Economia

Giovedì 30 Settembre 2021

La situazione sul mercato del lavoro svizzero nel mese di luglio 2021

I disoccupati registrati in luglio 2021 - Secondo i rilevamenti effettuati dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), alla fine di luglio 2021 erano iscritti 128’279 disoccupati presso gli uffici regionali di collocamento (URC), ossia 3’542 in meno rispetto al mese precedente. Nel mese in rassegna, il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 2,8%. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il numero di disoccupati è diminuito di 20’591 unità (-13,8%).

Disoccupazione giovanile
Il numero di giovani disoccupati (15-24 anni) è aumentato di 438 unità (+3,7%) arrivando al totale di 12’201, ciò che corrisponde a 5’694 persone in meno (-31,8%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Disoccupati di 50-64 anni
Il numero dei disoccupati di 50-64 anni è diminuito di 1’291 persone (-3,2%), attestandosi a 39’142. In confronto allo stesso mese dell’anno precedente ciò corrisponde a una diminuzione di 388 persone (-1,0%).

Persone in cerca d’impiego
Complessivamente le persone in cerca d’impiego registrate erano 219’183, 7’454 in meno rispetto al mese precedente e 16’579 (-7,0%) in meno rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Posti vacanti annunciati
Il 1° luglio 2018 è stato introdotto in tutta la Svizzera l’obbligo di annunciare i posti vacanti per i generi di professioni con un tasso di disoccupazione pari almeno all’8%; dal 1° gennaio 2020 questo valore soglia è stato ridotto al 5%. Il numero dei posti annunciati all’URC è diminuito in luglio di 3’905 raggiungendo le 56’812 unità. Dei 56’812 posti, 43’219 sottostavano all’obbligo di annuncio.

Lavoro ridotto conteggiato nel mese di maggio 2021
Nel mese di maggio 2021 sono state colpite dal lavoro ridotto 257’467 persone, ovvero 46’817 in meno (-15,4%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende colpite è diminuito di 5’502 unità (-13,4%) portandosi a 35’517. Il numero delle ore di lavoro perse è diminuito di 4’988’144 unità (-23,8%), portandosi a 15’985’544 ore. Nel corrispondente periodo dell'anno precedente (maggio 2020) erano state registrate 57’933’292 ore perse, ripartite su 890’890 persone in 109’988 aziende.

Persone che hanno esaurito il loro diritto all’indennità nel mese di maggio 2021
Secondo i dati provvisori forniti dalle casse di disoccupazione, nel corso del mese di maggio 2021, 46 persone hanno esaurito il loro diritto alle prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione. Ogni persona assicurata che al 1° marzo 2021 non ha ancora esaurito le sue indennità giornaliere beneficerà al massimo di 66 indennità giornaliere supplementari per il periodo dal 1° marzo 2021 al 31 maggio 2021.

Fonte: https://bit.ly/3lWzzLG

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Giovedì 30 Settembre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

Cresce l'utile della Banca Nazionale Svizzera

La Banca nazionale svizzera (BNS) è riuscita ad aumentare nettamente i suoi ricavi nel primo semestre del 2021: con 43,5 miliardi di franchi, l'utile dell’istituto è aumentato del 55,6% in un anno.

L’utile sulle posizioni in valuta estera è ammontato a 44,5 miliardi di franchi, mentre sulle disponibilità in oro è risultata una perdita pari a 1,4 miliardi di franchi. Il beneficio finanziario sulle posizioni in franchi è stato complessivamente pari a 0,6 miliardi di franchi.

Il risultato della Banca nazionale dipende prevalentemente dall’andamento dei mercati dell’oro, dei cambi e dei capitali.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1440

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

Congiuntura svizzera: seppur attenuato, permane l’ottimismo

Gli analisti finanziari rimangono ottimisti riguardo all’andamento della congiuntura elvetica, meno però di quanto lo fossero nei mesi scorsi. A pesare sono le incognite della variante delta della pandemia di coronavirus.

L’indice sulle prospettive economiche calcolato da Credit Suisse e da CFA Society Switzerland sulla base di un sondaggio fra gli esperti si è attestato in luglio a 42,8 punti, valore di 8,5 punti inferiore a quello di giugno, come riportato dai dati pubblicati ad agosto.

