Notizie mercati esteri

Martedì 23 Maggio 2023

Le preferenze dei consumatori danesi

Quadro generale

Stando ai dati raccolti dalla Camera di Commercio Danese, per il popolo danese la categoria più rilevante in termini di quota di transizioni e di consumi è quella relativa all’abbigliamento, scarpe e accessori; categoria questa che rappresenta circa un sesto delle transazioni e più di un quinto dei consumi. Allo stesso tempo, anche le spese di viaggio risultano tra quelle predilette dai danesi, le quali rappresentano il 17% dei consumi, mentre i generi alimentari mantengono i loro livelli constanti se comparati con i livelli precrisi energetica.

Proprio riguardo all’attuale crisi energetica (scaturente dal conflitto in Ucraina), se si tiene conto del contesto economico attuale, caratterizzato da un aumento costante dell’inflazione e da un conseguente aumento dei tassi di interesse, possiamo affermare che le abitudini di spesa dei consumatori danesi sono certamente cambiate, ed oggi, la parola d’ordine pare essere il “risparmio”.

I consumi danesi in numeri

Sulla base dei dati raccolti dal Boston Consulting Group (BCG), la fiducia dei consumatori danesi è diminuita nell’ultimo anno e mezzo e il 70% di loro prevede un peggioramento della situazione a causa di ulteriori aumenti dei prezzi. Di conseguenza, il 68% dei consumatori prevede di ridurre le spese e solo 1 su 10 di poter aumentare i risparmi. Allo stesso tempo, le donne riferiscono maggiori preoccupazioni finanziarie rispetto agli uomini e sono più preoccupate di dover attingere ai propri risparmi. Quanto alle generazioni più giovani e a quelle più anziane, esse risultano essere ugualmente preoccupate per il futuro, con la Gen Z e i Millennials che prevedono di aumentare i propri risparmi più della Gen X e dei Boomer.

Quanto all’inflazione, essa rimane elevata e l’aumento dei tassi d’interesse, connessi all’incertezza sul futuro, hanno portato a una diminuzione della fiducia dei consumatori in Danimarca. L’ultima indagine della BCG, ha rilevato che il 68% dei danesi prevede di spendere meno, il 70% prevede un aumento dei prezzi e solo il 12% prevede di poter aumentare i risparmi nei prossimi sei mesi. Previsioni queste che preoccupano l’economia danese e l’intero settore del commercio al dettaglio.

Infine, particolarmente interessante, è la controtendenza del Paese nei confronti delle nuove forme di acquisto online. Il popolo danese, infatti, continua a prediligere una forma di acquisto prevalentemente dal vivo. Qui, a causa (o grazie) alle leggi sul lavoro danesi si assiste ad una inusuale assenza di colossi dell’e-commerce, uno fra tutti, Amazon – nel paese diritto del lavoro e trasparenza finanziaria, risultano essere dei capisaldi della politica monetaria danese – capostipite delle società tecnologiche antisindacali che richiedono una forza lavoro numerosa ma a basso costo, per consentirle di rimanere competitive e redditizie al tempo stesso e, alle cui condizioni, la forza lavoro danese non è intenta a sottostare.

I Metodi di Pagamento

Quanto alle forme di pagamento predilette dal popolo danese, vediamo come la trasformazione digitale stia progredendo rapidamente in questi anni e, proprio la Danimarca e gli altri Paesi nordici sono attualmente tra i Paesi più digitalizzati al mondo. La digitalizzazione porta con sé dei cambiamenti e quelli più evidenti riguardano il modo in cui acquistiamo e paghiamo i beni e il modo in cui trasferiamo liquidità tra di noi. Ma l'aumento della digitalizzazione e le nuove tecnologie digitali possono anche influire sul potenziale di crescita dell'economia e sugli sviluppi del mercato del lavoro. Anche i prezzi dei beni, il commercio, la stabilità del settore finanziario e il modo in cui calcoliamo l'economia digitale sono influenzati dalla digitalizzazione.

Quanto al contante, questo viene utilizzato sempre meno negli scambi fisici in Danimarca, ma è ancora impiegato come riserva di valore per i pagamenti da persona a persona. Per dare una più concreta visione d’insieme, sappiamo che il 12% dei pagamenti nel commercio fisico sono effettuati in contanti; il 3% del PIL Danese è rappresentato dal contante in circolazione, con un aumento del valore di quest’ultimo di circa sette miliardi di corone negli ultimi due anni.

