Mercoledì 7 Giugno 2023
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A fine anno l’economia ceca raggiungerà i livelli pre-pandemia di Covid-19. Lo ha indicato nella sua previsione la Commissione Europea.
Bruxelles ha migliorato le stime di crescita della Repubblica Ceca. Quest’anno il Prodotto Interno Lordo dovrebbe crescere dello 0,2 percento e il prossimo anno del 2,6 percento. La crescita frenerà quest’anno soprattutto per via del calo dei consumi interni causato dalla diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie.
Quest’anno l’inflazione dovrebbe rimanere quest’anno significativa sfiorando il 12 percento. Si tratta del secondo dato più alto in tutta l’Unione Europea. Il prossimo anno si prevede che i prezzi aumenteranno del 3,4 percento.
Fonte: https://tinyurl.com/38u6av73
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
La maggior parte delle imprese sono soddisfatte con l’attuale cambio della corona ceca nei confronti dell’euro. Lo indica un’indagine della ČSOB.
Nell’inchiesta tra circa 400 imprese il 51 percento delle aziende si è detto soddisfatto con l’attuale cambio. Circa un terzo delle imprese è soddisfatto “a metà”, mentre il 15 percento delle aziende ritiene insoddisfacente il cambio. “Oltre alla banca centrale il corso della corona è favorevole agli importatori, che vedono un calo dei costi per gli acquisti di input dall’estero” ha indicato il direttore per il corporate banking della ČSOB Pavel Prokop.
La corona ceca si è rafforzata in maniera significativa nei confronti dell’euro nell’ultimo anno scendendo sotto le 23,5 corone ceche per euro. Le imprese prevedono che verso la fine dell’anno il cambio supererà nuovamente la soglia di 24 corone ceche per euro.
Fonte: https://tinyurl.com/2p8u9k4d
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
Poco più del 3% dei dipendenti cechi percepisce un reddito da lavoro lordo superiore a 100.000 corone ceche al mese. Lo indicano i dati pubblicati dall’Ufficio di Statistica Ceco relativi all’anno 2022.
A percepire un reddito da lavoro superiore a 100.000 corone ceche è quasi il 5% dei dipendenti maschi ma meno del 2% dei dipendenti femmine. Percepiscono un reddito medio superiore a 100.000 corone al mese solo gli alti dirigenti nel settore pubblico e privato. Queste categorie presentano anche lo share maggiore della componente non fissa legata al raggiungimento di risultati sul mercato di lavoro. Hanno chance molto basse di percepire un reddito mensile a sei cifre le persone senza almeno una laurea quinquennale.
Circa il 40% dei dipendenti cechi ha percepito lo scorso anno un reddito da lavoro compreso tra le 30.000 e le 50.000 corone al mese. Circa il 30% dei dipendenti ha invece percepito un reddito da lavoro inferiore a 30.000 corone ceche al mese. Lo stipendio medio era di 37.418 corone ceche. Ciò significa che metà dei dipendenti percepiva un reddito maggiore a questa cifra e l’altra metà aveva uno stipendio inferiore.
Fonte: https://tinyurl.com/ycx844r5
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
L’entrata della Repubblica Ceca nell’eurozona non è un tema che riguarda questa legislatura. Lo ha detto il premier Petr Fiala in un’intervista all’Agenzia di Stampa Ceca (ČTK). Il governo continua a lavorare alla possibilità di tenere la contabilità nella moneta unica.
“Data la situazione economica, l’entrata nell’eurozona non è un tema attuale che dobbiamo affrontare in questa legislatura” ha detto il premier. Secondo il Capo del governo ceco sarà possibile riaprire il dibattito sull’adesione alla moneta unica quando la Repubblica Ceca comincerà a soddisfare i criteri di Maastricht.
Il premier ha anche confermato l’impegno preso dal governo di permettere alle imprese di tenere la contabilità in euro. “Ma non è affatto semplice dal punto di vista legislativo e sotto altri aspetti” ha detto il capo del governo ceco. Secondo le dichiarazioni precedenti la possibilità potrebbe essere introdotta a partire dal 2025.
Fonte: https://tinyurl.com/bddk7uu8
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)
I consumatori britannici hanno aumentato la propria spesa, con i volumi di vendita che hanno raggiunto i livelli massimi da metà 2021 - secondo i dati ufficiali sull’impatto dell'aumento dell'inflazione. Le vendite di aprile sono aumentate dello 0,5%, leggermente di più rispetto a marzo, quando sono crollate dell'1,2%. Gli economisti avevano previsto questo aumento, dopo dell’entrata in vigore degli aiuti governativi a sostegno di molte famiglie britanniche a basso reddito. Nel periodo febbraio-aprile 2023, le vendite sono aumentate dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti, il maggiore aumento dall’agosto 2021.