In sostanza, questo significa che sono comunque più numerosi gli specialisti che nei prossimi sei mesi si aspettano un rafforzamento della dinamica economica di quelli che puntano sull’evoluzione opposta. L’indice era a 8,3 nel gennaio 2020 e - con lo scoppio della pandemia di coronavirus - era crollato a -45,8 nel marzo 2020, per poi risalire nei mesi successivi; nel maggio di quest’anno era stato toccato il valore record di +72,2 punti.

Tornando a luglio 2021 e scendendo nei dettagli, il 40,0% degli interrogati è convinto che nei prossimi sei mesi non vi saranno cambiamenti nella situazione congiunturale, il 51,4% si aspetta un miglioramento e l’8,6% pronostica un peggioramento (valori che determinano poi l’indice complessivo: 51,4 meno 8,6 = 42,8).

Rispetto a giugno calano gli ottimisti (-7,6 punti), aumentano leggermente i pessimisti (+0,9%) e si infoltiscono le file di coloro che puntano sullo status quo (+6,7 punti). Un po’ più negativo, nel confronto mensile, è anche il giudizio sulla situazione attuale, con un indice a 37,2 punti (-6,4 punti).

Il peggioramento delle stime per il futuro elvetico si accompagna a un’analisi analoga - e in parte ancora più marcata - per l’Eurozona (-16,4 punti a 40,0 punti), Stati Uniti (-32,4 a 8,6 punti) e Cina (-9,2 punti a 11,8 punti).

Tornando entro i confini elvetici aumentano gli esperti che si aspettano un incremento dell’inflazione (+15 punti al 69%). Una quota non indifferente (17%) non prevede però cambiamenti e qualcuno (14%) scommette su una contrazione.

I tassi sono attesi fermi nel corto termine (80%); nessuno li pensa in calo e solo una minoranza (20%) vede all’orizzonte un aumento. Sul lungo termine però il 77% ipotizza una progressione: meno consistente è la quota di chi non scorge mutamenti (23%) e nessuno prende in conto una flessione.

Il 47% degli interrogati prevede inoltre una progressione dell’indice di borsa SMI, mentre il 38% punta su valori stabili e il 15% su una flessione. Riguardo ai cambi, il 51% del campione ritiene che non vi saranno cambiamenti nel corso euro/franco, il 26% si aspetta un indebolimento del franco e il 23% un rafforzamento. Sul fronte della disoccupazione il 15% vede una crescita dei senza lavoro, il 44% una stagnazione e il 41% un calo.

Al sondaggio, effettuato fra il 15 e il 22 luglio, hanno partecipato 35 analisti.

Fonte: http://www.ccis.ch/it/news.aspx?id=1439

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera)

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Mercoledì 29 Settembre 2021

I prezzi in Repubblica Ceca sono cresciuti di oltre il 3%

Lo scorso anno in Repubblica Ceca il tasso d’inflazione è rimasto superiore al 3 %. Lo indicano le rilevazioni dell’Ufficio di Statistica Ceco.

L’inflazione è cresciuta lo scorso anno del 3,2 %. Il dato è in aumento rispetto al 2019 ed è il più alto dal 2012. Il tasso d’inflazione è stato trainato dal forte aumento dei prezzi nel comparto alimentare e delle spese per l’abitazione. Unico comparto che registra un contributo negativo è quello delle poste e telecomunicazioni.

Il tasso d’inflazione ha registrato una frenata a fine anno. Nel quarto trimestre l’aumento dei prezzi è diminuito al 2,6 % rispetto al 3,3 % del terzo trimestre. A dicembre il tasso d’inflazione si è fermato al 2,3 %, di molto inferiore rispetto alle previsioni della Banca Nazionale Ceca. “Nel corso di quest’anno il tasso d’inflazione calerà ulteriormente” prevede l’istituto nazionale.

