Agenzia per l'Industria della Difesa della Presidenza della Repubblica (SSB) e Ali Taha Koc, Capo dell'Ufficio per la Trasformazione Digitale della Presidenza della Repubblica. Presenti, tra gli altri, anche i CEO di Turkcell e Turk Telecom.

Il Ministro dell'Industria e della Tecnologia, Varank, ha evidenziato la pervasività della tecnologia nella nostra vita quotidiana e l’importanza di non abbassare la guarda di fronte delle insidie che si nascondono ovunque. La protezione informatica - ha proseguito il Ministro - è tanto importante quanto la protezione dei propri confini geografici. A tale riguardo ha citato la roadmap realizzata dal suo dicastero nel 2021, che si prefigge vari obiettivi, tra cui quello di sviluppare, grazie ad un’attività profilata in questo settore anche di TUBITAK (l’equivalente del nostro CNR dipendente dal Ministero dell’Industria, che nel 2022 ha investito nel settore della cybersecurity oltre un miliardo di lire turche), tecnologie atte a prevenire attacchi cibernetici. Il piano strategico turco passa anche per gli incentivi ad una formazione tecnica mirata delle giovani generazioni, garantendo sostegno al percorso dei più talentuosi, anche con lo scopo di arginare il numero di esperti informatici turchi che si trasferiscono all’estero (circa 30.000 nell’ultimo anno, secondo le stime citate da Varank), con una conseguente dispersione di know-how.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Venerdì 9 Dicembre 2022

Il mercato automobilistico in Turchia

Le vendite di veicoli elettrici (EV) in Turchia sono cresciute di quasi il 150% nei primi dieci mesi del 2022. Le statistiche del settore mostrano una tendenza all’aumento anche delle vetture ibride (benzina-elettrico) mentre sono in calo i motori alimentati con il diesel. Si stima che le vendite delle vetture elettriche in Turchia aumenterà sensibilmente nei prossimi anni sull’onda del lancio ufficiale dello scorso fine ottobre del primo SUV elettrico di produzione nazionale (vedi infra).

I veicoli elettrici venduti nei primi dieci mesi del 2022, secondo i dati diffusi dalla “Automotive Distributors Association” (ODD), segnano un aumento di vendite del 148,6% rispetto all’analogo periodo del 2021, quando furono vendute meno di due mila esemplari elettrici. Nel periodo in osservazione, le vendite di veicoli elettrici sono invece salite a circa 4 mila unità. Nei mesi gennaio-ottobre 2022, le vendite di tutti gli altri veicoli (inclusi quelli commerciali) sono diminuite del 4,7% attestandosi a sole 600 mila unità a causa dell’aumento dei prezzi quali conseguenza della carenza di componentistica che ha frenato la produzione negli ultimi due anni. Se si considerano le vendite delle sole auto a benzina, esse superano di poco le 300 mila unità mentre i motori diesel sono crollati del 23,1% con sole 74.677 unità vendute. Includendo la produzione di trattori e di altri mezzi per l’agricoltura, in totale, l'industria automobilistica in Turchia supera il milione di unità vendute.

Le auto alimentate a benzina hanno ottenuto una quota del 16,7% nelle vendite complessive nel periodo gennaio-ottobre 2022 (-20,4% sul 2021), mentre per quelle alimentate con motori diesel la quota è del 70,8%. Il mercato ibrido e quello elettrico in Turchia oggi rappresentano quote ancora minoritarie, rispettivamente l'1,1% ed il 9,8% sul totale, ma in forte crescita progressiva (erano dello 0,4% e dell'8,6% nei primi 10 mesi del 2021).

Dalle esportazioni di auto all’estero gli introiti del settore si sono avvicinati ai 25 miliardi di dollari (principalmente dirette ai mercati tedesco, russo, belga e rumeno). In Turchia si lavora anche al lancio di un minibus elettrico e sono all’esame i progetti legati alla tecnologia dell'idrogeno da applicare agli autoveicoli.

Nel frattempo, la Turchia ha recentemente rivisto le tasse sulle autovetture prodotte all’estero, aumentandone l’imposta a partire dalle cilindrate da 1.600 centimetri cubi (cc) al fine di incoraggiare l’acquisto di vetture “Made in Turkiye”. Nel 2021 i principali Paesi per le importazioni di auto in Turchia sono stati Germania (14,2& del totale), seguita da Francia (11,5%), Regno Unito (10,55), Italia (8&) e Spagna (5,5%).

Focus sul primo modello elettrico “made in Turchia” Nonostante la quota in Turchia di auto elettriche e ibride rimanga su livelli ancora molto bassi, cresce l’interesse dei consumatori per il lancio del primo veicolo elettrico prodotto in patria: si tratta di un SUV del segmento C prodotto da Togg a cominciare dal primo trimestre del 2023.

