Economia

Venerdì 29 Aprile 2022

L'impatto economico della crisi sanitaria in Brasile

La Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro lancia una piccola serie di articoli sviluppati dal proprio team per condividere i dati e i risultati di alcune attività e ricerche svolte nel 2021 affrontando gli impatti e gli equilibri ottenuti durante la pandemia in Brasile e della loro incidenza sulle relazioni tra Brasile e Italia.

Nel luglio 2021 il Brasile ha raggiunto la soglia dei 100 milioni di vaccinati con la prima dose del vaccino contro il Covid-19, la seconda dose ha raggiunto lo stesso traguardo nello stesso anno. Dalla seconda metà dell’anno in poi il ritmo delle vaccinazioni è aumentato, con il Paese chiuso nel 2021 con 161.221.915 immunizzati con la prima dose e 143.356.785 immunizzati con la seconda dose o una singola dose (dati da G1). Attualmente, il Paese ha 154 milioni di vaccinati, che rappresentano il 71,6% della popolazione con il primo ciclo di vaccinazione completo (Folha de S.P).

 

Scenario PIL (prodotto interno lordo) in Brasile 

L’impatto dell’economia continua a farsi sentire e può ancora essere visto. L’edizione del Bollettino Macrofiscal, della Segreteria di Politica Economica del Ministero dell’Economia (SPE/ME), presentata il 17 novembre 2021, evidenzia che la proiezione ufficiale del Prodotto Interno Lordo (PIL) per il 2021 è stata ridotta da 5, dal 3% al 5,1%.

Allo stesso modo, è stata modificata la previsione per il 2022, riducendo la crescita del PIL dal 2,5% al ​​2,1%. Diversi fattori hanno influenzato l’espansione globale, evidenziando gli effetti dannosi della rottura delle catene globali che danneggiano l’industria e ne riducono la produzione a causa della mancanza di input.

Gli effetti negativi sull’offerta e l’aumento della domanda globale sono noti e possono essere visti nella pressione sul livello dei prezzi. Vale la pena ricordare l’alto livello dei prezzi delle materie prime, con enfasi sui valori dell’energia, degli alimenti e dei metalli industriali. L’inflazione di beni che non sono solo cibo ed energia ha afflitto diversi paesi (Macrofiscal).

La tabella seguente presenta un confronto tra il tasso di variazione del PIL e le sue componenti secondo l’IBGE. I dati presentati si riferiscono agli ultimi quattro trimestri dello stesso periodo dell’anno precedente senza aggiustamenti stagionali. (IBGE)

Dopo i forti cali registrati nel 2020 a causa dell’inizio della pandemia, si osserva che il 2021 è un anno di notevole ripresa nei principali settori dell’economia brasiliana. Nell’aggregato degli ultimi 4 trimestri, in relazione al settore industriale, l’estrattivismo è cresciuto dello 0,2%; le attività di gestione di luce e gas, acqua, fognature e rifiuti sono diminuite dello 0,9%; e tirando il massimo del settore, le costruzioni sono cresciute del 5,6%; e l’industria manifatturiera, 7,8%. (IBGE)

Sempre nello stesso periodo, in relazione al settore commerciale, le attività di amministrazione, difesa, sanità pubblica e istruzione e previdenziale sono cresciute dello 0,1%; attività finanziarie, assicurative e di servizi connessi, 1,8%; altre attività di servizio, 2,1%; attività immobiliari, 3%; commercio stesso, 7,1%; trasporto, deposito e posta, 8%; e informazione e comunicazione, un notevole 9,6%.

Le tasse sono aumentate del 5,8%, i consumi delle famiglie del 2,1% e quelli delle amministrazioni pubbliche dello 0,4%. Nello stesso periodo le importazioni sono cresciute del 10,3% e le esportazioni del 3,8%. (IBGE)

Come la pandemia si è riflessa sull’inflazione brasiliana nel 2021

L’IPCA (Extended Consumer Price Index) accumulato a 12 mesi, secondo i dati più recenti forniti dall’IBGE, ha raggiunto il 10,74% a novembre 2021. Attualmente, l’IPCA accumulato in 12 mesi è del 10,38% secondo i dati pubblicati dall’IBGE nel gennaio 2022. (IPCA)

Il General Price Index – Market (IGP-M), secondo i dati della Fundação Getúlio Vargas, ha raggiunto il 17,78% alla fine del 2021.