Fonte: https://bit.ly/3kIKaKD

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

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Mercoledì 29 Settembre 2021

Repubblica Ceca: nella seconda metà dello scorso anno è ripreso il consumo delle famiglie

Il consumo delle famiglie ceche ha registrato una forte ripresa nel terzo trimestre dello scorso anno. Lo ha indicato l‘Ufficio di Statistica Ceco.

Rispetto al precedente trimestre i consumi delle famiglie hanno registrato un aumento di oltre il 5 %. Le entrate delle famiglie sono aumentate di circa il 3 %. Rispetto all‘anno precedente i consumi sono rimasti in calo del 2,7 %, mentre le entrate sono cresciute del due percento.

Nel terzo trimestre le aziende hanno registrato un leggero aumento dell‘utile da esercizio lordo, che è cresciuto a 45,2 %. “Il tasso dell‘utile è stato influenzato del condono dei contributi per le piccole imprese e dalle sovvenzioni” nota l‘Ufficio di Statistica. È continuato il calo del tasso degli investimenti, nell‘ordine del due percento, che ha toccato il 26,7 %.

L‘Ufficio di Statistica ha confermato le precedenti stime dell‘andamento del PIL con un aumento rispetto al secondo trimestre di quasi il sette percento e un calo rispetto all‘anno precedente del 5 %. Secondo gli analisti le cifre mostrano una solida ripresa economica nel terzo trimestre.

Fonte: https://bit.ly/3ienrV8

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio e dell'Industria Italo-Ceca)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Mercoledì 29 Settembre 2021

La Danimarca non è lontana da una società cashless

Se l’avvento del Covid-19 ha rappresentato una catastrofe sotto la quasi totalità dei punti di vista, l’epidemia ha anche apportato dei cambiamenti che alcuni considerano positivi. Tra questi, il pericolo di contagio causato dalla permanenza del virus sulle superfici ha accelerato il processo di eliminazione del contante, specie in una società già propensa all’utilizzo di forme di pagamento alternative come quella danese.

In un report della Banca Nazionale Danese, è stata registrata una diminuzione dal 28% al 17% dell’utilizzo di banconote e monete in Danimarca presso i principali distributori del paese (Copenhagen Post, 2021). La scarsa domanda di contante ha addirittura portato la Nationalbank a smettere di stampare la propria moneta nazionale nel 2015, esternalizzando questa funzione presso un’azienda francese (The Local, 2014).

Tra i motivi che spingono la Danimarca verso un futuro sempre più cashless svetta la sicurezza. Al momento, la legge prevede che gli esercizi danesi debbano accettare il cash tra le 6 e le 22. Nonostante questo, è possibile rifiutare pagamenti in contanti nelle ore notturne per le attività commerciali che si trovino in zone considerate a rischio rapina.

Inoltre, per i commercianti le banconote portano con sè costi significativi legati al tempo. In un report del 2018, lo Swedish Retail & Wholesale Council aveva stimato che i negozianti svedesi spendessero in media 113 minuti al giorno per la gestione del contante, con costi annessi pari al 4.1% del loro valore (Handelsrådet, 2018). A confronto, le spese relative alla gestione di pagamenti con carta di credito erano pari in media allo 0.4% dell’ammontare delle transazioni (Handelsrådet, 2018). Il graduale allontanamento dal cash è dunque un fenomeno che avvolge l’intera Scandinavia e, di conseguenza, l’economia danese.

A dicembre 2020, alcune banche nel quartiere di Vesterbro a Copenaghen sono diventate le prime nel paese ad eliminare la possibilità di prelevare contanti (The Local, 2020), dando vita ad un trend destinato a coinvolgere sempre più intermediari finanziari.

L’allontanamento definitivo dal contante preoccupa però alcuni osservatori, come Christina Strauss, chairman di De hjemløses Landsorganisation (SAND). In un’intervista al Copenhagen Post datata fine 2020, Strauss osservava come l’impossibilità di prelevare andrebbe a colpire soprattutto le fasce più fragili della popolazione, tra cui i senzatetto e gli anziani. Mentre i secondi restano tendenzialmente meno inclini ad adottare soluzioni di pagamento digitale, per i primi potrebbero presentarsi problemi più strutturali. Strauss sottolinea come, in assenza di sportelli bancari per il prelievo, per i senzatetto sprovvisti di carta di credito diverrebbe impossibile accedere agli schemi di supporto sociale a loro destinati. Il rischio è che alcuni senzatetto possano ricercare contante in altri modi, potenzialmente sfociando nell’illegalità.