Oltre al segmento SUV, la Togg produrrà altri quattro modelli: una berlina, una C-hatchback, un B-SUV e un B-MPV entro il 2030.

Il primo SUV elettrico made in Turkiye è prodotto da un consorzio di cinque società turche e la capacità iniziale di produzione è di circa 100.000 veicoli all'anno, Il marchio TOGG mira a produrre 1 milione di veicoli nei cinque segmenti entro il 2030 con una successiva creazione di una JV per esportare il modello in Europa (Belgio in pole position) e poi nel resto del mondo. Il design è della Pininfarina, mentre la componentistica sarà per il 65% turca. La presentazione ufficiale si è svolta lo scorso 29 ottobre nella provincia nord-occidentale di Bursa (Gemlik) dove, su un'area di 1,2 milioni di metri quadrati, verrà costruito il SUV. L’infrastruttura elettrica dell’auto e’ stata affidata alla ditta locale “Farasis” per la produzione di batterie agli ioni di litio con una stima di ricarica di meno di 30 minuti e un’autonomia compresa tra 300 e i 500 chilometri. I test in pista hanno mostrato che la vettura impiegherà circa 7,6 secondi per accelerare da zero a 100 km/h grazie ad una potenza di 200 cavalli e meno di 4,8 secondi con il modello superiore da 400 cavalli.

Il Presidente Erdoğan ha definito la produzione del primo SUV elettrico della Turchia come “l’orgoglio nazionale condiviso da 85 milioni di turchi e un sogno che dura da 60 anni”. Il Presidente ha aggiunto che la realizzazione del primo SUV elettrico è la dimostrazione di quanto il Paese sia cresciuto negli ultimi 20 anni nel settore tecnologico, della ricerca scientifica e nello sviluppo di tecnologie avanzate per l’industria e l’agricoltura citando a tale riguardo come in poco tempo il numero di “TEKNOPARKS” in Turchia sia salito da 2 a 96 e quello delle Zone Economiche Speciali da 194 a 344.

Il Ministero dell'Industria e della Tecnologia ha stanziato inoltre 1,3 milioni di dollari per garantire gli investimenti in stazioni di ricarica, che dovrebbero aumentare vertiginosamente prima che i nuovi modelli di auto elettriche arrivino sulle strade turche nel 2023. Attualmente sono solo tremila le stazioni di ricarica in tutta la Turchia di cui solo duemila ad uso pubblico e solo 1/3 sono stazioni di ricarica rapida a corrente continua (la ricarica di un’auto elettrica rapida impiega tra i 30 minuti rispetto alle oltre 2 delle stazioni a corrente alternata).

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Venerdì 9 Dicembre 2022

L’espansione del turismo resta sostenuta nei primi dieci mesi del 2022

In data 22 novembre sono stati diffusi i nuovi dati sui flussi turistici in entrata nel Paese riferiti al mese di ottobre scorso.

I dati a disposizione mettono in luce un aumento degli arrivi di turisti stranieri del 38,4% rispetto all’analogo mese del 2021, confermando quella crescita a cui la Turchia assiste dall’inizio dell’estate. Nel mese di ottobre 2022 sono sbarcati in Turchia 4,8 milioni di turisti (fonte Ministero della Cultura e del Turismo) rispetto ai 3,47 milioni dell'ottobre 2021 e agli 1,74 milioni dell'ottobre 2020.

Oltre ai turisti provenienti dalla Federazione Russa (770 mila), che costituiscono ancora un ampio e prezioso bacino d’utenza per la Turchia, il 2022 è stato caratterizzato anche dalla forte domanda proveniente dall’Europa e principalmente dalla Germania con quasi 750 mila tedeschi che si sono recati in Turchia in un solo mese, seguita dal Regno Unito (388.017), e Bulgaria (326.429) mentre tra le nazioni non europee spicca l'Iran con 185.945 visitatori nel mese in osservazione. Chiaramente quest’ultimo dato rispecchia non solo i semplici turisti, ma anche tutti i cittadini iraniani che si sono recati in Turchia grazie all’agevolazione dell’esenzione dal visto turistico, ma con l’obiettivo di restare nel Paese (basti vedere il dato sugli immobili acquistati da cittadini iraniani).

A livello di presenze sul totale, la Federazione Russa ha intercettato il 16% delle presenze totali, la Germania il 15,5% ed il Regno Unito l’8%. Nei primi dieci mesi del 2022, tra principali mete turche, Istanbul si piazza al primo posto con oltre 13 milioni di presenze (34%), seguita da Antalya (12 milioni), Edirne, al confine con Bulgaria e Grecia (4 milioni), Mugla (3 milioni) e Artvin con 1 milione e mezzo di presenze.