Anche l’indice dei prezzi al consumo (IPC) e l’indice nazionale dei costi di costruzione (INCC) secondo Agência Brasil hanno mostrato un aumento. L’inflazione CPI, che misura al dettaglio, è passata dal 4,81% nel 2020 al 9,32% nel 2021. L’INCC è salito dall’8,66% al 14,03% nel periodo. (Agência Brasil)

La Banca Centrale (BC) prevede per il 2021 un’inflazione superiore al 10%, per la prima volta in sei anni. Il centro del target è il 3,75% e la previsione è passata dall’8,5% al ​​10,2%; anche la stima per il 2022 è passata dal 3,7% al 4,7%. Il BC ritiene che l’aumento dell’inflazione di quest’anno sia il risultato di 3 fattori principali: (i) aumento dei prezzi delle “commodities” (prodotti di base con quotazioni internazionali, come cibo, minerali e petrolio, che fanno salire il prezzo del carburante); (ii) crisi energetica; e, (iii) l’aumento del dollaro, che fa salire il prezzo dei prodotti e degli input importati. (G1)

Uno dei fattori che maggiormente influenza il potere d’acquisto della popolazione, soprattutto dei più poveri, è l’inflazione alimentare. L’aumento del prezzo di questi è stato del 12,54% nell’ottobre 2021 nel periodo di 12 mesi e del 21,39% dall’inizio della pandemia. Per quanto riguarda le abitazioni, si registra un aumento del 14% e del 15,39%. (Poder 360)

Il tasso di interesse del governo federale, che dall’inizio del mandato di Jair Bolsonaro lo ha mantenuto su livelli storicamente bassi, e negli ultimi mesi è stato costretto ad aumentarlo.

Il Selic è il tasso di interesse di base dell’economia. È il principale strumento di politica monetaria utilizzato dalla Banca Centrale (BC) per controllare l’inflazione, che colpisce tutti i tassi di interesse del paese, come prestiti, finanziamenti e tassi di investimento a breve termine.

Il tasso Selic si riferisce al tasso di interesse sulle operazioni di prestito di un giorno tra istituti finanziari che utilizzano titoli del governo federale come garanzia. La BC opera nel mercato obbligazionario pubblico in modo che il tasso selettivo effettivo sia allineato al target Selic stabilito in una riunione del Comitato di politica monetaria (Copom).

A differenza di gennaio 2021, quando il tasso Selic era del 2%, il valore più basso della serie storica, il tasso di gennaio 2022 è del 9,25%, riflesso degli sforzi per contenere l’inflazione di cui ha sofferto il Paese. Si stima che il tasso SELIC per la fine del 2022 sarà del 12,25% secondo un sondaggio condotto da Focus (Época Negócios).

Fonte: https://bit.ly/3LsqTIv

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 29 Aprile 2022
Venerdì 29 Aprile 2022

Il governo brasiliano elimina la tassa di importazione sull’etanolo e su sei alimenti

Fino alla fine dell’anno, l’etanolo e sei alimenti non pagheranno le tasse per entrare nel Paese. La riduzione a zero delle aliquote è stata annunciata il 21 aprile dal ministero dell’Economia, dopo una riunione straordinaria del Comitato Esecutivo di Direzione (Gecex) della Camera del Commercio estero (Camex).

La misura avvantaggia i seguenti alimenti: caffè, margarina, formaggio, pasta, zucchero e olio di soia. Per quanto riguarda l’etanolo, il tasso è stato fissato a zero sia per l’alcol miscelato alla benzina che per l’alcol venduto separatamente. L’imposta sarà azzerata a partire dal 23 aprile, quando il provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Secondo il segretario esecutivo del ministero dell’Economia, Marcelo Guaranys, il provvedimento mira a controllare l’inflazione. “Siamo preoccupati per l’impatto dell’inflazione sulla popolazione. Stiamo definendo una riduzione dei dazi all’importazione pari a zero per poco più di sette prodotti entro la fine dell’anno. Questo non risolve l’inflazione, questo è con la politica monetaria, ma genera un incentivo importante”, ha dichiarato.

Secondo la cartella, la misura farà scendere il prezzo della benzina fino a R$ 0,20 per il consumatore. Attualmente, un litro di benzina contiene il 25% di alcol anidro. A causa del recente aumento dei prezzi del carburante, il governo prevede che la riduzione della tariffa all’importazione eliminerà praticamente gli effetti dell’ultimo aumento.