Quanto ai pagamenti elettronici, ogni giorno vengono mosse 24.000 miliardi di corone danesi. La Danimarca si colloca al primo posto in Europa per utilizzo dei pagamenti elettronici e i danesi, infatti, usano le loro carte il pagamento 300 volte all’anno. In un anno, più di 8.700 miliardi di corone passano attraverso i sistemi, un valore, questo, pari a più di quattro volte il prodotto interno lordo (PIL) danese.

Conclusioni

La Danimarca continua quindi a mostrarsi come un paese solido nonostante le sfide del momento, con un’ottica fortemente proiettata nel futuro ma attenta alla salvaguardia dell’economia e dell’imprenditorialità interna che combina l’impiego del digitale per le loro transazioni ad una non rinuncia per gli acquisti direttamente nei punti vendita fisici.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Imposta sulle società negli EAU: il Consiglio esamina i piani per l'attuazione del regime

L'Autorità fiscale federale (FTA) lancerà quattro progetti di trasformazione volti a migliorare la competitività degli Emirati Arabi Uniti e a realizzare la loro visione del futuro.

Un pacchetto Muwafaq è stato progettato per migliorare la facilità di fare affari e la conformità fiscale delle piccole e medie imprese (PMI).

Altri progetti includono il sistema di fatturazione elettronica e il sistema di tassazione delle imprese.

Questo è avvenuto mentre lo Sceicco Maktoum bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, Primo Vice-Ruler di Dubai, Vice-Primo Ministro e Ministro delle Finanze degli EAU, ha presieduto la seconda riunione del Consiglio di Amministrazione della FTA per il 2023.

Fonte: https://bit.ly/432yztJ

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

 

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Abu Dhabi Global Market continua il suo epico viaggio come IFC a più rapida crescita nella regione

Il successo di Abu Dhabi Global Market (ADGM), secondo l'amministratore delegato Dhaher Al Mheiri, si riflette nell'aumento della domanda dei suoi servizi e delle aziende che hanno sede nella capitale degli EAU.

L'ADGM continua a rafforzare la sua posizione di hub globale per le aziende che desiderano espandere le proprie attività nella regione. I rapidi progressi e i risultati ottenuti da ADGM in soli 8 anni di attività ne hanno fatto il centro finanziario internazionale (IFC) a più rapida crescita nella regione MENA, sia in termini di numeri che di copertura geografica.

Fonte: https://bit.ly/3OBwyk1

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Le università degli Emirati Arabi Uniti salgono nella classifica mondiale dell'istruzione

L'Università di Khalifa è in testa alla classifica del paese davanti all'Università degli Emirati Arabi Uniti, mentre l'Università di Sharjah ha conquistato il suo posto.

Nel complesso, gli Emirati Arabi Uniti stanno migliorando rispetto ai rivali a livello mondiale, con le tre università più importanti che sono salite in classifica grazie ai risultati migliori nella ricerca.

Le università sono state classificate in base a diversi parametri, quali la qualità dell'istruzione, l'occupabilità, la qualità dei docenti e i risultati della ricerca.

Il 25% è attribuito alla qualità dell'istruzione; un altro 25% è stato attribuito all'occupabilità, mentre il 10% e il 40% sono stati attribuiti rispettivamente alla qualità delle facoltà e ai risultati della ricerca.

Quest'anno sono state classificate 20.531 università e quelle che si sono posizionate ai primi posti sono entrate a far parte della lista Global 2000, che comprende istituzioni di 95 Paesi.

Fonte: https://bit.ly/3WxgmlB

 

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

7 sistemi di trasporto in arrivo negli EAU

Dagli sky pod alle auto senza conducente, dalla ferrovia che collegherà tutti e sette gli emirati a molto altro ancora...

Negli Emirati Arabi Uniti ci attendono numerosi megaprogetti, dalle nuove aperture di brillanti hotel ai musei storici, agli sviluppi di isole artificiali, ai centri commerciali e molto altro ancora.

Ma ci sono anche molti nuovi sistemi di trasporto in arrivo negli Emirati Arabi Uniti.

Come già sappiamo, gli Emirati Arabi Uniti ospitano numerosi sistemi di trasporto pubblico, tra cui taxi d'acqua, la metropolitana di Dubai, un sistema di tram e una monorotaia, ma presto ne arriveranno molti altri.