Sempre da gennaio ad ottobre 2022 il numero di visitatori stranieri è salito dell'88,1% a 39,61 milioni (45 milioni se si contano i cittadini turchi residenti all’estero), in linea con i livelli pre-pandemia del 2019. Negli analoghi periodi degli ultimi tre anni le presenze erano state rispettivamente di 21,1 milioni nel 2021 e di 11,2 milioni nel 2020, anni penalizzati dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, e appunto, oltre 40 milioni di presenze nel 2019.

Le entrate del turismo sono vitali per l'economia della Turchia, alle attività turistiche sono direttamente riconducibili il 15,5% del PIL (stime per il 2022) ed oltre il 9% degli occupati del Paese. Il nuovo programma economico del Governo si concentra nel trasformare i deficit cronici del conto corrente della bilancia dei pagamenti in avanzi puntando soprattutto sulle entrate derivanti dall’industria del turismo oltre che dando priorità alle esportazioni, alla produzione e agli investimenti. Secondo le ultime stime governative, l’obiettivo di fine anno è quello di raggiungere la soglia dei 50 milioni di turisti e 44 miliardi di dollari di entrate, rispetto ai 45 milioni di arrivi e 35 miliardi di dollari di entrate che erano state stimate all’inizio dell’anno.

Lo scorso 29 novembre il Presidente Recep Tayyip Erdogan, intervenendo ad Ankara alla VII Assemblea generale ordinaria della Federazione turca degli albergatori, ha evidenziato l’ottima performance del turismo internazionale che nei primi dieci mesi dell’anno ha assicurato al Paese entrate pari a 35 miliardi di dollari, più che raddoppiate rispetto all’analogo periodo del 2021. Erdoğan ha anche affermato che la Turchia è salita al quarto posto al mondo in termini di numero di turisti e all'ottavo per ricavi. Le stime di fine anno indicano 50 milioni di turisti e 820 miliardi di lire turche pari a circa 44 miliardi di dollari di entrate.

 

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Venerdì 9 Dicembre 2022

Aggiornamento dei flussi in entrata degli investimenti esteri a cura dell’Associazione non governativa degli investitori internazionali in Turchia (YASED)

I dati i più aggiornati sui flussi di IDE in Turchia, pubblicati lo scorso 15 novembre dall’Associazione non governativa degli Investitori Internazionali nel Paese (YASED), indicano che nei primi nove mesi del 2022 gli IDE totali in entrata sono stati pari a 9,3 miliardi di dollari facendo registrare un calo del 5,2% rispetto all’analogo periodo del 2021. Più in dettaglio, nel periodo in osservazione, gli investimenti sono stati pari a 4,8 miliardi di dollari, divisi tra ricavi provenienti dalle vendite delle proprietà immobiliari a cittadini stranieri, seguiti dall’acquisizione di partecipazioni azionarie, (4,7 miliardi) e 0,5 miliardi di dollari in crediti e depositi commerciali e sottoscrizioni di titoli obbligazionari.

Sempre nei primi nove mesi del 2022, i primi tre settori economici che hanno conquistato la quota maggiore degli afflussi di capitale estero in forma di acquisizione di partecipazioni azionarie sono stati il settore finanziario, seguito da quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio e il food manufacturing. Il settore della finanza ha assorbito il 35% del totale degli IDE in entrata, con il settore bancario in testa con oltre 1 miliardo e mezzo di dollari.

I dati dei primi tre trimestri dell’anno mostrano ancora una volta i Paesi dell’Unione Europea più il Regno Unito tra i più importanti investitori in Turchia che detengono la quota di maggioranza pari al 74% degli IDE totali in entrata nel Paese anche se è rimarcabile la crescita degli IDE da parte degli altri Paesi Europei che sono passati dal 3 al 14% nei primi nove mesi del 2022 grazie, in particolare, alla performance della Svizzera (come noto tale dato risente molto anche delle “triangolazioni” effettuate da altri Stati attraverso intermediari bancari svizzeri). La Spagna, nel periodo in considerazione, sale al primo posto con il 33% dei flussi in entrata (investimenti nel settore dell’energia verde). L’Italia, dopo le acquisizioni di quote e fusioni di primarie aziende turche negli anni scorsi, che avevano permesso di scalare le primissime posizioni fra i maggiori investitori stranieri in Turchia, si colloca al momento all’8° posto come flussi in entrata con 3 miliardi di dollari di investimenti in Turchia nei primi nove mesi del 2022.

Più in generale, sempre secondo i dati elaborati da YASED, la Turchia si piazza al terzo posto tra i Paesi più attraenti per gli afflussi di IDE provenienti da aziende europee, seguita da Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Bulgaria. I settori dove le aziende europee investono di più sono il tessile, la chimica di base ed il settore automobilistico. La Turchia si piazzerebbe invece all’8° posto per quanto riguarda il fenomeno del c.d. “reshoring” o “nearshoring” tra le 30 destinazioni al mondo per attrazione di IDE.