Abbiamo una stima che ciò potrebbe portare a una riduzione del prezzo della benzina di R $ 0,20 alla pompa. Questa è un’analisi statica. In pratica, questa misura finirà per raffreddare la dinamica della crescita dei prezzi nell’ordine di R$ 0,20”, ha affermato il segretario al commercio estero Lucas Ferraz.

Relativamente ai prodotti alimentari, il ministero dell’Economia informa che i prodotti beneficiari sono quelli che pesano di più sull’inflazione, secondo l’Indice nazionale dei prezzi al consumo (INPC). Questo indicatore misura l’impatto dei prezzi sulle famiglie a basso reddito.

Attualmente, il caffè paga una tassa di importazione del 9%; margarina, 10,8%; formaggio, 28%; pasta, 14,4%; zucchero, 16%; olio di soia, 9% ed etanolo, 18%.

Beni strumentali
Camex ha inoltre approvato un’ulteriore riduzione del 10%, fino a fine anno, dell’Import Tax sui beni strumentali (macchine utilizzate nelle industrie) e sui beni informatici e di telecomunicazione, come computer, tablet e telefoni cellulari. Il provvedimento ha lo scopo di facilitare l’acquisto di attrezzature utilizzate dai produttori industriali e di abbassare il prezzo di alcuni articoli tecnologici, quasi sempre importati.

Nel marzo dello scorso anno, il governo aveva ridotto del 10% i dazi sulle importazioni di beni capitali e telecomunicazioni. In totale, il taglio raggiunge il 20%.

Fino all’inizio dello scorso anno, le tariffe all’importazione per questi prodotti andavano da zero al 16% per le merci che pagano la tariffa esterna comune (TEC) del Mercosur. Con la prima riduzione il range era passato dallo 0% al 14,4%. Ora, le tariffe sono passate dallo 0% al 12,8%.

Nel novembre dello scorso anno, il governo ha ridotto del 10% la tariffa sull’87% dei beni e servizi importati fino alla fine di quest’anno. All’epoca, il governo sosteneva la necessità di alleviare gli effetti della pandemia di covid-19 e che la misura era già stata concordata con l’Argentina.

Secondo il Ministero dell’Economia, il governo dovrebbe smettere di raccogliere R$ 1 miliardo con le misure fino alla fine dell’anno.

Fonte: https://bit.ly/3MJz8QN

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Venerdì 29 Aprile 2022
Venerdì 29 Aprile 2022

Conseguenze del conflitto in Ucraina, Inflazione, Tasso di Occupazione ed Export: Germania e Italia a confronto

Il mese di aprile in Germania è stato duramente segnato da un lato dall’allentamento delle misure anti-Covid, e dall’altro dalle conseguenze economiche dello scoppio del conflitto in Ucraina. Infatti, il presidente della federazione dell’industria tedesca Siegfried Russwarm ha dichiarato alla Deutsche Presse-Agentur che le prospettive economiche per il paese sono piuttosto cupe, aggiungendo inoltre che l’allentamento delle restrizioni anti-Covid non sta provocando la crescita prevista. Tuttavia, il BMWK ha sottolineato che è ancora difficile poter prevedere gli effetti che il conflitto effettivamente avrà sull’economia tedesca poiché dipenderà dalla durata e dall’intensità di questo. Per quanto riguarda le conseguenze della guerra sull’economia italiana, il Rapporto di primavera del Centro studi di Confindustria ha reso noto che le imprese vedranno crescere i propri costi a causa dei rincari di petrolio, gas, e carboneInoltre, ipotizzando che il conflitto finisca a luglio, il Centro studi stima una crescita del Pil 2022 al +1,9%, la metà rispetto alle stime dello scorso ottobre. Nel caso in cui il conflitto si estenda invece fino a dicembre 2022, gli economisti di Confindustria hanno previsto un aumento non solo dei prezzi dei beni energetici, ma anche delle pesanti conseguenze sul commercio internazionale, sulla fiducia degli operatori economici e sui mercati finanziari.