"Aprile ha visto un sorprendente aumento delle vendite al dettaglio, nonostante le continue pressioni inflazionistiche", ha dichiarato Oliver Vernon-Harcourt, responsabile della vendita al dettaglio di Deloitte. "L'ambiente economico rimane incredibilmente difficile per molti, ma la fiducia dei consumatori sta lentamente migliorando rispetto ai minimi storici registrati lo scorso anno".
Emma Mogford, gestore di fondi del Premier Miton Monthly Income Fund, ha affermato che l'aumento dei salari sta compensando parte della compressione del costo della vita. "Tuttavia, qualsiasi aumento della disoccupazione nel corso dell'anno potrebbe smorzare ancora una volta la fiducia", ha dichiarato.
L'inflazione è rallentata all'8,7% ad aprile, rispetto il 10,1% di marzo, ma si è trattato di un calo minore del previsto. Il governatore della Bank of England Andrew Bailey ha sottolineato che l'inflazione potrebbe rivelarsi "ostinata". I volumi delle vendite al dettaglio in aprile sono stati inferiori del 3,0% rispetto all'anno precedente. Le vendite di generi alimentari sono diminuite del 2,7% annuo, anche se si è trattato del secondo calo più piccolo dalla fine del 2021.
JD Sports Fashion ha dichiarato di aspettarsi che il proprio profitto supererà per la prima volta 1 miliardo di sterline ($ 1,26 miliardi) quest'anno; Marks & Spencer (MKS.L), uno dei rivenditori britannici più noti, ha previsto una modesta crescita dei ricavi. Su base mensile, le vendite di generi alimentari sono aumentate dello 0,7% dopo essere diminuite dello 0,8% a marzo.
Fonte: https://tinyurl.com/25j3ynjk
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Il Comitato Esecutivo di Gestione (Gecex) della Camera del Commercio Estero (Camex) ha deciso di azzerare, fino al 31 dicembre 2025, la tassa di importazione su 628 macchine e attrezzature. Circa l'80% delle merci non viene prodotto in Brasile.
Secondo Camex, la riduzione tariffaria consentirà alle aziende di importare merci per un valore superiore a 800 milioni di dollari. Dei 40 settori dell'economia che ne beneficeranno sono la metallurgia, l'elettricità e il gas, le automobili, la cellulosa e la carta. La maggior parte dei prodotti proviene da Stati Uniti, Cina, Germania e Italia. Delle 628 attrezzature che avranno zero tasse di importazione, 564 sono di produzione industriale all'estero e 64 per l'informatica e le telecomunicazioni.
Capsule di gelatina e concentrato proteico
Il comitato ha inoltre approvato un provvedimento antidumping per le capsule di gelatina utilizzate nell'assunzione di medicinali e integratori. In questo modo, l'input, che viene importato dal Messico e dagli Stati Uniti, riceverà tasse aggiuntive per evitare danni all'industria nazionale.
“Dopo un'indagine condotta dalle autorità brasiliane del Dipartimento della difesa commerciale (Decom) del Dipartimento del Commercio Estero (Secex) del MDIC (Ministero dello Sviluppo, Industria, Commercio e Servizi), è stata verificata l'esistenza del dumping, considerato una pratica commerciale sleale”, sottolinea una nota della Camex.
Il provvedimento durerà cinque anni per l'input, comunemente utilizzato nelle farmacie, negli integratori alimentari e nei prodotti veterinari.
Per quanto riguarda i concentrati proteici, Gecex ha escluso il prodotto dall'Elenco delle Eccezioni alla Tariffa Esterna Comune del Mercosur (Letec), dopo aver verificato la capacità produttiva nel Paese.
Secondo Camex, l'inclusione di questo prodotto in Letec con aliquota 0% ha causato perdite all'industria nazionale e, quindi, ora torna alla tariffa consolidata in Mercosur (11,2%). Ciò consentirà al settore produttivo di competere in una maggiore parità di condizioni di prezzo e di continuare a investire nell'aumento della capacità produttiva e nella generazione di posti di lavoro e reddito nel Paese.
I concentrati sono presenti nelle proteine della soia, consumate dagli sportivi.
Fonte: https://tinyurl.com/4e7zpejd
(Contenuto editoriale a cura della Câmara de Comércio Italiana de São Paulo - ITALCAM)
Le famiglie britanniche hanno pagato circa 7 miliardi di sterline dall’inizio della transizione post Brexit, per coprire il costo aggiuntivo delle barriere commerciali sulle importazioni dall'UE nel settore agroalimentare – come riportato dai ricercatori della London School of Economics (LSE).