Infine, eccellenti i risultati ottenuti in Turchia nel terzo trimestre del 2022 in tema di investimenti provenienti dall’ecosistema delle startup turche: l’ultimo report di “Startup.watch” dichiara che nei primi tre trimestri dell’anno gli investimenti sono stati pari a 727 milioni di dollari in operazioni di Angel Investors e Venture Capital Funds (esclusi l’investimento di Getir), massimo storico per l’ecosistema delle startup in Turchia. Nel “gaming” la Turchia si colloca al 3° posto a livello globale con un giro d’affari nei primi 9 mesi dell’anno di circa 342 milioni di dollari. L’hub delle start-up di Istanbul nel periodo in considerazione si è piazzato al 2° posto in Europa preceduto dalla solo City londinese.

 

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Venerdì 9 Dicembre 2022

Tradizionale appuntamento con le energie rinnovabili che in Turchia stanno conoscendo uno straordinario sviluppo

 

La Turchia potrebbe installare ulteriori 1.000 megawatt (MW) di capacità di energia eolica nel 2023, un traguardo che potrebbe generare oltre 1 miliardo di dollari in nuovi investimenti. La capacità eolica installata potrebbe dunque arrivare a 12.000 MW, una soglia che si stima possa essere raggiunta già nel primo trimestre del 2023, come ha affermato in una recente intervista Ibrahim Erden, Direttore Generale della Turkish Wind Energy Association (TÜREB).

Per difendersi da una crisi energetica particolarmente sentita anche in Turchia (il Paese è fortemente dipendente dalle importazioni dall’estero per coprire il proprio fabbisogno) il settore delle rinnovabili nel Paese ha visto recentemente nascere numerosi progetti per la costruzione di nuove centrali solari ed eoliche. Le energie rinnovabili hanno rappresentato oltre il 95% dei nuovi aumenti di capacità nel paese nel 2021 e la capacità elettrica totale installata ha raggiunto oltre 100 giga watt (marzo 2022), di cui più della metà da fonti rinnovabili, tra cui idroelettrica, eolica, solare e geotermica.

La Turchia si colloca al 5° posto in Europa e al 12° nel mondo per capacità installata di energia da fonte rinnovabile e al 7° in Europa e al 12° nel mondo per potenza installata nel solo settore eolico.

Erden ha affermato che il Paese potrebbe aggiungere circa 3.000 MW di capacità di energia eolica all'anno attraverso l'uso efficace dei finanziamenti, delle risorse umane, del know how ingegneristico e della produzione di specifiche apparecchiature.

Secondo la “Turkish Wind Energy Association”, nel 2021 sono stati aggiunti circa 1.750 MW di capacità di energia eolica con una capacità totale installata attuale di 10.750 MW che sale a 11.641 MW con quella autorizzata nel primo semestre del 2022. Nell’analogo periodo l’elettricità prodotta dal vento ha raggiunto i 16,5 milioni MWh.
Erden ha anche affermato che le esportazioni di turbine eoliche e attrezzature connesse prodotte in Turchia dovrebbero superare gli 1,5 miliardi di euro quest'anno, una cifra che secondo dovrebbe aumentare di almeno il 10% nel 2023. Il Paese lo scorso anno ha esportato circa 1,49 miliardi di dollari di turbine eoliche e attrezzature in quasi 50 paesi.

Per incrementare la produzione di energia rinnovabile nel Paese, l'Autorità di regolamentazione del mercato energetico (EPDK) ha accolto numerosi progetti di investimento da realizzare nel medio-lungo termine per una richiesta di potenza complessiva da fonte solare ed eolica pari a 67.349 megawatt di cui 19.881 megawatt di capacità di accumulo su base solare e 47.468 megawatt per progetti di accumulo su base eolica. I progetti sono rivolti principalmente allo sviluppo delle tecnologie domestiche.

Nel contesto generale delle energie pulite, oggi la Turchia ha una capacità idroelettrica di circa 31.600 megawatt (prima fonte rinnovabile), seguita dall’eolico con 11.641 megawatt mentre l’energia solare installata rappresenta 9.120 megawatt. Un recente rapporto congiunto elaborato da UNDP e dall'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) del luglio scorso, stima che la Turchia potrebbe trarre enormi benefici economici spostando i nuovi investimenti dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili aumentando il suo PIL fino a 8 miliardi di dollari all'anno e riducendo contestualmente le emissioni di gas serra dell'8% rispetto ai livelli del 2019 (fonte Turkish Wind Energy Association, TÜREB).

 

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Venerdì 9 Dicembre 2022

Focus sulla situazione idrica in Turchia

L’Ambasciata d’Italia ha ospitato lo scorso 23 novembre il Simposio dal titolo “The contribution of multiculturalism to contemporary enivironmental culture and to the new culture of water”, nell’ambito della campagna lanciata dall’Ambasciata di Ankara “Suistain.IT” ed in collaborazione con la “Water Accademy SRD” di Lugano, con il Centro di Ricerca “Vekan” dell’Università di Koc e con la Facoltà di Architettura dell’Università del “Middle East Technical” (METU) di Ankara.