La BDI ha d’altra parte previsto che le conseguenze dello scoppio del conflitto, assieme alle sanzioni sulla Russia, avranno un notevole impatto sull’industria tedesca, in modo particolare frenando le esportazioni. Le esportazioni italiane, invece, come segnalato dalla Congiuntura Flash dell’Ufficio Studi Confindustria, a seguito di un leggero stop nel mese di febbraio, sono tornate a crescere già a marzo (+2,5%); le prospettive per i prossimi mesi sono positive, come dimostra il miglioramento degli ordini esteri manifatturieri che hanno superato i livelli precrisi.  

La situazione non grava però solamente sulle spalle delle aziende, ma anche su quelle dei consumatori privati: il potere d’acquisto dei consumatori tedeschi ha infatti già subito un calo significativo a causa dell’inflazione al 7,3%. D’altra parte, fonti dell'ISTAT rivelano che nonostante l'aumento dell'inflazione, calcolata al 5,2%, l’economia italiana potrebbe invece continuare a vivere una situazione favorevole grazie ai tassi di investimento e una propensione al risparmio ancora elevata.

In Italia, secondo quanto riportato dall’ISTAT, a febbraio 2022 c’è stato un aumento dell’occupazione (+0,4%), portando il tasso di occupazione al 59,6%; allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione è sceso all´8,5% nel complesso e al 24,2% tra i giovani. In Germania, dopo un lieve aumento a inizio 2022, alla fine del primo trimestre il tasso di disoccupazione è sceso al 5,1% nel complesso e al 4,9% tra i giovani. Il tasso di occupazione rimane ancora ai livelli pre-Covid: infatti, a febbraio 2022 il tasso di occupazione era del 45,3 % e gli occupati erano solamente lo 0,2% in meno rispetto a febbraio 2020. Dunque, il mercato del lavoro dei due paesi non è stato finora intaccato dalla guerra in Ucraina, le cui conseguenze si manifesteranno solo con un certo ritardo.

 

Fonti: https://bit.ly/36XISHF; https://bit.ly/3OLisKo; https://bit.ly/3vrSYtL; https://bit.ly/38DDJFn; https://bit.ly/3KA87he; https://bit.ly/3MAgoTC; https://bit.ly/3KmxKBS; https://bit.ly/3OLLx8l; https://bit.ly/3OPg9WS     

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

Ultima modifica: Mercoledì 4 Maggio 2022
Mercoledì 20 Aprile 2022

L'IMF ha abbassato le stime di crescita per l'economia coreana e alzato quelle del tasso d'inflazione nel 2022

L'IMF ha abbassato le sue stime sulla crescita economica nel 2022 per la Corea al 2%, aumentando al contempo la sua previsione sull'inflazione al 4%, a causa dei contraccolpi causati dalla guerra in Ucraina.

Nell'ultimo "World Economic Outlook" l'IMF ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per la quarta economia più grande dell'Asia al 2,5% quest'anno dal precedente 3%.

L'IMF ha anche aumentato notevolmente le prospettive di inflazione del paese di 0,9 punti percentuali rispetto alla precedente proiezione del 3,1%.

La previsione di crescita fatta dall'IMF è inferiore alla stima della Bank of Korea (BOK) del 3% e al 2,7% di Moody's Investors Service e Fitch Ratings.

Essendo la Corea un paese che dipende dalle importazioni per soddisfare il suo fabbisogno energetico anche l'inflazione è al rialzo a causa dell'aumento dei costi dell'energia.

Le stime sull'inflazione dell'IMF sono superiori alla stima del 3,1% del BOK; mentre Fitch Ratings prevede che l'inflazione aumenterà del 4,1% quest'anno.

Fonte: https://bit.ly/3K0zbpl

 

(Contenuto editoriale a cura della Italian Chamber of Commerce in Korea)

 

Ultima modifica: Mercoledì 20 Aprile 2022
Mercoledì 20 Aprile 2022

Aggiornamento a marzo 2022 dei dati sull'inflazione in US

I prezzi al consumo, a livello nazionale, sono aumentati dell'8,5% da marzo 21 a marzo 22, secondo LO U.S. Bureau of Labor Statistics. Tale aumento è il più alto dal dicembre 1981. I costi energetici sono aumentati del 32,0%. rispetto al marzo precedente, in gran parte a causa dell’aumento del 48,2% del costo del carburante per motori. Il costo del gas naturale è cresciuto del 21,6 %, mentre l'elettricità è aumentata dell'11,1 %. Nello stesso periodo, i prezzi complessivi nel settore agroalimentare sono aumentati dell'8,8%, e il costo della ristorazione del 6,9 %.