Fonte: https://bit.ly/3BPGpel

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Il governo britannico ha venduto 1,26 miliardi di sterline di azioni NatWest

Il governo britannico ha venduto 1,26 miliardi di sterline di azioni della banca NatWest, che aveva acquistato a seguito di un accordo di quasi 46 miliardi di sterline nel 2008 con lo scopo di salvare la banca. Questa vendita ridurrà la partecipazione della Royal Bank of Scotland Group dal 41,4% al 38,6%.

Negli ultimi dieci anni le azioni di NatWest Group, che ha un valore di mercato di circa 25 miliardi di sterline, hanno avuto un prezzo medio di circa la metà rispetto alla tariffa stanziata nel piano di salvataggio del 2008. NatWest ha accettato di acquistare 469 milioni di azioni da HM Treasury al prezzo di 268,4 p. per azione, come deciso nell’accordo siglato il 19 maggio.

"Questa transazione ridurrà l’influenza del governo – portando le azioni controllate dagli organi centrali al di sotto del 40% – e dimostra i progressi della banca verso la privatizzazione", ha affermato l'amministratore delegato del gruppo NatWest, Alison Rose.

Il mese scorso, il governo ha esteso di altri due anni il suo piano di svendita delle proprie partecipazioni in NatWest, dopo settimane di turbolenze bancarie che hanno colpito le azioni del prestatore e alimentato temporaneamente i timori per una nuova crisi finanziaria.

UK Government Investments (UKGI), che gestisce le azioni per conto del Tesoro, ha affermato che lo schema per vendere strategicamente parti della partecipazione azionaria durerà fino all'agosto 2025. Il piano di trading originale, lanciato a metà del 2021, aveva lo scopo di liberare fino al 15% delle azioni controllate reimmettendole nel mercato privato.

"UKGI e HM Treasury terranno in considerazione altre opzioni di cessione azionaria, anche tramite “accelerated bookbuild”, quando le condizioni di mercato lo consentiranno", ha affermato il governo. Il lasso di tempo è il doppio di quello impiegato dal governo per liberarsi dalla sua partecipazione nel Lloyds Banking Group, che ha acquistato HBOS in un piano orchestrato dal governo UK al culmine della crisi finanziaria, ricevendo un pacchetto di salvataggio di 20,3 miliardi di sterline. Il gruppo Lloyds ha riacquistato l'ultima delle sue azioni dal governo UK nel 2017.

Fonte: https://bit.ly/45h1wUt

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Brexit: l'abolizione delle norme UE "potrebbe fare aumentare l'industria vinicola in UK di oltre 180 milioni di sterline"

Secondo quanto riportato dal Segretario per l’Ambiente britannico, l’abolizione delle norme UE potrebbe dare una nuova spinta all'industria vinicola nazionale, facendo aumentare potenzialmente le rendite fino a 180 milioni di sterline. Alcuni regolamenti di Bruxelles che sono stati mantenuti dopo la Brexit saranno archiviati come parte del progetto legge sull'UE (revoca e riforma), compresi alcuni sul settore vinicolo.

Therese Coffey, Segretario di stato per l’Ambiente, ha affermato che i cambiamenti che verranno introdotti attraverso la nuova legislazione britannica, daranno ai vigneti la "libertà di cui hanno bisogno per prosperare". Il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali (Defra) ha sottolineato che l'abbandono dei regolamenti UE darà alle aziende britanniche la libertà di scegliere tra una gamma più ampia di vitigni, comprese varietà d’uva più resistenti a diverse malattie.

Verranno eliminate anche le restrizioni che attualmente impediscono all'industria vinicola di produrre nuovi blend, mentre alcuni imbottigliatori potranno trasformare il vino importato in vino frizzante. I requisiti di imballaggio - come la clausola secondo cui alcuni vini frizzanti dovevano avere tappi di alluminio o tappi a fungo - saranno revocati una volta approvata la legislatura.

Therese Coffey, ha dichiarato: “Il Regno Unito ha oltre 800 fiorenti vigneti in territorio nazionale e centinaia di milioni di sterline di commercio vinicolo che ogni anno passa attraverso i porti del paese. Per troppo tempo i nostri produttori sono stati frenati dai regolamenti UE: daremo loro la libertà di cui hanno bisogno. Queste riforme daranno un impulso alle attività dei nostri produttori, facendo crescere l'economia, creando posti di lavoro e sostenendo una parte vitale del nostro settore alimentare".