Il Simposio, curato dal Professore Alessandro Leto, Presidente della Water Accademy SRD di Lugano, è stato promosso per presentare al pubblico turco i lavori del G20 “Special Event on Water 2021”, alimentando una discussione sulle diverse possibili strategie per rafforzare la cooperazione tra Italia e Turchia nel vasto settore delle politiche idriche e della governance dell’acqua in un momento in cui le sfide per contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici sull’impatto sulla disponibilità dell’acqua non coinvolge solo la comunità scientifica internazionale, ma tutto il pianeta.

I diversi speaker del Simposio, tra cui anche l’Ambasciatore della Repubblica del Tajikistan (Il Tajikistan e l’Olanda, in sinergia con le Nazionali Unite, organizzeranno nel 2023 a New York la Conferenza ONU sull’Acqua) ed una rappresentante del Turkish Water Instiute (SUEN), si sono soffermati sulla necessità di riconoscere il valore assoluto dell’acqua, che ricopre i 2/3 della superficie della superficie terrestre, la cui scarsità oggi mette a rischio una quota sempre più crescente della popolazione mondiale, per capire come evitare gli sprechi per un futuro migliore attraverso l’adozione di efficaci politiche sullo sviluppo sostenibile e responsabile.

L'obiettivo del Simposio ad Ankara è stato dunque quello di evidenziare il ruolo chiave che Italia e Turchia, due Paesi che condividono una geomorfologia simile e affrontano sfide analoghe in termini di minacce ambientali, possono svolgere nel rafforzare la consapevolezza sulla “Nuova Cultura dell'Acqua”, che tutti noi siamo chiamati ad adottare per affrontare e possibilmente vincere le dure battaglie idriche del presente e del futuro.

L’Ambasciatore d’Italia Giorgio Marrapodi nel suo discorso di apertura, nel sottolineare come si oggi diventato fondamentale muoversi verso una "nuova cultura dell'acqua" cercando di affrontare e possibilmente superare le gravi sfide poste dalla gestione dell'acqua, ha ricordato ai presenti che tale evento si inserisce nel più ampio programma di incontri “Sustain-It”, promosso dall'Ambasciata per sensibilizzare sull'importanza del raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Durante il Simposio sono stati distribuiti ai presenti, tramite chiavette USB personalizzate dell’Ambasciata per evitare consumi eccessivi di carta, gli atti dell’evento speciale sull’acqua organizzato dall’Italia in occasione dell’ultima presidenza del G-20. L’Ambasciatore Marrapodi ha infine letto ai presenti il saluto per l’aperura dei lavori fatto pervenire per l’occasione dall’ex Ministro degli Affari Esteri, attuale Presidente della Commissione Politiche Europee del Senato, Onorevole Giulio Terzi di Sant’Agata.

La quantità annuale di acqua utilizzabile pro capite in Turchia è di 1.346 m3" e dunque il Paese è sotto “stress idrico” con un impatto importante sulle sue riserve. I recenti dati pubblicati dall’Istat turco, (TÜİK), indicano che la popolazione della Turchia potrebbe raggiungere i 100 milioni di abitanti nei prossimi anni con una contestuale riduzione della quantità annua di acqua pro capite sotto i 1.000 m3. Se si associano gli effetti della crescita della popolazione turca al cambiamento climatico, la diminuzione della quantità di acqua pro-capite costringerà la Turchia a studiare nuove strategie nazionali in grado di gestire il riutilizzo delle acque reflue, l'irrigazione in agricoltura (dove l’acqua viene usata in quantità eccessive), il trattamento dell'acqua di mare e dell'acqua salmastra ma anche l'uso di risorse idriche alternative come la raccolta dell'acqua piovana.

In Turchia è previsto un aumento delle temperature da 2,5 a 3,5 gradi con un calo delle precipitazioni dal 25 al 35%. Secondo i dati compartivi degli ultimi due decenni elaborati dal SUEN, la quantità annua di acqua disponibile pro capite in Turchia è passata dai 1.652 m3 del 2000, ai 1.544 m3 nel 2009 mentre la disponibilità attuale sarebbe scesa a 1.346 m3. Il Paese ha quindi un potenziale di circa 1.000-1.500 metri cubi pro capite all'anno, che lo colloca ai margini del c.d. indice di “Falkenmark” (se la disponibilità idrica pro capite di un Paese scende al di sotto di 1.000 metri cubi, si entra in uno stato di scarsità idrica).