L'indice dei prezzi al consumo di marzo 22 ha mostrato ancora una volta aumenti in tutte le principali categorie della supply chain, dato che le difficoltà di approvvigionamento continuano a scontrarsi con l'elevata domanda dei consumatori. Per il decimo mese consecutivo l'inflazione ha superato il 5%. Il balzo a marzo è stato in gran parte guidato da un aumento dei prezzi della benzina e dei generi alimentari, che sono aumentati quando il conflitto in Ucraina è diventato globale.

Il Federal Open Market Committee (FOMC) ha alzato, a marzo, il tasso di interesse dallo 0,25% allo 0,5%.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Mercoledì 20 Aprile 2022
Mercoledì 20 Aprile 2022

Svizzera – Assicurazione contro la disoccupazione 2021: I fondi federali continuano a scongiurare l'indebitamento

Pur chiudendo il conto annuale 2021 con una perdita di 186 milioni di franchi, l’assicurazione contro la disoccupazione (AD) ha potuto mantenere la sua funzione di stabilizzatore economico. Ciò si deve al fatto che, come anche per l’anno precedente, la Confederazione si è assunta i costi dell’indennità per lavoro ridotto (ILR), introdotta per far fronte alla crisi del coronavirus.

Il Fondo di compensazione dell’assicurazione contro la disoccupazione ha chiuso l’anno d’esercizio 2021 con entrate totali nell’ordine di 14,07 miliardi di franchi (2020: 17,40) mentre le spese si sono attestate a 14,26 miliardi di franchi (2020: 17,26). Le perdite ammontano a 186 milioni di franchi (2020: eccedenza di 145 milioni). La media annuale di disoccupati che si sono annunciati presso l’AD è stata di 137 614, pari una percentuale del 3,0% (2020: 145 720; 3,1%).

Conto annuale 2021 – Fondo tuttora senza debiti
Come l’anno precedente, la Confederazione si è assunta i 5,65 miliardi di franchi legati all’ILR. Senza questo contributo, l'AD avrebbe dovuto contrarre mutui di notevole entità. La Confederazione ha versato un contributo straordinario all’AD, per mantenere il suo ruolo di stabilizzatore economico in vista della situazione economica del 2021. Così il fondo è rimasto senza debiti.
Al momento della pubblicazione del presente comunicato stampa il conto annuale 2021 non è stato ancora revisionato dal Controllo federale delle finanze né approvato formalmente dal Consiglio federale.

La crisi COVID-19 e la guerra in Ucraina frenano la ripresa
Anche se il coronavirus rappresenta sempre meno un freno per l’economia, nel 2022 la spesa per l’AD tarderà a diminuire a causa delle incertezze derivanti dalla guerra in Ucraina che potrebbe riservare rischi ingenti per la congiuntura globale.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1503

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Mercoledì 20 Aprile 2022
Venerdì 15 Aprile 2022

Turchia - Governatore della Banca Centrale mantiene il tasso di riferimento costante al 14% per il terzo mese consecutivo dall’inizio del 2022

Il Comitato di politica monetaria (MPC), nella riunione del 17 marzo u.s., ha deciso di mantenere il tasso ufficiale nuovamente invariato al 14% malgrado un tasso di un’inflazione sempre più elevato - pari al 61% (anno su anno) nel mese di marzo - sospinto in particolare dai continui rincari dei prezzi dell'energia a seguito degli effetti di spillover negativo generati dal conflitto russo-ucraino.

Il governo ha promesso ulteriori sforzi per frenare gli aumenti dei prezzi e proteggere le famiglie ma i timori associati all’invasione russa in Ucraina rende incessantemente vulnerabile il potere d’acquisto. Nel frattempo, un recente sondaggio condotto da Reuters, che ha riunito 18 economisti, ha pronosticato che la BCRT manterrà invariato anche nei prossimi mesi il tasso dovendo far fronte al verosimile aumento del deficit delle partite correnti aggravato dalla previsione di minori entrate turistiche. Russia e Ucraina rappresentano, infatti, rispettivamente la prima e la terza principale fonte di turisti in Turchia (complessivamente circa il 30% per cento del turismo straniero in Turchia). La Banca Centrale prevede che il disavanzo delle partite correnti, attualmente di 15 miliardi di dollari, possa deteriorarsi ma restare comunque sotto controllo e contenuto entro i 19 miliardi alla fine del corrente anno (ritoccando dunque le precedenti ottimistiche stime di raggiungere un avanzo alla fine del 2022).
La CBRT ha anche evidenziato che l'attività economica interna resta robusta grazie a fattori quali la forte domanda estera, la concessione di credito agevolato alle imprese ed il sostegno alla lira turca.