Miles Beale, amministratore delegato della Wine and Spirit Trade Association, ha affermato: “Accogliamo con favore la nuova gamma di misure, molte delle quali le abbiamo proposte pubblicamente. Introducendo una maggiore flessibilità, ai produttori e gli importatori di vino non faranno nulla di diverso dal solito ma con maggiori margini di innovazione”.

L'industria del vino nel Regno Unito è in piena espansione negli ultimi anni. L'enologo della compagnia Chapel Down, un'azienda con sede nel Kent, ha riferito che a marzo le vendite sono aumentate di oltre il 50% rispetto al 2022, vendendo 790.000 bottiglie da un raccolto "eccezionale" che ha permesso di produrre più di due milioni di bottiglie di vino.

Fonte: https://bit.ly/41YemDZ

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Il Regno Unito assegna 20 nuove licenze per lo stoccaggio di carbonio offshore

Il Regno Unito assegna 20 nuove licenze per lo stoccaggio di carbonio offshore

Dodici società si sono aggiudicate nuove licenze per lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) offshore, come dichiarato dalla North Sea Transition Authority (NSTA). Il governo UK si è posto l’obiettivo di utilizzare la tecnologia di stoccaggio del carbonio (CCS) - che prevede il filtraggio e la cattura del carbonio emesso dalle ciminiere industriali prima che raggiunga l'atmosfera - per contenere da 20 a 30 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030.

L’utilizzo dei primi siti di stoccaggio, costituiti da un mix di giacimenti di petrolio, gas esauriti, e formazioni rocciose porose, potrebbe iniziare entro sei anni – ha affermato l'NSTA – ma gli operatori selezionati dovrebbero ottenere presto i contratti di locazione e la successiva approvazione. Le nuove licenze integreranno così diversi progetti per lo sviluppo di tecnologie CCS, tutti parte di uno specifico programma governativo.

La tecnologia CCS ha lottato per anni per raggiungere la propria commercializzazione. Il recente Inflation Reduction Act statunitense ha aumentato le pressioni sui governi europei circa lo sviluppo di nuove tecnologie per la transizione energetica.

I nomi degli altri aggiudicatari delle licenze non sono ancora stati resi pubblici - come aggiunto da un portavoce dell'NSTA. Le multinazionali Eni ed Equinor hanno dichiarato di aver presentato domanda, ma non hanno rilasciato dichiarazioni; Shell ha deciso di non commentare.

Sebbene la tecnologia CCS possa essere d’aiuto per ridurre le emissioni di carbonio, per essere realmente efficace, questa dovrà essere implementata su larga scala in qualsiasi parte del mondo. Per quanto riguarda il Regno Unito, le emissioni di gas serra si sono attestate a circa 417 milioni di tonnellate di CO2 nel 2022.

Fonte: https://reut.rs/3MNbYM0

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

L'industria automobilistica e i rischi Brexit

Il primo ministro britannico ha ricevuto numerose richieste per rinegoziare l'accordo sulla Brexit, arrivate soprattutto dall'industria automobilistica, a seguito delle nuove minacce che stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. La società automobilistica Stellantis, ha dichiarato che non sarà in grado di mantenere l'impegno sulla produzione di veicoli elettrici in UK se non ci saranno modifiche dell’accordo commerciale e di cooperazione (TCA) con l'Unione europea. L’azienda - che possiede anche i marchi Citroen, Peugeot e Fiat - impiega oltre 5.000 persone come manodopera in Regno Unito, ma i loro investimenti nel paese saranno in bilico a causa dei termini dell'accordo commerciale post Brexit.

In base al TCA, dal prossimo anno il 45% del valore di un'auto elettrica dovrà provenire da UK o dall'UE, per poter beneficiare di un commercio senza tariffe - i requisiti sono più elevati per le batterie. Se non si rispettano questi parametri, le auto prodotte nel Regno Unito dovranno affrontare una maggiorazione tariffaria del 10%, rendendo la produzione interna e le esportazioni non competitive con le auto costruite in UE o in paesi asiatici come Giappone e Corea del Sud.

Come riportato da Stellantis, l'aumento del costo delle materie prime durante la pandemia e la crisi energetica hanno reso “impossibile soddisfare queste regole di origine": con le tariffe aumentate del 10%, i produttori "non continueranno a investire" e saranno costretti a trasferirsi. "Per rafforzare la sostenibilità dei nostri impianti di produzione, il Regno Unito dovrà riconsiderare i suoi accordi commerciali con l'Europa", ha detto l’azienda, riportando la chiusura del sito di Honda a Swindon e gli investimenti negli Stati Uniti come esempi.