La Turchia non è un Paese ricco di risorse idriche, è situato in un territorio prevalentemente semi-arido ed ha una disponibilità di acqua di 1/5 inferiore a quella delle regioni più ricche (come il Nord America e l'Europa occidentale); inoltre le precipitazioni sono generalmente limitate a 4 o 5 mesi all'anno; elementi che impongono alla Turchia di dotarsi di indispensabili e efficaci progetti di sviluppo socioeconomico sostenibile. Ciononostante, negli ultimi decenni, la Turchia ha compiuto passi importanti nello sviluppo delle risorse idriche per uso domestico, per l’irrigazione, per la gestione delle inondazioni e la produzione di energia; le numerose dighe costruite hanno infatti consentito al Paese di risparmiare acqua grazie anche ad un articolato programma sulla gestione integrata dei suoi bacini idrici. Il 38% delle risorse idriche della Turchia sono infatti generate dai bacini fluviali transfrontalieri e specifici aspetti sono da tempo affrontati tra i paesi rivieraschi. In questo senso il SUEN ha avviato un progetto insieme ad Iraq, Iran, Giordania e Libano per condividere le esperienze nella gestione e l'efficienza dell'uso dell'acqua in agricoltura (il 75% delle risorse di acqua viene utilizzati in questo settore) mentre per l’uso industriale e domestico i livelli di consumo sono relativamente assi più bassi, del 13% circa ciascuno.

Nel contesto internazionale, secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNICEF, si stima che entro il 2040 oltre 500 milioni di bambini vivranno in aree con risorse idriche estremamente limitate mentre, secondo il World Resources Institute, 14 dei 33 paesi con un elevato stress idrico (tutti situati in Medio Oriente, una regione in cui l’impatto del cambiamento climatico porterà la temperatura della superficie di quell’area dai 2,5 a 5,5 gradi Celsius) entro il 2040 conosceranno una diminuzione del 20% delle precipitazioni.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Venerdì 9 Dicembre 2022

La Banca Centrale turca taglia il tasso di riferimento per il quarto mese di fila

Il 24 novembre scorso, la Banca Centrale della Turchia (CBRT) guidata dal governatore Şahap Kavcıoğlu, ha deciso di ridurre nuovamente il tasso di riferimento, per il quarto mese di fila, dal 10,5% al 9%.

La Banca Centrale turca ha commentato tale decisione adducendo che gli effetti negativi causati dai crescenti rischi geopolitici sull’attività economica internazionale continuano ad imporre un approccio “macro-prudenziale”. Una decisone presa, si legge nel comunicato, anche alla luce del considerevole rallentamento delle principali economie del mondo per le quali è previsto un certo “ristagno”. Nel contesto internazionale, infatti, prosegue la nota della CBRT, le interruzioni degli approvvigionamenti sebbene si stiano attenuando in Turchia in particolare nel settore dei beni di prima necessità, impongono ancora prudenza a causa dell’aumento dei prezzi globali sia alla produzione che al consumo. Kavcıoğlu ritiene che l’inflazione su scala internazionale si manterrà elevata per un prolungato periodo di tempo e continuerà ad incidere sulla crescita delle principali economie che hanno aumentato il ricorso a misure e strumenti eccezionali per far fronte alle crescenti incertezze dei mercati finanziari.

Il Monetary Policy Committe (MPC) della Banca Centrale, evidenzia al riguardo che la Turchia nei primi sei mesi dell’anno ha registrato una importante crescita con un significativo miglioramento del tasso di occupazione e buoni risultati anche sul versante della bilancia dei pagamenti grazie agli introiti del settore turistico. Tuttavia, gli indicatori per la seconda parte dell’anno rivedono al ribasso il PIL e gli effetti della recessione dei principali partner commerciali della Turchia, alimentata dalle quotazioni elevate dell’energia, potrebbero invece ampliare il deficit delle partite correnti e allontanare l’obiettivo nazionale di medio termine di raggiungere la stabilità dei prezzi e l’equilibrio della bilancia commerciale.

Sul lato della politica monetaria, la Banca Centrale continua a monitorare il differenziale tra il tasso ufficiale di riferimento e i tassi di interesse bancari rafforzando gli strumenti per contrastare l’utilizzo delle valute estere nell’economia del Paese, strumento ritenuto fondamentale e che verrà implementato anche il prossimo anno. La Banca Centrale intende dunque continuare la politica c.d. di “liralizzazione”.

Per le ragioni di cui sopra il Comitato di Politica Monetaria ha annunciato un ulteriore taglio di 150 punti base aggiungendo che potrebbe essere terminato il ciclo di riduzioni iniziato nell’agosto scorso; il tasso di riferimento al 9% è infatti giudicato dalla BCRT adeguato all’attuale quadro congiunturale.

Il cambio della lira turca, che aveva reagito ai tre precedenti tagli toccando i minimi storici, non sembra essere stato questa volta sottoposto ad eccessiva pressione.