Più recentemente, il 24 marzo scorso, la BCRT ha annunciato ulteriori misure per contrastare l’aumento dei prezzi quali la riduzione dell’IVA e delle tariffe energetiche di luce e gas e ha ventilato l’intenzione del Governo di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana di Izmir)

Ultima modifica: Venerdì 15 Aprile 2022
Martedì 5 Aprile 2022

PIL, Tasso di Occupazione ed Import/Export: Germania e Italia a confronto

L’economia tedesca ha risentito più di altri paesi UE degli effetti della quarta ondata di Coronavirus e dei persistenti colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento. Secondo quanto riportato dall’Ufficio Tedesco per la Statistica (DESTATIS), il PIL tedesco del 4 trimestre 2021, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, ha registrato un -1,1% rispetto al 4 trimestre del 2019. In Italia invece il 4 trimestre 2021 si è concluso con un aumento del 0,6% del PIL rispetto ai 3 mesi precedenti e con +6,4% rispetto allo stesso periodo del 2020.

In Germania si configura uno scenario simile anche sul fronte del tasso di occupazione, che, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, nel 4 trimestre 2021 ha registrato un -0,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo dato negativo è da imputare per lo più ad un calo delle persone che esercitano un’attività minore, mentre il numero di dipendenti soggetti all’obbligo assicurativo ha già raggiunto i livelli pre-crisi. Anche sul fronte del tasso di occupazione l’Italia registra un dato migliore rispetto alla Germania. Secondo l’ISTAT, infatti, nel 4 trimestre 2021 l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% rispetto al 4 trimestre 2020.

Entrambi i paesi hanno assistito ad un calo della spesa privata per i consumi nell’ultimo trimestre del 2021, con la Germania che ha registrato un calo del 3,8% e l’Italia un calo del 3,3%.   Si è osservato invece un incremento della spesa pubblica per i consumi, che in Germania e in Italia è aumentata rispettivamente del 6,3% e del 2,6% in confronto ai livelli pre-crisi.

In linea con gli altri paesi UE, anche in Germania nel 4 trimestre 2021 si è verificato un aumento delle esportazioni rispetto al periodo pre-crisi, con un +2,3%, che rimane però al di sotto della media europea. Si posiziona invece sopra la media europea il risultato raggiunto nello stesso periodo dalle importazioni, corrispondente ad un +2,9%. Anche in Italia il quarto trimestre 2021 è stato caratterizzato da una crescita congiunturale delle esportazioni, sebbene con intensità diverse per ripartizioni territoriali: +8,8% per il Sud e Isole, +5,2% per il Centro, +3,6% per il Nord-est e +0,8% per il Nord-ovest. Secondo dati ISTAT, nell’ultimo trimestre del 2021 e rispetto al precedente trimestre l’export italiano ha registrato una crescita del 2,4% e l’import del 7,5%. Ancora una volta la Germania si conferma il paese UE verso cui l’Italia esporta di più, con un aumento delle vendite della Lombardia verso il paese centro-europeo del 22,9%.

Fonti: https://bit.ly/35I3eUR; https://bit.ly/36SrioG; https://bit.ly/3x78QTY; https://bit.ly/3r3wkW2; https://bit.ly/3JiKBEQ     

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Germania)

 

Ultima modifica: Martedì 5 Aprile 2022
Martedì 5 Aprile 2022

Svizzera: previsto aumento dell'inflazione e calo della crescita

In Svizzera si prevede un aumento dell'inflazione e un rallentamento della crescita economica.
Queste sono le indicazioni che emergono dal sondaggio Consensus Forecast (giunto alla 105esima edizione), del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF). Nel 2022 il rincaro dovrebbe raggiungere il 2%, a fronte dell'1% previsto da un rilevamento fatto in dicembre (complice i prezzi dell'energia saliti alle stelle).
Sul fronte della disoccupazione, le previsioni per il 2022 restano sostanzialmente immutate, ovvero la quota di senza lavoro dovrebbe attestarsi attorno al 2,4%. Un valore leggermente inferiore (dello 0,1%) rispetto alle previsioni fatte tre mesi fa. Per il 2023 (2,3%) e il 2024 (2,4%) il mercato del lavoro dovrebbe restare stabile.
Il prodotto interno lordo (Pil) elvetico salirà quest’anno del 2,5%, leggermente meno di quanto previsto tre mesi fa (2,8%). Nel 2023 il Pil dovrebbe crescere dell’1,7%. Si tratta però di una prima stima. Sempre secondo i 18 specialisti interrogati dal KOF, il corso franco/euro si situerà a 1,03 fra tre mesi e dovrebbe restare immutato fino alla fine dell’anno.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1501