Se non siamo in grado di fare affidamento su un numero sufficiente di batterie britanniche o europee, ci troveremo in grave svantaggio competitivo in particolare contro le importazioni asiatiche", ha affermato la società. "Dobbiamo rafforzare la competitività del Regno Unito stabilendo la produzione di batterie nel paese".

Le auto elettriche e le batterie facevano parte dell'accordo Brexit concordato tra l'allora primo ministro britannico Boris Johnson e il presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen nel 2020. Un portavoce del governo ha dichiarato: “Il segretario agli affari e al commercio UK ha sollevato la questione con l'Unione Europea ed è determinato a garantire che il paese rimanga uno dei migliori luoghi al mondo per la produzione automobilistica, soprattutto nella transizione ai veicoli elettrici. Stiamo supportando l'industria attraverso l'Automotive Transformation Fund e l'Advanced Propulsion Center per sviluppare una catena di fornitura automobilistica elettrificata end-to-end di alto valore e supportare tecnologie automobilistiche all'avanguardia. Nei prossimi mesi, il governo garantirà futuri investimenti nella produzione di veicoli a zero emissioni".

Fonte: https://bit.ly/3MxUDFM

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023
Martedì 23 Maggio 2023

Il Regno Unito guida l'Europa nella corsa agli investimenti nel settore dell’aerospace

Il rapporto "Expanding frontiers – The down to earth guide to investing in space", prodotto da PwC in collaborazione con l'Agenzia spaziale britannica, ha evidenziato una possibile crescita del settore spaziale globale dell'11% all'anno nel prossimo decennio e un quasi raddoppio degli investimenti di capitale in società operanti nel settore dell’aerospace tra il 2015 e il 2022.

Craig Brown, direttore degli investimenti presso l'Agenzia spaziale britannica, ha dichiarato: “Questo rapporto fa luce sulle opportunità di investimento nel settore aerospaziale: dalle odierne comunicazioni satellitari al futuro dell'assemblaggio orbitale, lo spazio ha assunto un'importanza crescente come parte dell'economia globale, con un settore pronto a crescere fino all'11% all'anno.”

Secondo il rapporto, dal 2015 il Regno Unito è la principale destinazione per gli investimenti spaziali in Europa, e la seconda a livello internazionale dopo gli Stati Uniti, ricevendo il 17% degli investimenti globali.

Matt Alabaster, Partner di PwC Strategy&, ha dichiarato: “Questo report fa luce sul contributo sostanziale che l'industria spaziale può dare alla risoluzione di alcune delle nostre più grandi sfide globali, dalla decarbonizzazione delle nostre economie, all'aumento della sicurezza alimentare e al miglioramento dell'accesso all'assistenza sanitaria. La nostra analisi mostra che ci sono opportunità per investitori di ogni tipo: il settore contiene attività di asset-light guidate dalle nuove tecnologie, nonché asset infrastrutturali e attività di servizi di supporto.”

L’Expanding frontiers report ha previsto un aumento medio del 400% negli accordi per gli investimenti e ha evidenziato una serie di organizzazioni spaziali britanniche in rapida crescita: dalla società di comunicazioni satellitari OneWeb, al produttore aerospaziale con sede in Galles, Space Forge, che ha rilevato il più grande aumento di sempre nel “seed round” per un'azienda di tecnologia spaziale.

La ricerca ha mostrato che il Regno Unito è diventato un mercato particolarmente attraente per le società di capitali di rischio, ed è la sede del quartier generale del principale fondo spaziale Seraphim Capital - maggiore investitore nelle organizzazioni spaziali britanniche nel 2022 - e degli uffici del fondo statunitense per lo spazio e la tecnologia profonda, TypeOne VC.

Il report sulla salute del settore spaziale in UK ha sottolineato che sono stati investiti 635 milioni di sterline in società spaziali con sede nel Regno Unito attraverso 34 accordi lo scorso anno. Il reddito del settore spaziale è aumentato di oltre il 5% nel 2021, superando sia la crescita dell'industria spaziale globale nello stesso periodo (1,6%) sia l'economia generale del Regno Unito, che si è contratta del 7,6%.

Fonte: https://bit.ly/3oowZ6q

 

(Contenuto editoriale a cura di The Italian Chamber of Commerce and Industry for the United Kingdom)

Ultima modifica: Martedì 23 Maggio 2023