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio italiana in Danimarca)

Ultima modifica: Mercoledì 29 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Foment richiede di rafforzare il ruolo della Catalogna e di Barcellona a Madrid

L'Institut d'Estudis Estratègics, think tank di Foment del Treball, pensa alle priorità della nuova legislatura e identifica la fine della crisi come un'opportunità per aumentare "la presenza e l'influenza" della Catalogna e di Barcellona nei centri decisionali di Madrid.

Questa tappa politica coincide con il dispiegamento dei fondi europei, una leva per grandi cambiamenti come: tassazione, sviluppo di infrastrutture chiave in attesa di esecuzione o un maggiore autogoverno e molti altri aspetti fondamentali. Non bisogna non farti trasportare dall'euforia ma restare concentrati sulla meta, poiché anche se si prevede una "vera esplosione economica", "la crescita da sola non risolverà le gravi sfide che ci attendono, che la pandemia ha accelerato".

Fonte: https://bit.ly/2Y2PXlz

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana – Barcellona)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Rafforzamento del provvedimento "Buy American Act"

Il Presidente degli Stati Uniti Biden, facendo seguito all’ordine esecutivo (emanato in occasione del suo insediamento) che rafforzava le disposizioni del "Buy American Act", (legge che obbliga le agenzie federali ad acquistare beni e servizi prodotti negli Stati Uniti), il 30 luglio scorso, tramite una "Notice of Proposed Rulemaking" (NPRM), che apre la possibilità di commenti pubblici, ha annunciato l'intenzione di apportare alcune modifiche al Buy American Act:

1) Innalzare la percentuale del prodotto che deve provenire da aziende americane. Attualmente, per essere acquistato da un'agenzia federale un bene deve essere composto per il 55% da componenti prodotti negli Stati Uniti; la proposta è di alzare la soglia al 65% entro il 2024 e poi al 75% entro il 2029.

2) Adottare prezzi preferenziali per tutti i prodotti e componenti identificati come vitali nella revisione delle "Critical Supply Chains" e nella strategia di tutela e rafforzamento delle catene di approvvigionamento USA in risposta alla pandemia.

3) Implementare nuove regole per la rendicontazione e la verifica della provenienza dei prodotti mirate ad incoraggiare trasparenza e responsabilità da parte delle aziende.


In ogni caso, le suddette disposizioni, qualora approvate, non modificherebbero impegni internazionali già presi dagli USA, né incideranno sulle disposizioni del Trade Agreements Act (TAA), che prevede che prodotti provenienti da "Designated Countries" (tra cui l'Italia) siano trattati alla stessa stregua di quelli americani.

Alla pubblicazione della suddetta Notice, segue un periodo di 60 giorni durante il quale le parti interessate potranno fornire riscontri e commenti sulle misure proposte.

Le aziende italiane interessate a partecipare alla discussione in corso e alla raccolta di commenti pubblici, possono usufruire dell'opportunità di far pervenire commenti alle competenti autorità americane entro il termine del 28 settembre p.v., secondo le indicazioni operative qui di seguito.

Per informazioni di dettaglio: https://bit.ly/38oGqqW  

Eventuali commenti vanno caricati sul sito https://www.regulations.gov entro il 28/9/2021.

 

(Contenuto editoriale a cura della Italy-America Chamber of Commerce of Texas)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Venerdì 3 Settembre 2021

Cina, agevolazioni fiscali per le imprese al fine di agevolare la ripresa economica

A seguito della pandemia da COVID-19, la Cina ha adottato efficaci misure a sostegno della ripresa economica e del miglioramento dell’ambiente imprenditoriale, attestandosi come unico paese ad aver registrato una crescita positiva nel 2020 in termini di investimenti diretti esteri. Questo si è ripetuto nel periodo gennaio-aprile 2021 nel quale è stato registrato un aumento degli investimenti diretti pari al 38.6%, raggiungendo un valore di 397,07 miliardi di yuan.