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Martedì 5 Aprile 2022
Martedì 5 Aprile 2022

Nel 2020 in Svizzera il salario mediano ammontava a 6665 franchi

Tra il 2008 e il 2020, le differenze tra il vertice e la base della piramide dei salari sono rimaste complessivamente stabili. Il panorama salariale svizzero continua a presentare grandi divari a seconda dei rami economici e delle regioni. Più di un terzo dei dipendenti in Svizzera (36,3%) riceve bonus e una persona su dieci (10,5%) percepisce un salario basso. Questo è quanto emerge dai primi risultati della rilevazione svizzera della struttura dei salari per il 2020 realizzata dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Considerando i settori pubblico e privato nel loro insieme, nel 2020 per un posto a tempo pieno il salario mediano ammontava a 6665 franchi lordi al mese. Il 10% dei dipendenti meno remunerati ha guadagnato meno di 4382 franchi al mese, mentre il 10% meglio pagato ha percepito un salario superiore a 11’996 franchi.

Marcate differenze salariali a seconda del ramo
Nel 2020, il panorama salariale svizzero presentava disparità considerevoli a seconda dell’attività economica esercitata. Infatti, i livelli di remunerazione sono chiaramente superiori al salario mediano (6665 fr. lordi al mese) nei rami a forte valore aggiunto, quali le attività informatiche (9206 fr.), l’industria farmaceutica (10'040 fr.) o il settore bancario (10'211 fr.).
A metà della piramide dei salari si trovano rami come il trasporto terrestre (6310 fr.), la sanità (6821 fr.), l’industria meccanica (7141 fr.) e il commercio all’ingrosso (7145 fr.). Alla base della piramide troviamo, tra gli altri, il commercio al dettaglio (4997 fr.), la ristorazione (4479 fr.), i servizi di alloggio (4488 fr.) e i servizi personali (4211 fr.).

Differenze salariali relativamente stabili tra il 2008 e il 2020
Nel complesso, tra il 2008 e il 2020 la forbice generale dei salari, ovvero la differenza globale tra i salari più elevati e quelli più bassi, è rimasta relativamente stabile in tutti i settori economici. Nello stesso periodo, i salari del 10% delle persone meglio retribuite sono cresciuti dell’11,8%. Con una progressione del 9,3%, l’aumento salariale per i dipendenti appartenenti alla «classe media» è stato quello meno marcato, mentre l’aumento salariale del 10% delle persone meno retribuite si è attestato all’11,6%.

Bonus in aumento anche nel 2020
Nel 2020, oltre un dipendente su tre (il 36,3% contro il 32,8% nel 2018) ha ricevuto bonus, vale a dire pagamenti annuali irregolari in aggiunta al salario di base. Nel 2020 il valore monetario dei bonus corrisposti annualmente ha raggiunto una media di 10'142 franchi (contro i 9913 fr. del 2018).
L’ammontare dei bonus varia in modo considerevole da un ramo economico all’altro e in funzione del livello di responsabilità del dipendente nell’impresa. Per esempio, per i quadri superiori il valore monetario dei bonus raggiunge una media di 4617 franchi all’anno nell’amministrazione pubblica, di 23’097 nel commercio al dettaglio, di 90’264 nell’industria farmaceutica, di 127 329 nei servizi finanziari accessori e di 134’381 nel settore bancario. Occorre inoltre notare che anche i dipendenti che non esercitano funzioni di quadro percepiscono bonus, seppure di valore monetario medio su base annua sensibilmente più basso (3998 fr.). In buona parte dei rami economici i bonus costituiscono una componente flessibile e sempre più integrata al sistema globale di remunerazione del lavoro dipendente.