Il Ministro del Tesoro e delle Finanze, Nureddin Nebati, era intervento poco prima dell’atteso taglio evidenziando necessario il mantenimento di un orientamento espansivo della politica monetaria a favore di crescita, stabilità dei prezzi e per salvaguardare i posti di lavoro aggiungendo: “l'inflazione resta la principale priorità del governo e la tendenza al ribasso dovrebbe a partire dal prossimo mese di gennaio, sostenuta dalla stabilizzazione dei prezzi dell'energia e delle materie prime, e continuerà per tutto il 2023”. Nebati nel suo intervento ha elogiato anche le diverse misure adottate per attutire le ricadute dell'inflazione annunciandone di nuove per contraste il caro vita: un nuovo ritocco al salario minimo è atteso nel 2023 e, dopo gli aumenti del dicembre 2021 e dello scorso luglio, la Commissione del Ministero del Lavoro e della Previdenza tornerà a confrontarsi nuovamente con le parti sociali a fine mese; è stato poi fissato un tetto all’aumento degli affitti, sono state ridotte le tasse sulle bollette e proseguirà il progetto abitativo per le famiglie a basso reddito; verrà inoltre rafforzato il meccanismo di deposito garantito dallo stato per la protezione della moneta nazionale (la quota dei conti di deposito in valuta estera sul totale è tuttavia ancora rilevante). Ha continuato Nebati “aumenteremo gli asset denominati in lire turche con strumenti alternativi che riteniamo aumenteranno gli investimenti esteri". Del resto, ha poi aggiunto il Ministro, “la politica monetaria restrittiva di molte banche centrali, con un’ondata di cospicui incrementi dei tassi di interesse di riferimento senza precedenti soprattutto degli Stati Uniti, ha aumentato il rischio di recessione globale”. Nebati ha infine citato il forte contributo dell’export con 253,1 miliardi di dollari nel mese di ottobre, le vivaci entrate del turismo che superano anche quelle registrate nel periodo pre-pandemia, e l'occupazione.

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir e della Camera di Commercio e Industria Italiana in Turchia)

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Venerdì 9 Dicembre 2022

Uno sforzo collettivo per proteggere la Danimarca dagli attacchi informatici

La Danimarca si posiziona ai primi posti nelle classifiche dei paesi maggiormente digitalizzati. Tutti gli aspetti della vita della popolazione danese sono, infatti, influenzati dalla digitalizzazione: lavoro, vita privata, settore pubblico, collegamenti tra il settore pubblico e quello privato, tutto è digitale.

Per il paese scandinavo, la digitalizzazione non rappresenta solo un modo pratico ed innovativo per far funzionare la realtà, ma è un elemento fondamentale per lo sviluppo del paese. Nuove opportunità di sviluppo commerciale e di crescita economica si materializzano proprio dal progresso tecnologico.

Minacce digitali

La digitalizzazione offre molte possibilità, ma porta con sé anche dei rischi. L'altra faccia della medaglia, infatti, è proprio la minaccia alla sicurezza digitale.

Il pericolo informatico, infatti, è considerato dal paese, uno dei rischi più seri da affrontare, poiché può compromettere qualsiasi aspetto della vita delle persone prese singolarmente, ma anche dell’intera società danese.

Come del resto succede in tutta Europa, in Danimarca, cittadini, aziende, ed il settore pubblico possono venire minacciati ogni giorno da attacchi informatici più o meno gravi. Hacker, criminali e servizi d'intelligence ostili sono un’insidia per la sicurezza.

Il Piano strategico per la sicurezza informatica

Per questo motivo, il governo danese ha varato, a fine 2021, un piano biennale di difesa contro gli attacchi informatici chiamato “Strategia Nazionale Danese per la Sicurezza Informatica”, per intraprendere un’operazione di rafforzamento del sistema di sicurezza informatica fino al 2024.

Questo piano strategico prende in considerazione tutti gli stakeholders del paese: il governo ed il settore pubblico, i singoli cittadini privati, le piccole e medie aziende, ed infine le grande imprese. Numerose iniziative, che prevedono uno sforzo collettivo ed integrato dei vari attori, sono state pianificate per rafforzare il sistema di sicurezza informatico, ed un totale di 270 milioni di corone danesi sono state assegnate al finanziamento di questo progetto.

Le imprese

La politica danese ha affermato come la sicurezza informatica debba diventare una priorità per tutte le aziende danesi, in particolare per le circa 300.000 piccole e medie imprese (PMI). Molte PMI, infatti, sono colpite da attacchi informatici e le statistiche dimostrano che questa tendenza è in costante aumento.