Tra le strategie portate avanti dalla Repubblica Popolare Cinese per garantire la ripresa del paese, vi è stata l’introduzione di nuove e aggiornate agevolazioni fiscali per i redditi di imprese sia cinesi che straniere operanti in diversi settori, tra cui quello high-tech. Per tali imprese, rispetto alla Corporate Income Tax (i.e. imposta sui redditi delle società) standard del 25%, è, inoltre, prevista la possibilità di ottenere un’ulteriore riduzione fino al 15%.

Un esempio sono i benefici riservati alle imprese presenti nelle province della Cina occidentale e facenti parte di settori come big data, intelligenza artificiale e biomedicina, per i quali è prevista un’aliquota del 15% e l’esenzione da tassazione per le importazioni di attrezzature. Inoltre, le misure relative a tali sgravi fiscali, in scadenza nel 2021, sono state prolungate al 2030.

Per quanto concerne la Cina meridionale, prosegue la linea adottata nel 2020 a seguito della pubblicazione della circolare congiunta (Cai Shui [2020] No.31) del Ministero delle Finanze e della State Taxation Administration, accompagnata dalle linee guida relative ad agevolazioni fiscali nella provincia di Hainan, di recente pubblicazione. A seguito della circolare sono state introdotte politiche fiscali preferenziali per i redditi di persone fisiche e di impresa per la Provincia di Hainan, tra cui un’aliquota sui redditi delle società pari al 15% per le imprese idonee e, se facenti parte del settore del turismo o high-tech della provincia, l’esenzione dall’imposizione sui redditi da investimenti diretti in uscita.

La Cina, inoltre, ha deciso di aumentare l’entità degli sgravi fiscali con riferimento alle spese di ricerca e sviluppo per le imprese nel settore manufatturiero per incentivare l’innovazione sul territorio nazionale e creare un ambiente adatto allo sviluppo dell’industria. Pertanto, saranno previste ulteriori detrazioni fiscali sulle spese di ricerca e sviluppo del settore manifatturiero.

Fonti: https://bit.ly/3zBwTbV; https://bit.ly/3yuVwpu; https://bit.ly/3t3HutW; https://bit.ly/3zySLEW; https://bit.ly/3sZzyd4

  

(Contenuto editoriale a cura della Camera di Commercio Italiana in Cina)

Ultima modifica: Venerdì 3 Settembre 2021
Giovedì 2 Settembre 2021

Brasile: i servizi registrano una crescita del 3,7% a febbraio

Il volume dei servizi nel paese è aumentato del 3,7% nel passaggio da gennaio a febbraio di quest’anno. Questo è stato il nono tasso di crescita consecutivo dell’indicatore, che ha accumulato guadagni del 24% in questo periodo di nove mesi. Il settore ha inoltre superato, per la prima volta, il periodo pre-pandemia, mantenendosi allo 0,9%, sopra il livello di febbraio 2020, nelle serie destagionalizzate. I dati sono stati diffusi oggi (15) dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE).

Nelle altre tipologie di confronto, invece, i servizi sono diminuiti: rispetto a febbraio 2020, senza destagionalizzazione (-2%), accumulati nell’anno (-3,5%) e accumulati in 12 mesi (-8,6%).

I ricavi nominali sono aumentati del 2,8% rispetto a gennaio di quest’anno, ma sono diminuiti dell’1,6% rispetto a febbraio, del 3,4% nel cumulato dell’anno e dell’8,2% nel cumulato di 12 mesi.

L’aumento del 3,7% del volume dei servizi da gennaio a febbraio è stato accompagnato dalle cinque attività censite da IBGE: trasporti, servizi ausiliari di trasporto e posta (4,4%), servizi professionali, amministrativi e complementari (3,3%), forniti alle famiglie (8,8%), altri servizi (4,7%) e informazione e comunicazione (0,1%).

Fonte: https://bit.ly/38mRAwe

 

(Contenuto editoriale a cura della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro)

Ultima modifica: Giovedì 2 Settembre 2021