L'ultimo report dell'università ha rilevato che le barriere commerciali hanno ostacolato le importazioni, facendo aumentare la spesa media di 250 sterline. Il costo del cibo in UK è aumentato vertiginosamente del 25% dal 2019: se le restrizioni commerciali post-Brexit non fossero entrate in vigore, questo sarebbe stato del 17%, quasi un terzo in meno.
La somma dell'impatto della Brexit su tutte le famiglie britanniche ha raggiunto la cifra di 6,95 miliardi di sterline. “Tra dicembre 2019 e marzo 2023, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati di quasi il 25%. Questa analisi suggerisce che in assenza di Brexit questa cifra sarebbe inferiore di 8 punti percentuali (ovvero il 30%)". L'anno scorso, il centro LSE per le prestazioni economiche aveva sottolineato come l'uscita dall'UE avesse aggiunto in media 210 sterline alle spese in generi alimentari dei consumatori britannici nei due anni fino alla fine del 2021, per un costo totale di 5,8 miliardi di sterline.
Negli ultimi dati riportati dell'Office for National Statistics, la misura dell'inflazione dei prezzi al consumo è scesa all'8,7% ad aprile, rispetto al 10,1% di marzo, ma l'inflazione alimentare nell'ultimo anno è rimasta elevata al 19%.
Il Fondo monetario internazionale ha esortato il Regno Unito ad abbassare le barriere non tariffarie, così da ridurre l'inflazione. In un controllo sull'economia UK, l'organismo con sede a Washington ha affermato che il governo dovrebbe lavorare per ridurre l'inflazione generata dalle barriere commerciali, soprattutto dopo l'accordo di Windsor tra Londra e Bruxelles.
Fonte: https://tinyurl.com/2bm2unfe
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Secondo i dati diffusi il 24 maggio dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l'economia portoghese è cresciuta quattro volte più velocemente della media OCSE durante il primo trimestre del 2023, registrando la seconda migliore performance tra i 38 paesi che compongono l'Organizzazione.
Fino a marzo, rispetto agli ultimi tre mesi del 2022, la crescita media nell'area OCSE è stata dello 0,4%. In Portogallo, la ricchezza prodotta è aumentata dell'1,6%, valore inferiore solamente a quello registrato dalla Polonia, il cui Pil è cresciuto del 3,9%.
La maggior parte dei Paesi OCSE ha mostrato una crescita contenuta, nonostante la media sia superiore allo 0,2% registrato nell'ultimo trimestre del 2022. Nell'Eurozona nel suo complesso si è registrata un'evoluzione leggermente positiva, passando dalla stagnazione dell'ultimo trimestre del 2022 a un aumento dello 0,1% nel primo trimestre di quest'anno.
Fonte: https://tinyurl.com/y9jrwu4w
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per il Portogallo)
Le modifiche al sistema di immigrazione a seguito della Brexit non hanno incentivato le aziende UK ad investire nuovi fondi nel reclutamento e nella formazione di lavoratori britannici, secondo un rapporto del Chartered Institute of Personnel Development.
Il CIPD ha analizzato l’approccio che le aziende britanniche hanno avuto nell’adattarsi al sistema di immigrazione a punti, dalla sua introduzione nel gennaio 2021. Il nuovo sistema è stato lanciato per aiutare ad attrarre lavoratori altamente qualificati e colmare le carenze di personale. Tuttavia, le restrizioni nell’assumere lavoratori migranti non hanno incoraggiato le aziende britanniche a reclutare e formare lavoratori nel paese come era stato previsto.
"Il nuovo sistema d’immigrazione avrebbe dovuto incoraggiare le aziende ad investire maggiormente in lavoratori locali, ma in troppi casi ciò non si è verificato", ha dichiarato Ben Willmott, responsabile delle politiche pubbliche per il CIPD, invitando il governo a fare di più per sostenere l'occupazione e la formazione dei lavoratori nel paese.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak sta affrontando diverse pressioni, tra le condizioni tese del mercato del lavoro e la resistenza politica all'aumento della migrazione. Nel 2019, il partito conservatore si era impegnato a ridurre la migrazione netta annuale al di sotto delle 250.000 unità, entro le prossime elezioni. Tuttavia, i dati sulla migrazione netta, che verranno pubblicati questa settimana, dovrebbero mostrare un balzo ad almeno 700.000, più del doppio dei 335.000 registrati nel periodo precedente al voto sulla Brexit.
Fonte: https://tinyurl.com/2s4ctxub
(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)
Quadro generale
Stando ai dati raccolti dalla Camera di Commercio Danese, per il popolo danese la categoria più rilevante in termini di quota di transizioni e di consumi è quella relativa all’abbigliamento, scarpe e accessori; categoria questa che rappresenta circa un sesto delle transazioni e più di un quinto dei consumi. Allo stesso tempo, anche le spese di viaggio risultano tra quelle predilette dai danesi, le quali rappresentano il 17% dei consumi, mentre i generi alimentari mantengono i loro livelli constanti se comparati con i livelli precrisi energetica.