Un attacco informatico può avere costi così significativi per una realtà commerciale, che può portare perfino al fallimento. Per questo motivo, il piano strategico mostra un occhio di riguardo per le PMI, riservando loro uno sforzo coordinato e coerente, mirato al potenziamento del livello di sicurezza digitale di ciascuna azienda, per assicurare, di conseguenza, una crescita economica stabile e senza ostacoli, competitiva e sana.

I punti fondamentali del piano

I Il piano strategico per la sicurezza informatica mira a:

  • Irrobustire i livelli di sicurezza digitale del sistema pubblico, per evitare il rischio di collasso in una situazione di crisi informatica.
  • Migliorare il livello di expertise e conoscenze in ambito di cyber-security di manager e responsabili sia nel settore pubblico che in quello privato.
  • Rafforzamento della cooperazione tra settore pubblico e privato, con attività di supporto e di consulenza. Questo punto è particolarmente importante per le PMI, che possono ottenere così conoscenze e sistemi di difesa informatica efficaci ed efficienti, ed irrobustire i livelli di sicurezza digitale.
  • Partecipazione attiva a livello internazionale nella lotta contro le minacce informatiche, lavorando con NATO, Unione Europea e Nazioni Unite.

Tutto ciò mira non solo a salvaguardare aziende, cittadini ed il sistema paese, ma è volto anche a rafforzare il sistema economico danese, creando basi per una longeva stabilità e crescita.

La camera di commercio italiana in Danimarca ha contribuito al raggiungimento di questi obiettivi attraverso il progetto Engine – CyberSecurity per le piccole e medie imprese europee, di cui è stato il principale coordinatore.

Il progetto, finanziato da Erasmus+, offre degli strumenti pratici, efficaci (e gratuiti), proprio dedicati a tutte le piccole e medie imprese europee, per rafforzare la loro sicurezza informatica.

Fonte: https://bit.ly/3Hm6GVo

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Venerdì 9 Dicembre 2022
Venerdì 9 Dicembre 2022

Polonia - L'inflazione rallenta per la prima volta da febbraio

È la prima volta dalla metà del 2021 che l'inflazione si è rivelata inferiore a quanto previsto dalla maggior parte degli economisti. Per fare un confronto, in agosto e settembre l'inflazione ha superato stime anche estremamente elevate. Tra le principali categorie di beni e servizi, a novembre i prezzi dei vettori energetici (gas, elettricità, combustibili per riscaldamento) sono ancora i più mobili. Tuttavia, i loro prezzi sono aumentati del 36,8% anno su anno, il più basso da luglio, dopo un aumento del 41,7% in ottobre e oltre il 44% nel mese di settembre. Rispetto al mese precedente, questi prezzi sono addirittura leggermente diminuiti. Questo è probabilmente l'effetto della correzione dei prezzi del carburante.

A novembre anche l'aumento dei prezzi dei carburanti per i mezzi di trasporto privati ha subito un forte rallentamento: è stato pari al 15,5% anno su anno, 19,5% ciascuno in ottobre. Escludendo febbraio, quando è entrato in vigore lo scudo antinflazione, si tratta del minore aumento di prezzo in questa categoria da marzo 2021.

Gli incrementi più lenti dei prezzi dei trasporti e dell'energia hanno compensato l'effetto di una crescita più rapida dei prezzi dei generi alimentari e delle bevande analcoliche. I prodotti di questa categoria sono aumentati di prezzo del 22,3% a novembre, 22% anno su anno in ottobre. Rispetto al mese precedente, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dell'1,6%, dopo il 2,7%. in ottobre. La maggior parte degli economisti ritiene che né un ulteriore aumento dell'inflazione core né un nuovo aumento dell'inflazione totale nel 2023 probabilmente indurrà il Consiglio di politica monetaria ad aumentare nuovamente i tassi di interesse.

Fonte: POLONIA OGGI

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italiana in Polonia)

Ultima modifica: Venerdì 16 Dicembre 2022
Venerdì 9 Dicembre 2022

La corona ceca non corre rischi secondo gli analisti

Gli analisti cechi hanno indicato che la corona non corre rischi imminenti di crisi monetaria, in risposta a un rapporto negativo della banca giapponese Nomura.

L’istituto bancario giapponese ha inserito la corona ceca tra le monete a rischio di instabilità nel 2023.  La banca esamina regolarmente lo stato di salute delle valute dei paesi emergenti sulla base di otto indicatori, tra cui i tassi di interesse o le riserve di moneta estera della banca centrale. Assieme alla corona ceca sono state retrocesse anche il fiorino ungherese e il leu romeno.

Secondo gli analisti cechi la valutazione di Nomura è troppo drastica. Anche se l’economia ceca presenta degli squilibri, ad esempio nei conti pubblici, il debito pubblico ha una bassa esposizione rispetto a euro o dollaro e la banca centrale ha grandi riserve di valuta estera da utilizzare in difesa della corona ceca.

Fonte: https://bit.ly/3VLvmep

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Venerdì 9 Dicembre 2022