Invariata la quota dei posti a salario basso
Nel 2020, un salario basso è stato definito come un salario inferiore a 4443 franchi lordi al mese per un lavoro a tempo pieno. Si constata che in Svizzera, tra il 2018 e il 2020 la quota di posti di lavoro a salario basso, passata dal 10,6 al 10,5%, è rimasta pressoché invariata. I rami economici che presentano una quota elevata di posti a salario basso erano i seguenti: commercio al dettaglio (22,5%), confezione di articoli in pelle e simili (31,4%) e ristorazione (47,8%). Nel 2020, quasi mezzo milione di persone (491’900 contro le 480’300 nel 2018) occupa un posto a salario basso. Il 63,5% di queste erano donne.

Progressiva riduzione delle disuguaglianze di genere
Nell’economia nel suo complesso, il divario salariale globale (valore mediano) tra le donne e gli uomini si sta gradualmente riducendo: nel 2020 si attestava al 10,8% contro l’11,5% del 2018 e il 12,0% del 2016. Questa differenza di remunerazione tra i due sessi può in parte essere spiegata sia sulla base dei diversi profili strutturali (in particolare in funzione del livello di responsabilità del posto occupato), sia confrontando i tipi di attività economica esercitati.
Questo divario salariale riflette l’iniquo livello di integrazione professionale del personale di sesso femminile e di quello di sesso maschile nel mercato del lavoro. Più si sale nella posizione gerarchica, più diventa marcato il divario salariale tra i generi. Le donne che ricoprono incarichi con elevate responsabilità guadagnano 9249 franchi lordi, mentre la remunerazione dei loro colleghi maschi che occupano posti analoghi è di 11’116 franchi, il che rappresenta uno scarto del 16,8% (contro il 18,6% registrato nel 2018).
La differenza salariale a sfavore del personale femminile è meno marcata per i posti di lavoro con minori responsabilità; ammonta al 9,3% (contro il 9,4% del 2018) e scende al 6,9% (contro il 7,6% del 2018) per le donne che non ricoprono funzioni di quadro. Nel 2020, la ripartizione delle donne e degli uomini in funzione delle classi salariali dei posti occupati era la seguente: il 58,0% dei posti con un salario inferiore a 4500 franchi lordi mensili era occupato da donne (contro il 58,3% del 2018). Al contrario, l’80,2% degli impieghi con remunerazioni superiori ai 16 000 franchi lordi al mese era occupato da uomini (contro l’82,4% del 2018).

Manodopera straniera: disparità a seconda del permesso di soggiorno
Se si considera l’insieme dell’economia, si constata che il livello della remunerazione dei dipendenti di nazionalità svizzera continua a essere mediamente più elevato di quello del salario versato ai colleghi di nazionalità straniera, ovvero 6988 franchi contro 6029. Per i posti che richiedono elevate responsabilità, invece, i salari versati alla manodopera straniera sono generalmente più alti rispetto a quelli percepiti dai dipendenti di nazionalità svizzera. I frontalieri che ricoprono funzioni con elevate responsabilità guadagnano 10'692 franchi e i beneficiari di un permesso di dimora 12'268 franchi, contro i 10'346 franchi versati ai dipendenti svizzeri.
Questa situazione si capovolge se consideriamo i posti di lavoro che non comportano responsabilità gerarchiche. Con 6345 franchi, la remunerazione dei dipendenti di nazionalità svizzera senza funzioni di quadro è superiore ai salari versati alla manodopera straniera, ovvero 5773 franchi per i frontalieri e 5287 franchi per i dipendenti con un permesso di dimora.

Gerarchia salariale in funzione delle regioni: Zurigo sempre in testa
Il panorama salariale svizzero differisce significativamente anche in funzione delle aree considerate. Per gli impieghi più qualificati, i livelli di remunerazione sono di norma più elevati nella regione di Zurigo (11'475 fr.) e in quella del Lemano (11'200 fr.). Alla base della piramide regionale dei salari, invece, si trova il Ticino, dove si riscontrano i livelli di remunerazione più bassi, sia per gli impieghi più qualificati (8537 fr.), sia per quelli che esigono le qualifiche minori (5137 fr.). Questa gerarchia salariale in funzione delle regioni è dovuta alla concentrazione di rami economici a forte valore aggiunto in determinate aree geografiche, nonché alle specificità strutturali dei mercati regionali del lavoro.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1500

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Martedì 5 Aprile 2022