Proprio riguardo all’attuale crisi energetica (scaturente dal conflitto in Ucraina), se si tiene conto del contesto economico attuale, caratterizzato da un aumento costante dell’inflazione e da un conseguente aumento dei tassi di interesse, possiamo affermare che le abitudini di spesa dei consumatori danesi sono certamente cambiate, ed oggi, la parola d’ordine pare essere il “risparmio”.
I consumi danesi in numeri
Sulla base dei dati raccolti dal Boston Consulting Group (BCG), la fiducia dei consumatori danesi è diminuita nell’ultimo anno e mezzo e il 70% di loro prevede un peggioramento della situazione a causa di ulteriori aumenti dei prezzi. Di conseguenza, il 68% dei consumatori prevede di ridurre le spese e solo 1 su 10 di poter aumentare i risparmi. Allo stesso tempo, le donne riferiscono maggiori preoccupazioni finanziarie rispetto agli uomini e sono più preoccupate di dover attingere ai propri risparmi. Quanto alle generazioni più giovani e a quelle più anziane, esse risultano essere ugualmente preoccupate per il futuro, con la Gen Z e i Millennials che prevedono di aumentare i propri risparmi più della Gen X e dei Boomer.
Quanto all’inflazione, essa rimane elevata e l’aumento dei tassi d’interesse, connessi all’incertezza sul futuro, hanno portato a una diminuzione della fiducia dei consumatori in Danimarca. L’ultima indagine della BCG, ha rilevato che il 68% dei danesi prevede di spendere meno, il 70% prevede un aumento dei prezzi e solo il 12% prevede di poter aumentare i risparmi nei prossimi sei mesi. Previsioni queste che preoccupano l’economia danese e l’intero settore del commercio al dettaglio.
Infine, particolarmente interessante, è la controtendenza del Paese nei confronti delle nuove forme di acquisto online. Il popolo danese, infatti, continua a prediligere una forma di acquisto prevalentemente dal vivo. Qui, a causa (o grazie) alle leggi sul lavoro danesi si assiste ad una inusuale assenza di colossi dell’e-commerce, uno fra tutti, Amazon – nel paese diritto del lavoro e trasparenza finanziaria, risultano essere dei capisaldi della politica monetaria danese – capostipite delle società tecnologiche antisindacali che richiedono una forza lavoro numerosa ma a basso costo, per consentirle di rimanere competitive e redditizie al tempo stesso e, alle cui condizioni, la forza lavoro danese non è intenta a sottostare.
I Metodi di Pagamento
Quanto alle forme di pagamento predilette dal popolo danese, vediamo come la trasformazione digitale stia progredendo rapidamente in questi anni e, proprio la Danimarca e gli altri Paesi nordici sono attualmente tra i Paesi più digitalizzati al mondo. La digitalizzazione porta con sé dei cambiamenti e quelli più evidenti riguardano il modo in cui acquistiamo e paghiamo i beni e il modo in cui trasferiamo liquidità tra di noi. Ma l'aumento della digitalizzazione e le nuove tecnologie digitali possono anche influire sul potenziale di crescita dell'economia e sugli sviluppi del mercato del lavoro. Anche i prezzi dei beni, il commercio, la stabilità del settore finanziario e il modo in cui calcoliamo l'economia digitale sono influenzati dalla digitalizzazione.
Quanto al contante, questo viene utilizzato sempre meno negli scambi fisici in Danimarca, ma è ancora impiegato come riserva di valore per i pagamenti da persona a persona. Per dare una più concreta visione d’insieme, sappiamo che il 12% dei pagamenti nel commercio fisico sono effettuati in contanti; il 3% del PIL Danese è rappresentato dal contante in circolazione, con un aumento del valore di quest’ultimo di circa sette miliardi di corone negli ultimi due anni.
Quanto ai pagamenti elettronici, ogni giorno vengono mosse 24.000 miliardi di corone danesi. La Danimarca si colloca al primo posto in Europa per utilizzo dei pagamenti elettronici e i danesi, infatti, usano le loro carte il pagamento 300 volte all’anno. In un anno, più di 8.700 miliardi di corone passano attraverso i sistemi, un valore, questo, pari a più di quattro volte il prodotto interno lordo (PIL) danese.
Conclusioni
La Danimarca continua quindi a mostrarsi come un paese solido nonostante le sfide del momento, con un’ottica fortemente proiettata nel futuro ma attenta alla salvaguardia dell’economia e dell’imprenditorialità interna che combina l’impiego del digitale per le loro transazioni ad una non rinuncia per gli acquisti direttamente nei punti vendita fisici.
(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)